La conferenza – Lydie Salvayre

by Claudio Della Pietà
Lydie Salvayre

“Allontana da te il dolore che produce pensieri cattivi…”

In questi tempi che siamo abituati a definire moderni, ma sono certo non sia la definizione giusta, si è diffusa una parola e con essa è nato un mondo, si sono sviluppate piccole e grandi attività economiche. La parola è “Comunicazione” realtà, vocabolo, situazione che nel libro di cui racconterò in questa recensione, è considerata quale “immondo letamaio” e ad essa si contrappone, si preferisce, il candido giglio dell’anima: la “Conversazione”.

Prehistorica Editore presenterà con grande entusiasmo, al mio Festival del libro preferito, “Pordenone Legge 2023”, la pubblicazione di una brava e pluripremiata scrittrice francese, Lydie Salvayre e il suo romanzo “La conferenza”.

Leggendo questo curioso, melanconico, interessantissimo, esilarante, provocatorio ma rasserenante scritto, partecipiamo veramente ad una conferenza, a distanza come in questi tempi grazie alle tecnologie, ma alzando ogni tanto gli occhi per guardare davanti a noi, verso una cattedra immaginata, per verificare se chi parla è il protagonista o è proprio la nostra amata scrittrice.

Nelle dense pagine, raccolte nel libro confezionato meravigliosamente dagli amici di Prehistorica, il protagonista recentemente rimasto vedovo, tiene una conferenza sulla conversazione, esordendo convinto che sia una specialità francese, ma soprattutto con una grande preoccupazione:

“La mediocrità, signore e signori, si sta internazionalizzando (io modestamente lo dico da anni – licenza poetica). Da un capo all’altro del pianeta si sentono gli stessi discorsi. Poveri per partito preso. E insulsi da far schifo. La conversazione è in declino. – Viviamo senza parlare e presto vivremo senza vivere.”

La conferenza prevede tre atti: nel primo si espongono i vantaggi della conversazione, nel secondo le condizioni necessarie all’esistenza e all’efficacia di una buona conversazione, per concludere nel terzo con la presentazione e l’analisi di alcuni tipi di conversazione scelti dal conferenziere.

E’ difficile abbandonare la lettura una volta iniziata, anche solo per riprenderla dopo poche ore, o dopo aver risposto ad una telefonata, perché la dialettica affabulatoria del nostro protagonista, che poi è una cosa sola con lo stile dell’autrice, ci tiene incollati alle pagine come allo schermo di un cinema immaginario. Ascoltiamo una conferenza che tutto emana fuorché la pesantezza e fatica di eventi che siamo abituati a chiamare con quel nome (La conferenza sulla vita dei bachi da seta, o la conferenza sugli effetti dell’inflazione in un sistema economico invaso dalla cripto-valute). La schematizzazione del narrato è solo un’informazione che riporto per una prima conoscenza, ma è attraversata da una catena di considerazioni così belle, così chiare, così pungenti e talvolta esilaranti che donano a questo testo una rara bellezza, e un senso di speranza ci avvolge leggendolo.

“Troppe precauzioni…sono come una museruola, soffocano la mente e ci spingono a dire banalità. Peggio, possono portarci a cancellare, per meglio dire, ad annullare noi stessi di fronte alla mediocrità…Ebbene, questa è la cosa più importante di tutte: per quanto sia fondamentale dire civilmente quel che si pensa, è altrettanto fondamentale dirlo con sufficiente chiarezza.”

Anche se scoprirete ascoltando il conferenziere, “che il silenzio è l’anima della conversazione”. La storia personale del protagonista è pervasa dal silenzio da quando la moglie non c’è più, fisicamente, ma lui si rivolge a Lucienne costantemente, soprattutto durante la conferenza, e da lei trae spunti, trae sostegno, con lei si confronta pensando alla vita insieme. Mi immagino due sedie sul palco da cui parla, una vuota. Ma lui non è triste, e come spesso accade, è chi sta male ad incoraggiare chi sta bene.

“Come avrete ormai capito, signore e signori, il vero conversatore è l’artista, l’illuminato, il solitario, è colui che non fa appello a nessun maestro, non si inchina davanti a niente e non trae se non da sé stesso l’autorevolezza di ciò che dice. È libero, fraterno, misericordioso, per niente gretto, che altro?, ha cervello da vendere, è amante della bellezza, simpaticissimo e via dicendo. Il vero conversatore, in una parola, sono io. Inutile nasconderlo oltre.”

E io aggiungo: “La conferenza” è un libro originale, accattivante, da leggere e subito rileggere e rileggere ancora.

Buona lettura.

Claudio Della Pietà

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