Elvio Gandolfo – I Luoghi

by senzaudio
ELio Gandolfo

Qualche anno fa ho fatto una piacevole chiacchierata con un amico che verteva sui libri, più in particolare sul fatto che l’uso delle “collane editoriali” non abbia più senso perché il lettore medio non si ricorda mai in che collana è stato inserito un libro e anche perché è sempre più difficile trovare la stessa qualità all’interno di una collana, tale da giustificare il fatto che i libri in essa presenti siano considerabili come un insieme coeso di opere. Questa era la sua opinione. La mia opinione era ed è un po’ diversa, da esterno dal mondo dell’editoria. Vero è che la maggior parte delle case editrici ha perso il legame a volte prestigioso con il nome storico di alcune collane. I Supercoralli di oggi non sono gli stessi di trent’anni fa, ma non lo siamo nemmeno noi, se è per questo. Le mie obiezioni alla sua teoria vertevano sul fatto che, nonostante tutto, nonostante la mia incapacità di memorizzare nomi e cose, riuscivo comunque a ricordare il nome di alcune collane anche di case editrici nate più di recente. Uno degli esempi che ricordo di avergli fatto è Xaimaca Jarama, collana della casa editrice Arkadia curata da Alessandro Giannetti, Marino Magliani e Luigi Marfè che si occupa di letteratura sudamericana.

Nel corso degli anni mi è capitato di leggere una buona parte dei libri pubblicati all’interno di questa collana e non sono mai stato deluso al punto da aver ormai capito che quando ho voglia di leggere letteratura latino americana non devo fare altro che scegliere uno dei titoli pubblicati in Xaimaca Jarama che ancora non ho letto.

Non fa eccezione a questa regola “I luoghi” di Elvio Gandolfo, autore che non conoscevo e che mi ha colpito subito.

“I luoghi” è uno di quei libri che si aggancia alla tradizioni delle “rêveries” e che racconta tre giornate normali nella vita del narratore (che nella prima delle tre giornate è una prima persona molto vicina all’autobiografia). Il libro è quindi diviso in tre parti della stessa lunghezza, ognuna delle tre parti utilizza una delle prime tre persone singolari. Partiamo con in “io” come detto molto accostato a Gandolfi, passiamo poi al “tu” e finiamo con la terza persona del “lui”. Come è strutturato il libro ce lo dice il narratore stesso nella prima parte. I”io” che parla è uno scrittore che per favorire un amico si reca da una persona che sta vendendo un libro di Peter Handke.

La prima parte è incentrata sulle esperienze vissute dal protagonista durante il tragitto che lo porta alla meta, ma anche al cinema (dove si ferma a guardare un film della serie X-Men) e pure nell’autobus che lo porta a casa. Lo scrittore è un po’ a corto di soldi e decide di scrivere un libro per partecipare a un concorso, in realtà per vincerlo. Purtroppo per lui il libro diviso in tre parti, che dovrebbe raccontare tre giornate normali distanti nel tempo, che dovrebbe passare dal “io” al tuo e poi al “lui”, putroppo per lui quel libro non riesce a scriverlo in tempo per partecipare al concorso.

Il “tu” viene riservato alla seconda parte che è incentrata su una trasferta che il protagonista fa per andare alla Fiera del libro di Francoforte. Lingue diverse, luoghi diversi eppure la medesima capacità osservare il particolare nascosto sotto la superficie.

La terza e ultima parte, il “lui”, ha invece a che fare Montevideo e una giornata trascorsa con un vecchio amore.

Cosa lega queste tre parti? Verrebbe da dire che ciò che mette in relazioni le tre voci narrati sia la capacità ipnotica che l’autore ha nel portarti a spasso con lui, nel tenderti una mano quando resti un paio di passi indietro. Quando ho iniziato il libro ho trovato subito una voce amica, una voce calma e serena e forse era proprio quello di cui avevo bisogno. Mi sono fatto accompagnare tra le strade di Belgrano, il quartiere labirintico di Buenos Aires, mi sono fatto portare a Francoforte ad ascoltare una conferenza su Sabato e ho bevuto un caffe con due persone che non sono più quelle che erano quando si sono incontrate e amate.

Spero che nei prossimi anni vengano tradotte anche altre opere di questo autore la cui voce ho sentito davvero molto vicina.

La traduzione di questo libro è a opera di Marino Magliani e Riccardo Ferrazzi.

(Mendoza, 1947) è tra i migliori narratori argentini contemporanei. Scrittore, traduttore e giornalista, ha diretto insieme al padre la rivista letteraria “el lagrimal trifurca” (1968-1976), ha lavorato come giornalista culturale per “La Opinión”, “Clarín”e per il supplemento “Radar” di “Página/12”; ha scritto per le riviste “Superhumor”, “V de Vian”, “Il Minotauro”, “La mujer de mi vida”
e “El Péndulo”. Ha tradotto in spagnolo autori come Tennessee Williams, Jack London e H.P. Lovecraft. Ha realizzato programmi su libri e film per Omnibus di Canal 4. Tra i suoi libri, spiccano
Boomerang, primo finalista del Premio Planeta 1993, e Parece mentira (1993), che comprende testi su Onetti, Cortázar, Benedetti, H.G. Wells e Susan Sontag, dove combina con originalità giornalismo e letteratura.

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