Giacomo Sartori – Baco

by Gianluigi Bodi

Avendo già letto qualche opera di Giacomo Sartori, vedi “Sono Dio” pubblicato qualche anno fa da NNeditore e tradotto con successo all’estero, avevo già qualche idea di cosa mi sarei dovuto aspettare. Anche perché i racconti pubblicati da Miraggi nella raccolta “Autismi” avevano fatto un po’ da trait d’union tra le due opere.

Giacomo Sartori è uno scrittore prolifico, dall’inventiva praticamente senza fine, un creatore di personaggi forti, indimenticabili; un dispensatore di sarcasmo e ironia che, proprio grazie a questo uso sapiente di entrambi questi elementi riesce a far luce sul mondo che ci circonda senza mai essere pesante e banale.

Queste caratteristiche si riversano su “Baco“, edito da Exòrma, a piene mani al punto che mi sono convinto che l’acquazzone epocale che ha tutti i diritti per essere considerato un personaggio dell’opera a sé stante, posso anche essere considerato una metafora dell’estro creativo di questo autore italiano.

Il protagonista principale, quello attraverso il quale guardiamo il mondo, è un ragazzino sordo profondo. Significa che per lui il mondo ha un linguaggio e un modo di arrivare a lui diverso da tutti quelli che lo circondando. Significa che le parole, per lui, sono ingannatrici, fanno quello che vogliono, proprio come a volte succede alle sue braccia, dicono quello che vogliono: sono imperfette. Attorno a questo personaggio ne ruotano altri, la mamma dagli occhi di smeraldo che non può più aprirli (dovreste leggere il libro per capire il motivo di questa frase), il nonno con il quale lui ha un rapporto molto stretto, quasi come si spiegassero la realtà a vicenda, il fratello super intelligente che si rifugia negli algoritmi e il padre transumanista, convinto che l’essere umano sia superato e che in futuro verremmo tutti trapiantati in strutture sinaptiche artificiali. Una famiglia assurda, surreale, una famiglia che funziona come un sistema nel quale però pare esserci un “bug” un baco nella programmazione.

Considero Giacomo Sartori uno degli autori italiani più interessanti e credo che non abbia l’attenzione che merita. “Baco” è un libro pieno di vitalità, un’esplosione di creatività che si rivela anche nelle piccole cose, vedi la stufa a pellet regolata da un’intelligenza artificiale, ma “Baco” è sopratutto un ritratto sotto il quale si cela la complicata imperfezione del mondo, la necessità da parte nostra, come da parte dei protagonisti, di avere un linguaggio abbastanza sviluppato per decifrare quello che accade attorno a noi, avendo bene in meno però che, per quanto il nostro linguaggio sia buono è sempre perfettibile e, per quanto perfettibile, ci sarà sempre un baco che ci impedirà di cogliere tutte le sfumature. E questa si chiama vita.

Come dicevo, lo stile di Giacomo Sartori è riconoscibile, la sua cifra stilistica fonda sul surreale, sulla giustapposizioni di elementi contrastanti (gli elementi di questa sgangherata famiglia) e l’ironia con la quale sa dipingere le storie che narra. “Baco” è stata una lettura che, di questi tempi, ha portato un po’ di aria fresca.

Giacomo Sartori (Trento, 1958) è agronomo, e vive a Parigi. Autore di racconti e poesie, ha pubblicato i romanzi Tritolo (il Saggiatore, 1999), Anatomia della battaglia (Sironi, 2005), Sacrificio (Pequod, 2008; Italic, 2013), Cielo nero (Gaffi, 2011), Rogo (CartaCanta, 2015) e Sono Dio (NN Editore, 2016).
Per Exòrma ha pubblicato nel 2019 Animali non addomesticabili (con Paolo Morelli e Marino Magliani).
Alcuni suoi romanzi e racconti sono tradotti in francese, inglese e tedesco. È membro del blog collettivo Nazione Indiana.

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