Mi hanno chiesto di scrivere qualcosa su Sportitalia e voglio ringraziare Gianluigi Bodi per l’opportunità che mi ha concesso. Mi sento molto inadeguato nel parlarne e nel scriverne, perché io sono stato solo una piccola, infinitesimale componente del carro. Non è falsa umiltà, io non rappresento Sportitalia. Minimamente.
Però, per quasi due anni, le mie giornate sono state scandite dal viaggio con destinazione Milano, via Enrico Tazzoli. Lì ci sono gli studi e la redazione dell’emittente sportiva. Ci sono entrato, la prima volta, il 2 maggio 2011. L’ultima il 18 dicembre 2012. All’epoca scrivevo per un sito di proprietà della Micri Communication, Michele Criscitiello mi chiama e mi propone di far parte della squadra. L’emozione è tanta. Aumenta a dismisura una volta che vedo gironzolare in giro per la redazione Dan Peterson. Sono lì, a Sportitalia. Avevo due opportunità: o restavo spettatore o diventavo un attore. Ho deciso di osservare il lavoro dei grandi professionisti presenti in redazione per capire come si fa. Come si monta un servizio, come si scrive il testo di un pezzo, come si fa l’audio del video, come trasmettere emozioni modulando la propria voce. Vedevo i Piero Vitiello, i Michele Gazzetti, i Nicolò Trigari, Federico Casotti, Federico Dell’Aquila, Ettore Miraglia, Stefano Borghi ed Enrico Cerruti (e ovviamente tutti gli altri) che davano davvero l’anima per le loro trasmissioni grazia a una passione sconfinata per il proprio lavoro. E io che ero un signor nessuno potevo e dovevo solo applaudire il loro comportamento, prendere nota e adeguarmi. Senza guardare l’orologio. Facendomi letteralmente il culo. Dieci, undici ore in redazione. Senza problemi. Anche se c’erano. Tanti. Qualcosa ho imparato, ho avuto perfino la fortuna di realizzare i servizi dei big match di campionato. Sempre sentendomi inadeguato, in confronto a loro, ma con la consapevolezza di essere fortunato. Perché potevo in continuazione imparare.
In una televisione, ovviamente, non ci sono solamente i giornalisti. C’è un intero mondo che non si vede, non si sente, ma che rappresenta il cuore pulsante della stessa emittente. Quando sentite un conduttore ringraziare pubblicamente i tecnici, audio e video, i cameramen, gli emissionisti, i redattori, i producers sappiate che non sono parole di facciata. E’ la verità. Perché senza il contributo di ognuno di loro non si va in onda. E grazie a loro ho imparato il lavoro di squadra. A rispettare e apprezzare chi ti permette di svolgere al meglio la propria professione.
Ho conosciuto tanti amici. Ho apprezzato il lavoro di numerose persone. Dai tecnici, dai producers, dagli emissionisti che non si vedono mai, ma che sono fondamentali. Ho ammirato la professionalità dei mostri sacri. E ora, io che sono stato una parte insignificante, sono triste per la chiusura di Sportitalia. Pagano come sempre i lavoratori. Una triste realtà italiana. L’augurio è che tanta professionalità non venga gettata al vento. Che gli amici e i professionisti possano presto trovare un nuovo posto dove svolgere con passione il proprio lavoro.
Grazie di tutto, Sportitalia. Grazie a voi.