La leggenda del grande inquisitore

by senzaudio

“non voglio sapere se Tu sia Lui o soltanto una Sua apparenza, ma domani stesso io Ti condannerò e Ti farò ardere sul rogo, come il peggiore degli eretici, e quello stesso popolo che oggi baciava i Tuoi piedi si slancerà domani, a un mio cenno, ad attizzare il Tuo rogo”

Molti di noi sono andati almeno una volta a messa e hanno sentito questa frase: “e si compia la beata speranza, e venga il nostro salvatore Gesù Cristo”. Bene, vi siete mai chiesti cosa succederebbe se tale beata speranza si compiesse davvero? La più  straordinaria rilfessione sull’argomento è la “Leggenda del Grande Inquisitore”. Non ha alcuna utilità che in un blog di letteratura io mi metta a fare un riassunto o una recensione di uno scritto fondamentale e decisivo per intere generazioni di autori. E allora perché parlarne? Perché occuparsi oggi di un argomento su cui si possono dire solo banalità col rischio di sconfinare nella blasfemia?  Quello che mi sento di fare è raccontarvi il mio incontro con questo scritto e il percorso che, ancora oggi, di tanto in tanto facciamo assieme.

I libri sono viaggi verso luoghi dell’ anima spesso poco noti. E, come tutti i luoghi, in alcuni ci sentiamo a nostro agio, come a casa nostra, fin dalla prima volta che li visitiamo; in altri sempre stranieri come ospiti indesiderati. Per me il grande inquisitore è il testo dentro il quale mi sono sentito a casa.

L’ ho incontrato la prima volta durante quella pioggia di meteoriti chiamata adolescenza, quando cioè da certi scritti si è attratti per forza, anche se bisognerebbe tenersene lontani. Forse si è attratti proprio perché bisognerebbe starne alla larga. Dovrei dire che fin da subito la prosa mi ha affascinato e la potenza immaginifica dell’autore mi ha catturato; invece no. È stato più come un morso o un’ustione: all’inizio non si sente niente, poi arriva tutto assieme l’effetto; come il classico pugno allo stomaci che per prima cosa toglie l’aria e che in seguito ci costringe a inalarne di più e più in fretta.

E così,  anche a distanza di molti anni immagino il dialogo tra l’inquisitore e Gesù,  lo penso ai nostri giorni, mi immagino di assistervi e non posso non provare un turbamento senza pari. Che fine farebbe oggi Gesù in carne ed ossa? Potrebbe ancora incarnare dei valori definitivi in un’epoca in cui si è disposti a credere a tutto, purché questo tutto si consumi e passi in fretta?
I valori ormai sono ridotti a brandelli, a brevi istanti di celebrità (alcuni durano molto meno di un quarto d’ora), a spot di cui ci si dimentica e che magari tornano in mente anni dopo in qualche operazione nostalgia. È anche per questo che un testo come il Grande Inquisitore va proposto, conosciuto, difeso; va anche aggredito, colpito, azzannato e scagliato con forza a terra: solo così il  messaggio che porta acquisisce ancora più terreno, si propaga come un’alba e illumina le nostre coscienze, sempre più soffocate dallo smog e infettate dalla fretta.

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