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VIP: Vengo Io Prima, ma seguo anche gli altri

by senzaudio

“Ti posso chiamare? Dovrei dirti una cosa.”
“Quanto pensi di metterci?”
“Non lo so, perché?”
“Ti concedo il tempo della pubblicità, c’è ‘Uomini e donne’ e ci sono importanti novità: Cristian e Tara si sposano.”
“Capisco, allora ti chiamo più tardi.. Tanti auguri ai futuri sposi”.

E’ un po’ così che si vive oggi, bombardati da scoops e news sui  “Very important people”.
Grazie alla globalizzazione, allo sviluppo dei mezzi di comunicazione e degli apparati tecnologici, si può essere in contatto con chiunque e si può sapere tutto di qualsiasi persona, in qualunque luogo essa si trovi.
Basta pensare all’uso assiduo che si fa dei social network o alle applicazioni, come Icloud, che non ci permettono di dimenticare mai nulla. Quello che vorremmo cancellare, diventa nient’altro che una semplice rimozione.
Ciò che è spinto nell’apparente cestino informatico, è conservato da qualche parte, nel web, e riemergerà, prima o poi.

Ma torniamo a Claudia, che ha rimandato la chiacchierata con la sua amica per seguire le ultime novità su questa coppia ‘famosa’.
Come definireste questa decisione?
Egoista? Superficiale?
E come definireste Claudia?
Insensibile nei confronti dell’amica perché troppo impicciata in fatti distanti da lei ma che le stanno troppo a cuore?

Bene, ognuno è libero di rispondere a questi quesiti secondo il proprio modo di vedere le cose ma, a mio parere, rispondere affermativamente a queste domande vuol dire cadere e scadere nella retorica.
Una retorica che miete consensi e successo ma non per forza fondata.

Il “Grande Fratello”, i tanto seguiti reality, i talent scout, i programmi centrati sul gossip, non sono riflesso di alcuna decadenza morale intrinseca degli individui.

Il loro successo non ha un rapporto di causa né è effetto di un abbassamento del quoziente intellettivo di chi li segue. Seguire la vita degli altri non implica, in modo conseguenziale, l’annichilirsi.
Certo, non fa piacere sapere che programmi del genere registrino più audience rispetto a altri che promuovono la cultura e scuotono le coscienze ma penso che il seguire o meno l’uno non tolga niente all’altro.
Sarà pure un’immoralità che il libro di Benedetta Parodi venda più di un testo di sociologia ma cosa toglie il primo al secondo? Secondo quale legge possiamo esser certi che i lettori operino una scelta tra i due?
Magari il successo del testo di cucina è dato dall’acquisto di quei lettori che, a priori, non avrebbero comprato alcun libro di sociologia.
Per cui, più che denigrare il primo per far emergere il secondo, farei prevalere una visione antropologica della cultura, in  cui “tutto è cultura”, dal quadro rinascimentale alla soap.
Non più culture di serie A e B ma culture come mezzo per il racconto dei vissuti.

Non potrebbe essere cambiato lo scopo che si fa degli strumenti mediatici, piuttosto che le menti degli individui?

Non potrebbero, questi ultimi, interessarsi alla vita dei personaggi famosi per scaricare le tensioni di cui ci si carica durante il giorno? Non si può scegliere di vedere un reality piuttosto che un documentario perché si è stanchi e si ha semplicemente voglia di alleggerire il proprio animo e spegnere il cervello?

Consapevole del fatto che nessun interesse debba trasformarsi in patologia o ossessione, credo che il seguire programmi di basso livello intellettuale, non pregiudichi lo spessore di nessun soggetto e che il gossip non sia altro che la versione più involgarita  dell’antica curiositas latina, il motore che spingeva gli uomini a indagare il mondo circostante in vista di un arricchimento personale.IMG_3473-0.JPG

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