Home Inchiostro Fresco - Recensioni di libri letti da Gianluigi Bodi Francesco D’Isa – La stanza di Therese

Francesco D’Isa – La stanza di Therese

by Gianluigi Bodi
Francesco D'Isa

La verità è che io già avevo letto Francesco D’Isa e ne avevo pure parlato. Quindi, in un certo senso, non era un nome nuovo e sapevo pure da che base sarebbe partito per il suo nuovo romanzo. Se uno ha del talento e non semplici botte di fortuna sai già che ogni nuovo libro spingerà l’asticella sempre un po’ più in su.

Avevo aspettative altissime nei confronti de “La stanza di Therese” vuoi perché, come detto, conoscevo la penna che lo aveva generato, vuoi perchè i primi pareri che avevo colto online mi avevano intrigato. Quindi ho iniziato a leggere questo libro con un misto di curiosità, timore e senso di sfida.
Il senso di sfida deriva dal fatto che mi ero reso conto fin da subito che seguire il filo del discorso di Therese avrebbe reso necessario l’uso della maggior parte delle mie facoltà intellettive. E forse non sarebbero bastate. Quindi, tanto per sgombrare il campo da equivoci. Non ho la presunzione di aver capito questo libro, non ho la presunzione di darvi l’unica ed esclusiva chiave di lettura. Il fatto è che “La stanza di Therese” è un romanzo epistolare, un trattato di filosofia, il diario di una persona che sprofonda lentamente nella depressione, un libro oggetto, un punto di partenza e molto molto altro.
Therese, dopo un incidente, si chiude in una camera d’albergo e inizia una ricerca spasmodica. Quello che cerca è difficile da dire. Usando una spruzzata di filosofia orientale viene da dire che sta cercando se stessa, ma in ultima analisi, per quello che mi riguarda, a me sembra che lei cerchi qualcosa per cui valga la pena…
Durante la ricerca inizia un rapporto epistolare con la sorella di cui abbiamo solo piccole note a margine, commenti spesso piccanti e tendenti a sminuire gli arzigogolati ragionamenti di Therese. Quello di Therese è qualcosa che sfiora paurosamente il monologo e la seduta psichiatrica, al punto che in certi momenti ho avuto la sensazione che la sorella fosse un parto dell’immaginazione di Therese. Una sorta di alter ego creato da Therese con lo scopo di proiettare al di fuori di sé un desiderio di leggerezza che lei non riesce ad incarnare.

Mano a mano che le lettere di Therese si susseguono sembra che lei si stacchi sempre di più dal piano materiale, esca dalla stanza e inizi ad abitare una dimensione puramente mentale. L’epilogo del libro, l’ultima comunicazione, in queso senso è emblematica. Therese costruisce un mondo alternativi i cui mattoni sono i libri che ha comprato e letto e i pensieri che questi hanno scaturito. La sensazione è che la rivelazione finale che vuole condividere con la sorella è che non ci sia nulla di davvero “reale”, di “importante”. Nulla per cui valga la pena di “essere”.

Il libro è costellato di ritagli, immagini, foto, commenti e citazioni rendendolo un percorso complesso all’interno della mente di una persona. Una persona che sta cercando di arrivare al nocciolo dell’essenza che ci compone e che dall’altra parte trova una persona che non è disposta ad abbandonare le proprie certezze e preferisce vivere l’ora e il qui.

Come dicevo, non ho la pretesa di aver capito fino in fondo il libro di Francesco D’Isa. Forse non l’ho beccato nemmeno di striscio. Ciò che però voglio che sia chiaro è che qualunque sia il mio significato e la sua attendibilità rispetto al piano originario dello scrittore “La stanza di Therese” è un libro che vi consiglio di leggere. Ho l’impressione che ognuno di voi potrebbe trovarci qualcosa, un inizio da cui partire.

Ormai mi sembra chiaro quale sia lo scopo della collana di narrativa di Tunué. Vanni Santoni sta cercando di mettere uno accanto all’altro una serie di libri che abbiano la capacità di punzecchiare il lettore. Sta cercando una boccata d’aria fresca, delle voci, degli stili, delle strutture che facciano alzare il sopracciglio e modifichino di un po’ la nostra percezione della letteratura italiana contemporanea.

Francesco D’Isa (Firenze, 1980), di formazione filosofo e artista visivo, dopo l’esordio con I. (Nottetempo, 2011), ha pubblicato romanzi come Anna (effequ, 2014) e Ultimo Piano (Imprimatur 2015) e saggi per Hoepli e Newton Compton.Direttore editoriale dell’Indiscreto, scrive e disegna per varie riviste.

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