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(In)visibili di Ivan Baidak – Les Flaneurs

by Gianluigi Bodi
Ivan Baidak

Durante lo scorso anno, in preda a un raptus di curiosità e, immagino, di sconforto per come stavano andando certe cose, ho aperto un account TikTok. Sapete tutti come funziona la forza degli algoritmi, guardi un video di cucina thailandese e poi l’uomo dell’algoritimo ti propone solo video di cucina thailandese. Per quelli che sono i miei gusti, al momento, cinema, cucina, libri e sport sono il novanta per cento dei video che vedo scorrere. Ma…un giorno mi è capitato il video di una ragazza, giovane, forse sui 20 anni, molto carina e, incapace di stare immobile. Mi sono fermato a guardarla e ho notato subito che c’era qualcosa di strano nei suoi movimenti, erano sì imprevedibili nel pattern generale, ma erano sempre gli stessi, ripetuti in ordine casuale. E, oltre ai movimenti, la ragazza pronunciava suoni e parole (spesso offese) che rompevano in continuazione il discorso che stava cercando di portare avanti. Ho scoperto che la ragazza soffriva della sindrome di Tourette, un disturbo che porta chi ne soffre ad avere tic fisici e verbali che non può controllare, anzi, più cerca di controllarli e peggio è. Ho poi ricordato che, da piccolo, un amico di famiglia soffriva di tic simili, per lo più fisici e quelli verbali erano pure emissioni di suono che spezzavano di colpo il silenzio. Era quello di Tourette il mondo in cui viveva?

Ivan Baidak soffre della sindrome di Tourette e ci mostra uno spaccato della sua vita attraverso un alter ego di nome Adam.

La storia raccontata da Baidak in (In)visibili è quella di quattro persone che, a causa dei loro problemi fisici, vengono percepite come diverse. C’è appunto Adam, un grafico freelance tempestato di tic, c’è Eva che soffre di una grave forma di vitiligine in tutto il corpo, c’è Marta che prima lavorava in televisione e ora si trova costretta a comprarsi una parrucca per nascondere i danni dell’alopecia e c’è Anna che ha un emangioma sul viso, una sorta di palla di grasso attaccata al volto. Questi personaggi sono persona che vengono guardate con sospetto, adittate, spesso vengono denigrate e prese in giro perché la loro estetica è una deviazione da ciò che crediamo essere normale e tutto cò che esce dalla normalità viene visto con enorme sospetto.

I quattro decidono di andare a vivere assieme, forse un po’ per scongiurare gli effetti della solitudine, forse per creare un gruppo di supporto allo scopo di riuscire a raggiungere la meta.
Ecco, la meta, mi sono chiesto fin da subito quale potesse essere l’obiettivo di questi quattro ragazzi. Non so se la mia conclusione corrisponde al messaggio lasciato da Baidak, ma per quel che mi riguarda (In)visibi racconta del percorso che le persone fanno non per essere accettate, ma per accettare se stesse e per accettare anche che gli altri possono essere meschini. I quattro protagonisti, alla fine di un lungo percorsono, arrivano al punto di non essere più in balia dello sguardo degli altri, hanno avuto la forza di crearsi una corazza e di definire se stessi anche in relazione ai disturbi che hanno.

(In)visibili è un romanzo che procede a capitoli staccati tra loro, ogni capito pone il focus su un personaggio, ma il senso ultimo è quello di un cammino comune che porta a quello che non posso che considerare un lieto fine.

Baidak scrive una storia molto personale e non scade mai nel vittimismo, vuole forse mostrare una porzione di mondo a cui noi non prestiamo mai molta attenzione e lo fa con una scrittura semplice e lineare perché non servono grandi giri di parole per raccontare una storia come questa. Il romanzo è breve, ma molto denso, al punto che ogni capitolo pone delle riflessioni non solo sui disturbi dei protagonisti, ma più in generale su cosa significhi sentirsi accettato dal prossimo e accettare se stessi.

Ivan Baidak (nato nel 1990 in Ucraina) è uno scrittore audace e prolifico. La sua opera narrativa d’esordio, Personally Me Personally for You (2013), è diventata un bestseller anche grazie alle eccellenti recensioni critiche. (In)visible, il suo romanzo sociale sull’inclusione, è stato riconosciuto nel 2020 da PEN Ucraina come miglior libro dell’anno. Ha vissuto in diversi luoghi in tutto il mondo, tra cui Polonia, Austria, Messico, Stati Uniti e Canada. I suoi romanzi hanno ispirato uno spettacolo teatrale e alcune mostre d’arte, inoltre sono stati tradotti in inglese, tedesco, serbo, polacco e spagnolo e presentati all’interno di diversi festival letterari europei.

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