Me lo sono sempre chiesto. Perchè l’Italia, quando si trova ad affrontare squadre minori del panorama europeo, non si lascia andare alle larghe goleade? Mi incuriosiva molto la partita di ieri sera contro San Marino, i simpatici dilettanti (perchè questo sono, nessuno se la prenda) ultimi nel ranking UEFA e sparring partner nelle qualificazioni dove, ad ogni partita, beccano quantomeno 6-7 gol da chiunque. Chissà, magari a Bologna gli azzurri di Prandelli si svegliano e ne fanno 8.
No, niente di tutto questo. 4-0, ok, ma il primo gol arriva dopo mezz’ora. Un po’ pochino, considerando che le altre grandi nazionali europee, quando hanno avuto di fronte San Marino, ne hanno fatti 10 (Polonia ’09), 11 (Olanda ’11) o addirittura 13 (Germania ’06). Cosa blocca la nazionale italiana, da sempre frenata in questi casi? Problema di mentalità, quella che fa si che due squadre già salve in campionato si lascino andare ad uno scialbo 0-0? O quella ‘pietà’, quella voglia di non infierire che solo l’Udinese, nello 0-7 di Palermo, non mise in mostra? Una mentalità perdente, secondo me.
Non bisognerebbe mai smettere di giocare, non bisognerebbe mai mettere da parte l’impegno: per la maglia, per i tifosi, per il proprio paese. Certo, ma c’è una obiezione grandissima. L’Italia è l’Italia. Siamo la nazionale che ha fatto 2-1 con la Moldavia, 2-1 (poi 3-1 e 1-0) con le Far Oer (da Campione del Mondo, peraltro), per concludere con un doppio 2-0 contro Malta. Squadre di livello di molto inferiore agli standard del campionato italiano (si parla di bassa B se non addirittura LegaPro). Carenza di gol, carenza di motivazioni.
Aspetto la prova del 12 giugno, contro Haiti. Magari, in occasione della Confederations Cup, i ragazzi si danno una mossa e si tolgono da dosso la nomea di squadra allergica alle goleade. Oppure sarà un inglesissimo 2-0, un gol per tempo e (tanti) sbadigli a centrocampo.
