Il pensiero sulle opportunità dell’editoria mi è sbocciato in testa quando ho iniziato a leggere “Domani no” di Cristiano Carriero…vi lascio il tempo di Googlare il suo nome perché se lo conoscete o siete lui in persona oppure un parente stretto. Carriero fa altro nella vita, ma nella letteratura ci sta a pennello. Per cui, se vi state chiedendo se questa sia una recensione positiva o negativa sappiate che siamo decisamente inclinati verso il positivo e quindi consiglio agli amanti delle critiche feroci spezza reni di smettere di leggere a partire da questo punto.
Non è che non abbia cercato in tutti i modi di demolire “Domani no”, vi assicuro che c’ho provato. Mi ero prefisso come scopo di fargli le pulci, di fargli una bella autopsia, scoprire la causa della morte e poi lasciare il cadavere lì sul tavolo autoptico. E vi confesso che all’inizio un po’ mi sembrava che le cose per me fossero facili. Infatti, le prime due pagine del libro non mi sono piaciute. Ho pensato: ecco un altro che vuole raccontare la storia di un personaggio che si crede fico, anzi ecco la storia di uno scrittore che ha scritto di uno che si crede fico credendolo fico. In quelle due pagine ho creduto di trovarmi davanti ad un libro buono per il peggior self Publishing. Poi però il libro vero è iniziato e mi sono trovato davanti alla storia di Ernesto Celi, per un po’ in arte Boavida, e del suo sogno di sfondare come cantante. Che poi, inizialmente non sembra neppure che si tratti di un sogno, sembra quasi che sia una formalità. Non si respira aria di ossessione, non all’inizio almeno.
Se l’espressione non fosse terribilmente abusata vi direi che si tratta di un romanzo di formazione, ma non sarebbe una definizione del tutto corretta. “Domani no” parla delle cadute e delle risalite di Ernesto, ma c’è dell’altro, parla di come si può sentire un giovane che vive nell’Italia dalla fine degli anni 90 ad oggi. Sullo sfondo, ma ben in rilievo, c’è la politica, la situazione disastrosa in cui versa il paese in cui viviamo, ma soprattutto io ho percepito la rabbia, la disillusione, l’arroganza, la speranza nei proprio sogni, il dover affrontare la vita adulta, lo scontro con l’autorità e molto altro. C’è un distillato dell’adolescenza e altro ancora. Amore, amicizia, sesso (e ora che vi ho parlato del sesso tutti a comprare il libro).
“Domani no” mi ha fatto riprovare emozioni che erano ormai sopite. Mi ha fatto ricordare di quale meraviglioso e folle periodo sia l’adolescenza, un periodo in cui ci si nutre di sogni che poi però in pochi sono in grado di realizzare. Ho ritrovato in questo libro la freschezza della scrittura del Nick Hornby di “Alta Fedeltà” e pur sapendo di espormi parecchio con questa affermazione non me ne pento. C’è, nel modo di scrivere di Carriero una capacità di arrivare dritto al lettore in maniera sincera, direi quasi pura. Una capacità di raccontare una storia ed esporre i fatti in uno sviluppo coerente anche quando parla di amori che non sono, amori che non saranno e amori che non si sa bene perché.
E’ per questo che gli si possono perdonare alcuni dialoghi un po’ forzati messi in bocca ai protagonisti forse per portare avanti una tesi a cui lo scrittore stesso tiene molto. E passano in secondo piano anche alcuni (pochi in verità) spiegoni (quei momenti in cui lo scrittore ferma quasi la storia, si rivolge in camera e spiega alcuni punti del libro quasi a voler risparmiare tempo o a voler esplicitare concetti e informazioni che altrimenti dovrebbe estrapolare da sé il lettore) nel quale Carriero e non Ernesto, ci spiega cos’è la Wayo, chi sono Brusteghi e il Divo e ci fornisce altre informazioni di contorno.
Mi accorgo di non avere detto molto della trama, un po’ perché la potete recuperare su internet e un po’ perché la trama l’avete probabilmente già vissuta voi, vi è bastato essere stati giovani.
Il libro è pubblicato dalla casa editrice Gelsorosso che io non conoscevo e che mi perdonerà, spero, se mi permetto di augurare a Carriero di riuscire a pubblicare con una casa editrice che gli fornisca maggiore visibilità. Qui non ci si permette di insegnare il lavoro a nessuno, come direbbe il buon Andrea Ceravolo, ma si spera solo che come per Ernesto, la via tortuosa sia pure quella più fruttuosa.
E per ultimo, vi lascio un ulteriore motivo per cui vi potrebbe piacere leggere questo libro.
Se volete riassaporare il gusto degli anni in cui tutto vi sembrava possibile, in cui c’eravate voi contro il mondo, vi sentivate diversi, incompresi, combattenti solitari di una causa che ora difficilmente riuscireste a spiegare, allora, “Domani No” è il libro che fa per voi.