La lessicologia legata al senso del gusto è ricorrentemente presa in prestito nel campo semantico del desiderio: una bocca può essere gustosa, una figura umana così piacevole da mangiarsi con gli occhi; con un frutto – succoso e rubicondo – si rappresenta il desiderio errabondo che diviene supremo peccato.
Questo accade, com’è facilmente ipotizzabile, per due motivi: il primo riguarda la fenomenologia del desiderio che si compie nell’ottenimento dell’oggetto desiderato e fa quindi della parabola gustativa il proprio esempio per antonomasia; il secondo riguarda l’attimo che segue l’ottenimento, l’estremo piacere di cui il senso fa esperienza riconoscendo un sapore gradito, lo stesso iter che si verifica per l’appagamento di un desiderio.
Il fotografo surrealista Gilbert Garcin (1929) ha fatto i conti con tutto questo, con ciò che è sopra le palpebre chiuse dal sogno e ciò che vi è sotto e lo ha rappresentato egregiamente in un’immagine onirica in cui ogni cosa è presa alla lettera.