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Elisabetta Pierini – La casa capovolta

by Gianluigi Bodi
Elisabetta Pierini

Lo so bene, l’abito non fa il monaco e una bella copertina non implica che dietro ci sia un bel libro. Ma chissà come mai, quando mi capita tra le mani un libro pubblicato da Hacca la copertina è sempre la spia di un ottimo libro. E so altrettanto bene che se la porta di casa è firmata da Maurizio Ceccato c’è un’altissima possibilità che gli inquilini mi siano particolarmente graditi. Ed è esattamente il caso de “La casa capovolta” di Elisabetta Pierini.

“La casa capovolta” ruota attorno ad alcuni personaggi che trovo siano stati delineati con particolare cura, cosa da non sottovalutare perché non affatto facile. Tra questi personaggi spicca Eva, una bambina che vive in un ambiente familiare tossico, con un padre assente e una madre costantemente sull’orlo di una crisi di nervi le cui grida si sentono anche dalle case dei vicini. Eva è una bambina che, forse per inclinazione, forse costretta dall’ambiente di cui sopra, ha trovato una valvola di sfogo in un mondo di immaginazione in cui le bambole hanno un ruolo importante, tra cui, ovviamente “La signora”. Accanto a Eva vive Laura, la sua migliore amica, che in quanto a genitori non è capitata molto meglio. Il padre guarda tutti dall’alto, ingolfato da un senso di superiorità morale che non gli permette di capire appieno ciò che lo circonda e che lo ha portato a tarpare le ali alla moglie, una donna brillante che si è vista relegare al ruolo di casalinga mettendo da parte i sogni.

Devo dire che l’aspetto che più mi ha colpito e che più mi ha interessato da vicino ha a che fare con la capacità di Elisabetta Pierini di sondare l’universo dell’infanzia in tutte le sue sfaccettature. Sia mostrando le pulsioni che lo contraddistinguono sia, dall’altra parte, mostrando la pressione al quale è sottoposto. Ai poli opposti potrei mettere Eva da una parte e Laura dall’altra. Due bambine apparentemente distanti tra loro, con approcci alla vita diversi che però trovano un terreno di confronto comune. Il mondo fantastico di Eva riesce a conquistare quello più razionale di Laura, ma al di là di questo aspetto, è proprio la caratterizzazione vivida e precisa di quel mondo o delle due bambine che mi ha fatto apprezzare “La casa capovolta”. Come ultima cosa mi sembra sia necessario dire che Elisabetta Pierini riesce a trasmettere perfettamente anche il senso di disperazione e desolazione che nasce nel momento in cui il mondo onirico, il nostro rifugio sicuro di quando eravamo bambini, si frantuma e ci lascia esposti a una realtà che non sembra abbiamo gli strumenti per comprendere e che spesso di sovrasta con la forza del suo impatto.

“La casa capovolta” ha vinto la XXIX edizione del Premio Calvino. Basterebbe questa frase a caricare di aspettative questo testo. Aspettative che, per quel che mi riguarda, sono state pienamente rispettate.
Lasciando da parte la minuziosa caratterizzazione dei personaggi, ma anche dell’ambiente stesso che li vede muoversi, uno degli aspetti più luminosi di questo libro è quello che ha a che fare con la scrittura di Elisabetta Pierini.
I dialoghi, che per opinione personale sono una delle cose più difficili da padroneggiare in letteratura, sono armoniosi e si fondono perfettamente con i testi descrittivi che sono pieni di frasi meravigliose che con poche parole definiscono un mondo di sfumature.

“Laura sapeva di essere intelligente, ma non riusciva a ascoltare e imparare cose così inutili e senza legami con il mondo”.


“Alma sapeva di non essere gradita, parenti e vecchi amici cambiavano strada quando la incontravano. Non aveva nessuno”.

Concludendo, “La casa capovolta” di Elisabetta Pierini è un libro che ho trovato dolcissimo nonostante tratti temi che sanno essere emotivamente impegnativi; è un libro che spero possa trovare un pubblico nutrito perché rispetto a tante proposte tutte molte uguali tra loro, quasi programmate al computer, ha il dono dell’umanità di cui non dovremmo mai fare senza.

Elisabetta Pierini nata a Pesaro (1964), vive a Fermi- gnano. Laureata in Chimica e tecnologie farmaceuti- che, lavora all’Università di Urbino come assistente tecnico. Con La casa capovolta ha vinto la XXIX edi- zione del Premio Calvino.

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