Home Inchiostro - Recensioni di libri indipendenti e non. L’avventurosa storia dell’uzbeko muto – Luis Sepúlveda

L’avventurosa storia dell’uzbeko muto – Luis Sepúlveda

by senzaudio

Ci sono momenti storici in cui essere giovani non implica solamente il complesso passaggio all’età adulta ma anche un’attiva partecipazione alla vita politica del proprio paese. Negli anni settanta il Cile viveva uno dei più complicati momenti della sua storia, una transazione violenta tra due forze politiche opposte che puntavano ad annullarsi a vicenda. Luis Sepúlveda ne L’avventurosa storia dell’uzbeko muto, attraverso nove intensi racconti, ricostruisce uno spaccato di quegli anni. Ideali, umanità e una buona dose di coraggio emergeranno grazie a dei protagonisti che vogliono cambiare il mondo senza limitarsi ad occuparne il suolo. Si sentono parte in causa della loro esistenza e in prima linea per poter aiutare il proprio paese a non soccombere. Nei loro intenti sapranno essere genuini e puri, e questo porterà anche a situazioni tragicomiche e quasi surreali. Si narra di paesi lontani come il Vietnam, la Corea del Nord e il Nicaragua. Si parla di ragazzi pieni di ideali, pronti a far esplodere simboli del capitalismo, di rapine fatte con cortesia che riescono a persino a far sorridere, di armi rubate che diventano il fulcro di alcune situazioni surreali e divertenti, e di un uzbeko muto che non è né uzbeko né muto ma è uno studente peruviano che dopo aver vinto una borsa di studio all’Università Lomonosov, viene attratto dalla bellezza della Patria del Socialismo ma ne rimarrà imprigionato. Non si ride solamente, Sepúlveda riesce ancora una volta a far riflettere e commuovere parlando, tra le altre cose, anche della morte del Che e di quella di un condor che aveva lo stesso soprannome del guerrigliero argentino e lo stesso spirito libero. In tutte queste storie è l’umanità di donne e uomini ad emozionare, come nell’ultimo racconto dove si partirà per la Svezia in cerca del figlio di un uomo di cui non si conosce il nome, morto in battaglia, per restituirgli un orologio che gli spetta di diritto.
La traduzione è affidata alla fedelissima Ilide Carmignani che, come di consueto, mantiene intatto lo stile di Sepúlveda e riesce nel difficile compito di far comprendere alcune sfumature della cultura cilena senza snaturarne il senso.
Luis Sepúlveda dimostra ancora una volta di essere uno dei maestri della letteratura contemporanea, regalandoci un ritratto intimo di un passato recente e sono gli esseri umani con i loro pregi e difetti a rendere il mondo un posto terribilmente incasinato e per questo estremamente magico e unico.

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