Archeologi Suburbani

by senzaudio

Non credo che iniziare un articolo con “il mestiere dell’archeologo” sia l’impatto migliore, suppongo che chiunque si è sempre chiesto cosa di preciso compie un vero archeologo, bando alle ciance e alle liane da Indiana Jones, o alle corse frenetiche rincorsi dai nazisti, succede che l’archeologo si presta alle mille sfumature polverose che ogni mente elabora, capita di essere considerati merce rara, chi sopravvive lo diventa davvero. Chi siamo È quasi impossibile definirlo, ammetto che molto spesso dopo una campagna di scavo stento a riconoscere l’immagine immonda che si intravede nella vetrina dei negozi, perché ovviamente non sono su una jeep, e Roma può sembrare, ma non è la giungla, rincorriamo mezzi pubblici lasciando per strada frammenti di tavole e radici di Palatino, correndo o rimanendo estasiati guardando altrove, oltre il finestrino, quello che per molti è solo una muratura becera scrostata e incollata nuovamente, per noi è l’Opus che sia quadrata o reticolata non importa, agli occhi di un archeologo quel frammento appiccicaticcio e sgretolone ha in se più importanza del portafogli che un furbo sta ora sfilando dalla borsa sdrucita, per un archeologo il senso delle cose muta, il tempo è delineato è incasellato in ogni angolo e perfino gli avvenimenti della nostra vita presentano troppi “Dopo Cristo” e qualche “Avanti Savoia”. Siamo onesti, o almeno proviamoci, c’è chi ha abbandonato ogni cosa per dedicare la propria vita terrena e ultraterrena all’Archeologia, rincorso strati di terreno, smosso alberi e radici per dare un senso ad ogni attimo della nostra esistenza.
Ho letto molte cose su di noi, sull’archeologo d’assalto, su quello da museo, su quello da biblioteca, tutte storie avvincenti e ricche di suspense, dove impavidi uomini finiscono per trovare il graal e quasi mai si riesce a capire in quale dannato modo si è arrivati alla conclusione che è quasi sempre dentro al Vaticano o nelle mani di loschi Templari dalla dubbia moralità. Ho letto molto, fino a farmi un’idea ben precisa perfino del mondo, della storia, degli eventi e degli avvenimenti, nessuno potrà mai spiegare la storia meglio del nostro sguardo, perché ogni mente ha il diritto di interpretare fantasiosamente ogni traccia in cui inciampa, perfino nelle più colorite versioni è possibile trovare un po’ del reale vissuto di quello che fu l’uomo d’un tempo assai remoto.
Dopo anni di scavo a volte mi ritornano in mente mille parole, dette per formarci fino al midollo, alcune delle quali non mi stancherò mai di pensare con un mezzo sorriso “dovete volare sullo strato, essere leggiadri e sfiorarlo come ali di farfalla”, per un giovane archeologo alle prime armi con caschetto, guanti in triplo strato e scarpe da cantiere rimaneva sempre una sfida con difficoltà ad alti livelli …. e poi da non dimenticare invece qualche frase di fine scavo quella che in un solo istante ti riveste d’orgoglio e ti porta via ogni lacrima e sudore “Ricordate sempre che tutte le volte che ognuno di voi scenderà su questo scavo e toccherà questa terra riuscirà ad essere la risposta a tutte le domande dell’uomo, perché non esiste tempo che un sasso non possa raccontare”

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