Il corpo di un individuo umano è composto al sessanta per cento circa di acqua; l’incontro tra due liquidi dà luogo alla vita ed è nel liquor placentare che il corpo si plasma e prende la forma riconoscibile nel sesso. Deflagrando al mondo il piccolo umano sente l’atmosfera e piange, avvertendo un deciso cambio di status a cui non risulta preparato nonostante le lunghe settimane che ne precedono la venuta.
Una volta fuori, quando il corpo vuole comunicare prepotentemente, si bagna: lacrime, sudore, eiaculazione, è attraverso la fluidità che le membra, raggiunto l’apice di un’esperienza, codificano il proprio messaggio.
Il dolore non si sottrae a questo codice; lo sa bene Silvia Grav, giovanissima fotografa madrilena, la quale – per rappresentare l’energia creatrice della sofferenza – sceglie un mare in tempesta perso, come la maggior parte di noi, in un bicchiere d’acqua.