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Social network, prima di tutto la spettacolarizzazione della privacy

by senzaudio

Una volta, quando il sottoscritto compiva 18 anni (adesso ne ho 40 e mezzo), non esisteva né Facebook,  né Twitter,  né Instagram e altri social network che, devo ammetterlo, stanno trasformando la vita di ognuno di noi in una raccolta di stati personali, foto con sorrisi “veri” quanto una banconota da 7 euro che superano di gran lunga quelli genuini e spontanei, frasi poetiche e altro. Una persona poteva tranquillamente andare al parco, festeggiare tutti i compleanni che desiderava, cenare con quantità di cibo estese da Trieste in giù e via dicendo. La nascita dei social, però, ha cambiato il modo di vivere tranquillamente la vita quotidiana. Non voglio fare polemica, anche perché non mi si addice la parte di quello che scrive così, tanto per, senza un minimo di raziocinio, ma devo ammettere (e sono già due volte) che anche una normalissima conoscenza tra un ragazzo e una ragazza è diventata l’occasione per immortalare la flora e la fauna. Mi spiego meglio: che senso ha far sapere, a tutto il mondo, l’ebbrezza di un bacio, di un abbraccio? Intendiamoci, non è un problema grave, nel mondo esistono grane peggiori, figuriamoci se dobbiamo fossilizzarci sul triangolo della discordia sensazioni-pc-social, ma non condivido la voglia di far sapere alla zia che sta in Australia, all’anziana donna “pettegola”, le emozioni che si provano con il rispettivo partner.

E’ una sorta di “spettacolarizzazione della privacy” che tutti, anche i più piccini, intendono emulare nei prossimi anni. Intendere è il giusto verbo da usare in questa occasione, per questo articolo che sto scrivendo in una grigia serata di “Pasquetta”, pensando e ripensando a quanto sia cambiata la prospettiva di godersi un film al cinema con un amico/a, fidanzato/a (per esempio), non abbandonando, tuttavia, la voglia di scrivere stati “facebookiani” per far sapere al mondo intero l’evolversi della serata. Secondo me, tra pochi giorni, mesi, anni (comunque è questione di tempo) potremmo assistere a dialoghi “tristi”, privi di contenuti e squallidi, dove le parole sarebbero queste: “Ti amo. Ah, no scusa, non avevo guardato bene le foto di oggi pomeriggio”o “Che si fa domani? Però, se dovessimo uscire, immortaliamoci perbene”. Ancorchè, purtroppo, non è finita qui: c’è chi tratta fatti reconditi, “espandendo” i propri problemi, le proprie idee a persone che con loro non hanno a che fare, insomma sono estranee.  Tutto questo accade con buona pace dell’intimità che, ancora una volta, perde inesorabilmente senza che nessuno faccia qualcosa.

Ps: Ognuno, lo metto per iscritto, può vivere come meglio crede, scattando tutte le foto che vuole, scambiandosi “Ti amo” un centinaio di volte, ma non ditelo a Mauro Icardi e Wanda Nara. Contro di loro chiunque perderebbe. Il motivo? Tutti usano i social, ma sarebbe bene farne buon uso e non un abuso.

@MatBrancati

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