Io e Battlefield 4

by senzaudio

Lunedì pomeriggio di cazzeggio, trascorso in un centro commerciale, a curiosare per negozi. Entro da Mediaworld e all’improvviso mi appare il Sacro Graal: è uscito Battlefield 4. Per chi di voi non sapesse di cosa sto parlando, è inutile andare oltre. Per chi sa che è un gioco di guerra, sparatutto, online, per diverse piattaforme (io ho la PS3), dico solo che ho immediatamente barattato la possibilità di avere una vita sociale nelle prossime settimane in cambio di una sua copia, in versione deluxe, ovviamente.

Nota: se vedete delle interruzioni logiche o sintattiche nel leggere questo articolo, non stupitevi. Lo sto scrivendo tra una partita e l’altra, mentre il gioco carica lo scenario successivo (sì questo è il livello della mia perversione ludica).

In buona sostanza: comprare Battlefield 4 è un dovere. Se vi aspettate una recensione, vi dico subito che non ho tempo per farla e, se conoscete la serie Battlefield, sapete già perchè. Detto questo, dopo soli 20 minuti trascorsi nel centro commerciale suddetto, ero già in macchina, destinazione casa, per iniziare a massacrare cristiani via PS3.

Nota numero 2: Non ho intenzione di rileggere quanto ho scritto: uccidili tutti, e poi pentiti. Tanto il direttore mica ce la fa a leggersi tutto il pezzo.

So che può sembrare brutto dirlo, ma a 37 anni ancora mi piace giocare alla guerra. Sì, c’è anche il calcio, qualche ragazza (o youporn) ogni tanto, ma non è la stessa cosa di far saltare in aria le persone.

Nota numero 3: in maniera virtuale (specifico, prima che mi trovo la Digos al citofono).

Ecco quindi che arrivato a casa, bello contento come un bambino interista davanti alla maglietta di Darko Pancev nell’estate del 1992, apro il cancello elettrico col telecomando, posteggio la macchina in garage, entro in casa e…

Cazzo ci sono i parenti in visita. Dal Belgio, o da dove non mi ricordo neanche. Me l’hanno anche detto ma chi se ne frega? Capace pure che se te lo ricordi poi a Natale ti tocca ricambiare la visita. Ma, per intanto, sono lì. In salotto. Tra me e il televisore. E la PS3.

Nota numero 4: non son mica sicuro che si scriva “per intanto”.

Inizia la discussione che, come in tutte le famiglie, è praticamente scontata. In questi casi, sono poche le risposte possibili per chi vuole iniziare a muovere le ditina su R1, quadrato, triangolo e cerchio per iniziare la terza guerra mondiale.

“Eh sono tornato a casa perchè mi sa che sto poco bene…”.
“Oh cosa è successo?”
“Credo mi sia tornato di nuovo quel virus intestinale di due mesi fa: quella volta ho perso quattro chili per colpa della diarrea epilettica. Un disastro: non facevo in tempo a far due passi che BAM! Mi ritrovavo con una Caporetto nelle mutande”.

Tempo otto minuti, e la loro macchina era già fuori dal cancello. All is fair in war and love.
Ma torniamo a noi: ora… non è che voglio sembrare esagerato, ma ci sono cinque buoni motivi per giocare a Battlefield (in ordine sparso):
1. I latinos che smadonnano via cuffia. Peruviani, cileni, boliviani e così via, probabilmente tra i 10 e i 14 anni, alti un metro e trentacinque che minacciano di scannarti madre, padre, cuccioli e pure di farti saltare per aria i nani che hai in giardino. Ho iniziato a capire che ce l’hanno con me dopo tre “Cabron” e due “Puta” e da allora Brontolo e Pisolo vivono sotto protezione.
2. Quelli affetti da crisi isterica. Arriva sempre un momento che la tua squadra sta perdendo di brutto. A quel punto via cuffia inizi a sentire le peggio bestemmie che neanche nelle osterie della val Brembana durante una partita di Scopa dopo che qualcuno ha giocato l’asso di quadri in prima mano. L’alternativa sono le crisi di pianto: una volta ho sentito un francese in piena crisi e ho provato compassione per lui. Poi mi sono ricordato della finale dell’Europeo del 2000 e l’ho messo sotto con la Jeep.
3. Gli arabi. Non fraintendetemi, ma quando ti appare qualcuno con “Osama B. Laden” come nickname, inizi a vedere le cose in prospettiva. Ce ne sono tantissimi e poi sono sicuro che siano anche tra i giocatori più gentili e disponibili, se solo riuscissi a capire cosa cazzo mi stanno gridando nell’auricolare mentre mi prendono a mitragliate perchè gli ho fregato l’elicottero, lasciandoli da soli in mezzo al campo di battaglia.
4. La PS3 senza auricolari o cuffie. Provate voi a giocare “alla guerra” mentre tra esplosioni e cannonate sentite qualcuno che ha aperto il microfono con un cd di Lady Gaga in sottofondo. Ascoltatevi Poker Face cantato modello karaoke da un minorenne (o minorato) filippino che pure sbaglia le parole e poi ditemi se la voglia di uccidere non vi sale improvvisamente. Una volta mi è capitato con un aspirante Gigi D’Alessio e alla sconfitta (che consideravo inevitabile), ho preferito uscire dal server, rientrarvici nelle file nemiche per andare a cercarlo e farlo fuori con un fucile a pompa, in quella che è stata la diserzione più gloriosa nella storia dell’umanità.
5. Le vostre famiglie. Ok: già di vostro non siete mai stati tanto popolari in casa. Non eccezionali con gli studi, un lavoro come tanti, nessuna relazione stabile che possa rendere orgogliosi i vostri genitori in vista, qualche chilo di troppo e di cercar casa per andar fuori finalmente dalle balle neanche a parlarne. La soddisfazione di mamma e papà, che dopo tanti anni si sono accorti di aver cresciuto un invornito. Se poi minacciate la guerra batteriologica quando arrivano i parenti, state certi di avere tutto quello che occorre per spingere i vostri genitori a rivedere tutto quello che hanno sempre pensato in materia di aborto.
In mezzo a tutto questo, ci siete voi e il vostro sorriso, mentre dall’altra parte si sente qualcuno che litiga con la madre perchè è pronto da mangiare e si fredda, un tipo che smadonna in coreano con sottofondo di bambino che piange o uno slavo fradicio di Vodka che grida qualcosa tipo “spaco botilia, amazo familia, vendo benzina” nella sua lingua natia.
Che altro aggiungere? Non lo so, devo andare a giocare. Alla prossima.

I fatti sopra esposti sono opera di finzione. Qualsiasi riferimento a persone o fatti realmente accaduti è puramente casuale.

Cristiano Camporosso

Commenti a questo post

Articoli simili

Leave a Comment