Home Inchiostro - Recensioni di libri indipendenti e non. I giorni e gli anni (III) – Uwe Johnson

Paratesto:

Troviamoci. Troviamoci prima o poi. Troviamoci a metà strada, tra Berlino e Parigi, tra Kreuzberg e Belleville. Troviamoci a Kreuzeville. Con me ci sarà uno che non conosci. Un signore dal profilo disegnato dal vento, dai capelli biondi sparati verso il cielo, dagli occhiali fusi con il viso, dal mento slanciato verso il basso. Lo riconoscerai subito, è quello che fuma la pipa.

Testo:

orma

Un lettore onesto dovrebbe sempre ammettere quando un libro l’ha sconfitto. Quando una lettura lo ha impegnato talmente tanto da metterlo a tappeto per giorni, magari settimane. Io ammetto la mia debacle. “I giorni e gli anni” di Uwe Johnson mi ha messo al tappeto peggio di quanto mi fosse mai capitato. Ed è successo perché è un libro splendido del quale ho faticato a sentirmi degno.
Non ci vuole molto a rendesti conto dell’opera che si tiene per le mani. Bastano poche righe. La cura nella scelta delle parole, la narrazione frammentaria che lentamente porta sempre più in profondità e ti fa affogare nel mondo di Gesine e Marie è folgorante.
Lo stile di Uwe Johnson è incredibile. Un continuo rimando tra il passato di Gesine  che si svolge durante la seconda guerra mondiale e il presente Newyorkese del 1968 in cui il libro prende vita. Gesine, attraverso il racconto dei ricordi d’infanzia instaura un dialogo con la figlia Marie che può capire solo in parte ciò che ha fatto della madre la persona che è diventata. Marie diventa lo specchio attraverso il quale Gesine cerca di comprendere sé stessa. E’ una storia profonda, fatta di un presente che è completamente diverso dal passato e che ha comunque bisogno del passato come chiave di lettura.
La scrittura di Uwe è un continuo scoppiare di fuochi d’artificio, non appena uno sta per affievolire ecco che ne viene sparato un altro e la luce che se ne ricava viene propagata a trecentosessanta gradi.
“I giorni e gli anni” è un libro molto impegnativo. Leggerlo per puro riempitivo è inconcepibile. Sarebbe un’offesa nei confronti dell’opera e una perdita di tempo per voi perché non riuscireste ad entrare nel mondo di Gesine Cresspahl. “I giorni e gli anni” merita di essere letto con lentezza, con lentezza entrerà dentro di voi e non vi abbandonerà più.

Contesto:

Uwe JohnsonUwe Johnson è stato uno scrittore tedesco che ha vissuto tra il 1934 e il 1984. Per qualche anno ha vissuto a New York all’indirizzo in cui si compie il destino di Gesine Cresspahl. “I giorni e gli anni” è la sua opera più imponente. Ogni capitolo descrive un giorno dell’anno a partire dal 21 agosto 1967 fino al 20 agosto 1968 data che ha visto la fine della primavera di Praga con l’invasione dei russi. Il terzo volume della tetralogia racconta un periodo che va dal 20 aprile 1968 al 19 giugno 1968. Di fronte a opere simili mi piacerebbe poter entrare nella mente di chi le ha scritte per capire quale forza propulsiva riesca a mantenere inalterata la forza della fiamma dell’ispirazione.

La casa editrice che si è gettata a capofitto in questa impresa è la L’Orma Editore. Ora, dovete sapere che il volume di cui vi ho parlato è solo il terzo di una tetralogia. I primi due volumi sono già stati pubblicati parecchi anni fa. L’Orma ora riprende il lavoro da dove era stato interrotto pubblicando il terzo e il quarto volume. Ovviamente, siccome ai tipi di L’Orma non piace lasciare le cose a metà hanno deciso di andare a riprendersi i primi due volumi e ripubblicare quindi l’opera in tutta la sua interezza. Imprese così coraggiose meritano di essere premiate. “I giorni e gli anni” è pubblicato nella collana Kreuzville Aleph* (sorella maggiore della Kreuzville, la collana di letteratura tedesca e francese del ventunesimo secolo).

* sì, Aleph è un rimando a Borges.

La traduzione di questo capolavoro della letteratura mondiale è stata affidata nelle mani di Nicola Pasqualetti e Delia Angiolini, e non intendo dire solo il terzo volume, tutta l’opera è passata nelle loro mani. Non appena inizierete a leggere le prime righe del testo vi renderete subito conto di quale enorme lavoro e di che passione travolgente debbano aver messo su questo testo. Se “I giorni e gli anni” ha la capacità di detonare all’interno della vostra anima gran parte del merito va data a loro. Io ho un profondo rispetto per i traduttori perché so quanta fatica c’è nel compito che si sono scelti, il mio rispetto accresce quando ci si mette di mezzo il tedesco, una lingua con cui ho sempre bisticciato.

Una nota di merito alla copertina e al progetto grafico di Antonio Almeida. Colore, caratteri, il ritaglio di giornale e il profilo stilizzato di Uwe Johnson contribuiscono a fare della copertina una perfetta porta d’entrata in un mondo che vi ammalierà.

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