Javier Montes – Vita d’albergo

by Gianluigi Bodi
Javier Montes

Non so di preciso per quale motivo mi sia saltato in testa questo pensiero, ma mentre leggevo il libro di Javier Montes, “Vita d’albergo” mi sono detto che qualsiasi argomento era un argomento buono per scriverci su un romanzo. Si può scrivere di tutto, ho pensato.

Il fatto è che il protagonista di questo libro come lavoro si occupa di recensioni. E già questo particolare me lo rende simpatico. Lui però si occupa di recensire gli alberghi. La sua vita è scandita da brevi viaggi e brevi soggiorni. Arriva in un albergo, entra nella stanza, sfrutta alcuni dei servizi messi a sua disposizione dalla struttura, osserva le stanze, le terrazze, le saune, tutto quello di cui è composto l’hotel e poi ne scrive su un giornale. La sua rubrica ha un buon seguito e anche se lui non usa mai il vero nome, ma uno pseudonimo, ogni tanto gli arrivano messaggi di fan che apprezzano la sua opera. Certo, come dice lui, non è difficile essere il migliore in un lavoro in cui la concorrenza è minima. Un giorno accetta di andare a dare un’occhiata ad un vecchio hotel ristrutturato nella città in cui vive. Normalmente non lo farebbe mai, ma ci sono alcuni ricordi dell’infanzia che lo portano ad accettare. Per un errore della reception entra nella stanza sbagliata e lì vede una scena che lo lascia senza parole. Su un letto sfatto c’è un ragazzo nudo, una ragazza altrettanto svestita e sente la voce di un uomo. Cosa diavolo sta succedendo? L’intrigo peggiora quando subentra anche un’altra presenza. Una donna affascinante che gli racconta il significato di ciò che ha visto nella stanza.

Il nostro narratore, nascosto a noi da un doppio anonimato, negli anni ha creato una vita parallela. Le due vite sembrano funzionare bene una staccata dall’altra. In una viaggia con lo pseudonimo, recensisce e racconta. Nell’altra lui esiste come persona, ma di quella vita non ne sappiamo molto e non sembra che lui sia interessato a raccontarci poi molto. Poi l’incontro con la bella donna misteriosa crea una frattura in cui i due mondi vengono a contatto e la struttura creata con tanta abilità dal narratore crolla. Si vedono le crepe.

Javier Montes è molto bravo a creare un mondo quasi onirico. Quel mondo fatto di instanti separati dalla vita che ognuno di noi incontra quando soggiorna in un albergo. Un luogo di passaggio in cui, per pochissime ore, tendiamo a non essere più nemmeno noi stessi. Quella raccontata in “Vite d’albergo” è una storia che affronta la questione dell’identità. Chi siamo o chi pensiamo di essere? Chi abbiamo deciso di diventare e chi invece avremmo dovuto essere? Perché in fin dei conti pensiamo di conoscerci solo finché camminiamo su un terreno familiare, ma appena messo piede fuori dal nostro habitat le nostre reazioni potrebbero sorprenderci.

La traduzione di questo libro è opera di Loris Tassi.


Javier Montes (Madrid, 1976) ha vinto nel 2007 il premio Anagrama per il saggio La ceremonia del porno, scritto a quattro mani con Andrés Barba e, nello stesso anno, il premio José María de Pereda per il suo romanzo d’esordio, Los penúltimos. Collabora con diverse testate spagnole e americane, come ABC, El País, Revista de Occidente, Letras Libres, ARTnews, The Brooklyn Rail e Literary Hub. Nel 2010 è stato inserito dalla rivista Granta nella sua selezione dei migliori giovani scrittori di lingua spagnola. Vita d’albergo, suo terzo romanzo, è stato pubblicato anche in Gran Bretagna e negli Stati Uniti.

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