Haroldo Conti – Sudeste

by Gianluigi Bodi
Haroldo Conti

Così lontano eppure così vicina la foce del Paranà. Cosi impensabile eppure così simile a territori e panorami che ho vissuto durante la mia infanzia. Quella laguna che con la pioggia lasciava intravede dei canneti selvatici e portava alla luce vie da percorrere. Quella laguna che in alcuni punti sembrava non finire mai. Ho sentito che qualcuno si è perso, qualcuno non ha mai fatto ritorno a casa. Ricordo che una notte, con la nebbia che non ci lasciava vedere al di là del nostro naso, delle voci fendevano la laguna in cerca di qualcuno che non si trovava. Non ho mai saputo se quel nome urlato sia mai tornato a casa.

Ecco le suggestioni messe in modo dalla lettura di “Sudeste” di Haroldo Conti. Uno scrittore con una storia tragica di cui non mi va di parlare qui, ma che troverete descritta nelle note biografiche. Un libro che non racconta semplicemente la storia di alcune persone. Il Boga, il vecchio, la vecchia, la Bionda e tutti gli altri sono personaggi speciali, ma il loro essere dipende dalla terra (o meglio dall’acqua) che Haroldo Conti descrive. Raramente mi è capitato come questa volta di sentirmi completamente dentro alla descrizione di un paesaggio, di esserne intimorito, di sentire l’umido sulla pelle e vedere le canne ondeggiare al vendo, di sentire i piedi sprofondare nel fango o vedere un pesce sguazzare nell’acqua limacciosa. Conti ha avuto la capacità, la maestria di dipingere con un pennello fine un paesaggio vivo fino all’ultima pagina. Le foci del Paranà, un reticolo di vie acquatiche, una costellazione di isole ed isolotti improvvisati, che spariscono con la piena e emergono con la secca, un luogo a tratti inospitale e contemporaneamente fonte di sostentamento.

“Sudeste” è letteratura argentina come forse non siete abituati a leggerne. Lontana da certe atmosfere gotiche cittadine e non ancora sprofondata nell’orrore della dittatura e dei desaparecidos. Un libro ad assorbimento lento, a lettura lenta.

La traduzione è di Marino Magliari. Visto la qualità delle sfumature presenti in questo libro e la bellezza di alcuni passaggi direi che ha portato a termine il compito di tradurre questo libro a punteggio pieno.


Haroldo Conti (1925-1976) è stato uno scrittore e giornalista argentino.

Nel 1962 vince il premio Fabril per il suo primo romanzo Sudeste con cui diventa una delle figure di riferimento della cosiddetta «Generación de Contorno» (nello stesso anno pubblicano autori come Sábato, Mujica Lainez, Cortázar, Marta Lynch). Pubblica inoltre i romanzi Alrededor de la jaula (Premio Universidad de Veracruz, Messico) – poi trasposto per il cinema da Sergio Renán con il titolo Crecer de golpe – e En vida (Premio Barral, Spagna, della cui giuria facevano parte Mario Vargas Llosa e Gabriel García Márquez).

Nel 1975 pubblica il romanzo Mascaró, el cazador americano, che vince il Premio Casa de las Américas (Cuba), tradotto in Italia con prefazione di Gabriel García Márquez, Milano, Bompiani, 1983.

Il 5 maggio 1976, a seguito del golpe militare in Argentina, Haroldo Conti viene sequestrato. Il suo nome figura fra quelli dei desaparecidos. Molti anni più tardi il Generale Videla fu costretto ad ammettere il suo omicidio; probabilmente Conti è stato gettato in mare come molti suoi connazionali.

Commenti a questo post

Articoli simili

Leave a Comment