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Il caso Bracco – Francesco Soverina – Una recensione Senzaudio

by senzaudio
Il caso Bracco

Il caso Bracco, dello storico Soverina, risveglia e rivela una realtà ai più totalmente sconosciuta ma soprattutto sommersa. Un pò per indifferenza, un pò, magari, per disinteresse. A mio avviso, il saggio dell’autore meritava più pagine, una maggiore resocontazione del trascorso del drammaturgo, del poeta dialettale, del critico, del novelliere napoletano.

Checché breve il saggio, Soverina offre al suo lettore una dirompente curiosità, fortissimi stimoli, che lo portano, inevitabilmente e con avidità, a documentarsi su Roberto Bracco che ebbe una fama universale ovunque, in Austria, in Francia, in Russia, nei paesi scandinavi,  fuorché in Italia, anzi qui, da noi, lo troviamo irriso, bistrattato, semplice epigono di Ibsen.

Per quale motivo?

Soverina lo spiega e informa.

Uno dei motivi era l’incalzante e ingordo nazionalismo che stava assumendo posizioni sempre più degenerative in Europa, tanto da aprire le porte, al suon di fanfare, al fascismo.

Gli intellettuali che si sono adeguati, tesserati al Pnf, hanno avuto vita facile, molti, tra cui, Pirandello, sono addirituttura stati sovvenzionati, con ingenti somme, dal duce, per la rappresentazione delle loro opere. Bracco era un’antifascista, un pacifista, non solo non aveva firmato la fedeltà al partito fascista, ma si era rifiutato altresì di sottoscrivere, su invito di Marinetti, il Manifesto Futurista perché riteneva il docuemento misogino, guerrafondaio, sciovinista.

Ci sono molti elementi per cui indignarsi, leggendo il saggio, il Caso Bracco; uno fra i tanti, infatti, è rappresentato dall’esclusione del drammaturgo, nel 1926, dal conferimento del premio Nobel. Sebbene la candidatura fosse stata sottoscritta da scrittori scandinavi, suoi estimatori, sarebbe stata necessaria la sottoscrizione di un membro di un’accademia del paese del candidato. Non vi fu alcuna sottoscrizione perché non era consentito appoggiare un artista non allineato all’ideologia.  Per ben quattro volte è stato canditato al Nobel. Quello stesso anno, il ’26, il Nobel fu vinto invece da un’artista nera ben inserita: Grazia Deledda.

Il destino ha disgraziatamente voluto che, dopo che l’Italia e l’Europa siano state liberate dal giogo nazi-fascista, il nostro Bracco non abbia ricevuto alcun tributo, se non trascurabili commemorazioni.

A questo punto è doveroso un invito e un ringraziamento, l’invito, è quello di leggere questo breve saggio che non può non colmare molte lacune, il ringraziamento sincero, invece, all’autore che si è prodigato a riportarlo in auge.

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