Marco Visinoni – Teatro Pereyra

by Gianluigi Bodi
Marco Visinoni

Vi sfido a non sentire, dietro alle parole del protagonista, la voce affilata e fredda del buon vecchio Patrick Bateman. Il suo ghigno è comparso più e più volte mentre leggevo le prime pagine di “Teatro Pereyra” di Marco Visinoni. Sto parlando naturalmente del personaggio del libro “American Psyco” di Bret Easton Ellis che qui, almeno per le prime 60 pagine, sembra un nume tutelare per il nostro agente di vendita di una casa farmaceutica che ci accompagna durante la lettura. Poi le loro strade di separano, ma almeno al principio la mania di grandezza, l’esaltazione del potere e del successo, gli eccessi di ogni tipo, la mancanza di una morale rieccheggiano molto forti.

Teatro Pereyra” segue le vicissitudini di un uomo che, per vivere, vende pillole. Pillole che non hanno gli effetti che dovrebbero avere, pillole che non hanno effetti, pillole per le quali sono gli effetti collaterali a essere interessanti. Una sorta di spacciatore legalizzato. Ogni anno, sul palco in cui si premia il migliore tra i migliori, è lui a ricevere il premio. E’ sempre lui a godere dell’invidia degli altri uomini e del desiderio delle donne. Tutto viene aplificato da un farmaco dal nome molto evocativo: Spiral. E’ appunto una spirale discendente quella che siamo chiamati a testimoniare. Pagina dopo pagine quest uomo così lontanto dal politicamente corretto ci accompagna in un viaggio che diventa via via sempre più veloce.

Mentre leggevo continuavo a visualizzare davanti a me la parola “autodistruzione”. Mi chiedevo quale fosse la spinta che può portare una persona a battere la strada percorsa dal nostro protagonista. E’ tutto relativo, penso. C’è molto di quell’uomo in ognuno di noi, c’è un momento in cui la spirale è a portata di mano, ma qualcosa ci impedisce di finirci dentro. Può bastare la nascita di una figlia? Un essere già di per sé vulnerabile? Oppure è un tutto verso l’infinito quello che lo attende?

Domande, un sacco di domande, proprio come è giusto che sia quando leggi una storia che ti appassione. Perché è quello che mi è successo leggendo “Teatro Pereyra”, una storia costellata di personaggi per i quali non ho provato empatia, farcita di situazioni talmente distanti dalla mia esperienza di vita da poterle collocare in un altro universo. Eppure, le pagine scivolano una dietro l’altra e la voglia, o meglio, la necessità di seguire il nostro uomo fino in fondo (fino al fondo) è sempre presente. È sempre presente la domanda (ancora una volta una domanda, ma non è forse questo che dovrebbe fare la letteratura, regalarci domande?): e se fossi io?

Direi che si può dire che il merito di questa facilità di lettura è dato sia dalla storia che riesce ad appassionare, sia dalla penna di Visinoni che, nel caso di “Teatro Pereyra” sa essere affilata e disincantata soprattutto nei momenti in cui il protagonista analizza se stesso e lo fa in maniera spietata, quasi consapevole che a lui non spetta la speranza di una salvezza tardiva. Si considera un ingranaggio (magari il più importante), all’interno di un meccanismo tragico e immorale. Molto bello anche il montaggio sincopato, capitoletti brevi che assomigliano a fotografie gettate su un tavolo, legate da un filo conduttore che sfida l’ordine cronologico e che invece abbraccia il senso stesso del raccontare.

Di Marco Visinoni avevo giù letto il precendete “Il caso letterario dell’anno” che aveva toni diversi ma nel quale riesco a percepire i punti in comune con “Teatro Pereyra”. In fondo, se vogliamo semplifare, in entrambi i casi si trattava di seguire un viaggio.

È nato a Iseo e vive a Bologna. Ha esordito con il romanzo Macabre danze di sagome bianche (Miraviglia Editore, 2007) proseguendo con la raccolta di racconti Apocalypse Wow (Unibook, 2009) e il manuale di promozione letteraria Come diventare uno scrittore di successo (La Linea, 2012). Con Arkadia Editore ha pubblicato Il caso letterario dell’anno (2018).

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