Il Canone Occidentale

by senzaudio

Che la critica letteraria (se non altro per il suo essere, appunto, “critica”) non fosse un gioco, si sapeva. Che potesse essere però, feroce e spietata, non non so quanto fosse di pubblico dominio.

Il compito di questa particolare branca della letteratura è quello, né più né meno, di giudicare. Di dire: “questo libro è più bello di quello!”, adducendo, ovviamente, motivazioni e ragioni sensate. Ma dietro queste, cosa si cela veramente? Senza addentrarsi in spiegazioni tecniche e nella storia della teoria della letteratura (una materia praticamente sconosciuta, ma sulla quale, in realtà, è praticamente fondato tutto ciò che di “critico” leggiamo), vi racconterò un breve aneddoto che può rendere brevemente un’idea.

Nel 1994 esce The Wester Canon, ad opera di uno dei più famosi professori del dipartimento di Letteratura di Yale ed eminente critico letterario: Harold Bloom. Il libro è, in pratica, una vera e propria classifica sulle opere letterarie degne di esser lette, dall’epoca di Dante in poi. Ma per dirla meglio, in realtà, l’autore non seleziona le opere, cosa abbastanza comune, ma gli autori. La letteratura assiste ad una vera e propria “gerarchizzazione” dei suoi appartenenti, in cui non ci si limita più a dire che un’opera è migliore della precedente o di quella di un altro autore, ma ad esser sottoposti ad esame sono gli scrittori stessi, le loro capacità.

E allora via, con la selezione di 26 fortunati, scelti esclusivamente per quello che Bloom chiama il “giudizio estetico”: la letteratura degna è la letteratura che si distingue per via della sua originalità, della sublimità. Coloro che sono scelti come componenti del Canone sono coloro le cui opere meritano una rilettura; anzi, di più, le cui opere devono essere rilette, più e più volte per esser comprese (e forse neanche tutte le letture del mondo basteranno: chi può dire, in effetti, di aver pienamente chiaro e lampante TUTTO quello che voleva dirci Dante nella sua Commedia?)

Come sarà chiaro fin dal titolo, gli autori scelti appartengono esclusivamente al mondo occidentale: ma non perché Bloom scelga di concentrarsi esclusivamente su quest’ala della letteratura. Ciò che egli ci dice a chiare lettere, infatti, è che solo nella nostra parte di pianeta è stata prodotta “letteratura” degna di questo nome; il resto, quelli che lui chiama i “Risentiti”, gli appartenenti cioè a quei movimenti come il postcolonialismo, il femminismo, il marxismo e quant’altro, non meritano l’appellativo di “canonici”. Le loro opere infatti nascono con la pretesa di dire qualcosa di sociale e non per il gusto della pura bellezza, e ciò, dal punto di vista di Bloom, non va affatto bene.

Sono i “maschi bianchi europei defunti” a dover esser letti, studiati, tramandati fino alla fine dei tempi. Gli altri sono solo “studi multiculturali”, non certo letteratura.

Non siamo forse di fronte ad una delle più grandi cariche aggressive (verbali e teoriche) che abbiate mai sentito? Inutile dire che il libro di Bloom ha suscitato scandalo e clamore, ma nonostante ciò, ancora oggi, è considerato una delle opere fondamentali della critica letteraria e degli studi letterari sul Canone. Sia per chi dà ragione a Bloom, sia per chi, come Edward Said (“il più intelligente dei Risentiti” per Bloom) lo usa per confutare la dottrina gerarchica riportata.

La domanda cruciale che resta, alla fine di tutto, è questa: è giusto andare oltre l’opera letteraria e scegliere volutamente di restringere il campo ad una sola parte del mondo, della cultura? A noi lettori la parola.

N.B: Se vi interessa sapere chi sono i “Nominati”, ecco un breve elenco, in ordine di apparizione: Shakespeare, Dante, Chaucer, Cervantes, Montaigne, Molière, Milton, Samuel Johnson, Goethe, Wordsworth, Jane Austen, Walt Whitman, Emily Dickinson, Dickens, George Eliot, Tolstoj, Ibesen, Freud, Proust, Joyce, Virginia Woolf, Franz Kafka, Borges, Neruda.

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