La ragazza senz’anima

by Angelo Orlando Meloni

Romanzone uscito in Italia con qualche anno di ritardo, La ragazza meccanica di Paolo Bacigalupi (Wind up girl, Night Shade Books, 2009) è stato un successo in patria, negli Stati Uniti, dove ha stravinto premi su premi, compreso un epico triplete Hugo-Nebula-Locus, ed è stato tradotto in mezzo mondo prima di piazzarsi nei nostri scaffali (Multiplayer edizioni, traduzione di Massimo Gardella). Ma non lasciamoci ingannare dal nome dell’autore e freniamo da subito l’orgoglio patriottardo. Come ho letto in un’intervista che troverete facilmente distendendo i vostri ditini sulla barra di Google, Paolo Bacigalupi si chiama così in onore di un avo italiano, ma il suo legame con lo Stivale si ferma qui. A quest’omonimo antenato, a questo signor Paolo che ebbe ad avventurarsi molti, troppi anni fa perché i nostri cuori possano oggi sussultare al ritmo del canone inverso “italiano vero/fuga di cervelli”. Poi è chiaro che se gli chiederanno mai cosa pensa dell’Italia, anche il bravissimo Paolo Bacigalupi dirà che “si mangia bene” e altre cose del genere, ma chi si sognerebbe di dire il contrario? Più difficile immaginare cosa potrebbe rispondere invece se qualcuno gli chiedesse quali sono i suoi autori di fantascienza italiana preferiti (anche non di fantascienza). Io risponderei citando un’opera firmata da autori vari e intitolata Costituzione, ma questa è ovviamente un’altra storia, dal finale mesto e imprevedibile.

 La storia di cui sto parlando, invece, si discosta dalle distopie pomicion-concentrazionarie che fanno il verso al Grande Fratello (mi riferisco allo show) e che vanno per la maggiore tra i bimbi-minkia e non solo, ed è stata definita di genere biopunk (qualunque cosa ciò significhi). La ragazza meccanica è un guazzabuglio nel quale mi sono immerso ogni sera, a tarda sera, per molti giorni, giorni lunghissimi alla fine dei quali sarebbe stato sconsigliabile consegnarmi la valigetta con il pulsante rosso. Un guazzabuglio da cui ho estratto, procedendo con disordine esemplificativo: una specie di mega elefantone geneticamente modificato che gli uomini del (prossimo) futuro useranno per mandare avanti la baracca; il petrolio è quasi completamente finito; fantasmi; epidemie incontrollabili; tailandesi autarchici; innalzamento del livello del mare; predoni delle multinazionali che vogliono appropriarsi dei tesoretti di biodiversità; ministero del libero mercato vs ministero del non libero mercato; un eroe vero, Jaidee, tigre senza macchia e senza paura; avidi gringos; gli stregatti, felini mutati che hanno soppiantato Fuffi & co. e sono diventati più infestanti dei colombi; uno scienziato pazzo in carrozzella; e infine, signore e signori, niente meno che… Battle Angel Alita.

 Va bene, lo so, cioè… non Alita-Alita, anche perché si chiama Emiko e per metà libro non so più quanti personaggi e in quanti dialoghi diranno a voce alta che la ragazza meccanica non è un modello da guerra. Ma tant’è, resta il fatto che Emiko, seppure non sia un modello da guerra, quando si deciderà a menare… be’, cosa sia capace di fare lo scoprirete immergendovi nella lettura del guazzabuglio. Di tutta questa cacca post-apocalittico-qualcosa che l’autore si è divertito a scagliare nel ventilatore per vedere l’effetto che fa. Se è vero che la fantascienza non si valuta sulla sua capacità predittiva, ma anche e soprattutto sulla sua capacità esplorativa, allora questo romanzo dal ritmo deciso, che forse non definirei un capolavoro, e al netto dei refusi (lo so, è poco sportivo farlo notare, ma sono troppi), riesce a esplorare un’ampia sezione dell’inconscio e delle paure contemporanee. E dove riesce davvero a librarsi, per un attimo ma dannazione se ce la fa, è quando scopriamo che le neo persone come Emiko non hanno anima. Per meglio dire, non possono averla secondo i dettami delle religioni convenzionali e gli intendimenti degli ottusi. Ma se l’anima esistesse, se fosse essa a renderci “umani”, cosa potrebbe farsene d’un’anima una ragazza meccanica come Emiko, che di noi miseri uomini ha sperimentato solo l’odio, il sadismo e la brutalità?

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