Ad un certo punto della vita bisogna pure smettere di crearsi dei problemi dove non ce ne sono, bisogna smettere di chiedersi quali reazioni possono generare alcune delle azioni che commettiamo.
Nello specifico, io oggi ho deciso che mi spiace per chi penserà che ho deciso di parlare del libro di Andrea Malabaila perché è un mio amico (cosa che, fra l’altro, non è neanche vera visto che nel giro si sa che mi odia), ma ho deciso che non me ne frega niente..
Ho deciso di parlare di “Noi che salvammo il mondo da Ivan Drago” (d’ora in poi abbreviato con “Noi che salvammo il mondo da Ivan D.”) non perché Andrea sia una vecchia conoscenza o perché un suo racconto sia finito in quella bellissima raccolta “Teorie e tecniche di INdipendenza”, ma perché pur stravolta da una giornata di camminata hardcore tra uno stand e l’altro non sono riuscito a dormire fino a che non ho finito il suo libro.
Un gruppo di ragazzini negli anni 80. Cernobyl è ancora fresca, il comunismo ha ancora attorno a se l’alone di glaciale freddezza che il buon vecchio Ivan Drago incarna alla perfezione. L’immaginario che la fa da padrona si districa tra la mitologia creata da Star Wars e i Goonies, tra Explorer e Indiana Jones, tra le invasione degli alieni e i videogiochi e, soprattutto, tra Stati Uniti e URSS. La bomba nucleare è una minaccia tangibile. I nostri eroi scoprono di avere una missione. Coadiuvati dal nonno un po’ rincoglionito di uno di loro devono riuscire a recuperare un forziere pieno di gettoni telefonici e salvare il mondo dalla minaccia comunista. Come ostacolo un gruppetto di bulli tra Stand by me e It.
A leggere questo racconto si ha l’impressione di fare un salto indietro nel tempo, in quel tempo in cui io e molti di voi eravamo bambini. Le discussioni in classe vertevano su quanto visto in TV la sera prima, sulle immagine colorate in movimento, sulla cometa di Halley, l’ultimo album dei Puffi e lo Yogurt che ti portavano per merenda (ovvio, sempre che nel frattempo non fosse esplosa un’altra centrale nucleare).
“Noi che salvammo il mondo da Ivan D,” è un elogio alla leggerezza, ai toni sognanti di quel periodo, alla capacità di affrontare ogni cosa come fosse un’impresa senza precedenti e magari anche senza seguito.
Non si può non provare simpatia per quel gruppetto di eroi che con una telefonata potrebbero cambiare la direzione del destino del mondo.
Questa collana di Intermezzi è davvero interessante. Ho un altro libro che mi aspetta, ma questo e gli altri letti in passato mi sono sembrati tutti titoli azzeccati.
Andrea Malabaila è nato a Torino nel 1977. Ha pubblicato i romanzi Quelli di Goldrake (Di Salvo, 2000), Bambole cattive a Green Park (Marsilio, 2003), L’amore ci farà a pezzi (Azimut, 2009), Revolver (BookSalad, 2013), La parte sbagliata del paradiso (Fernandel, 2014); la raccolta di racconti Chi ha ucciso Bambi (Historica, 2011); i racconti lunghi Torino è un riccio (Historica, 2012) e Latte chimico (Il Foglio, 2013). Nel 2007 ha fondato Las Vegas edizioni. Il suo sito è www.andreamalabaila.it.
20 comments
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“Visto che nel giro si sa che mi odia”.
Potremmo fa finta che sia vero e scambiarci insulti via Facebook. Di solito, a livello di marketing, funziona 😀
Inizia tu.
Sei capace solo di sventolare il microfono a destra e a manca! Tieni ferme quelle mani!
Mi hanno insegnato ad impugnarlo come se fosse una pistola.
Dimmi almeno che la pistola vuoi puntarmela contro, sennò il nostro combattimento virtuale non procede! 🙂
Io utilizzo solo lo sparapuzzette dei minions, è quella la mia vendettaaa
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