#Twitteratura

by senzaudio

Mi vergogno di ammettere che, nonostante una laurea in Lettere ed una giovane età, fino a pochi giorni fa io non avessi idea di cosa fosse la “Twitteratura“.

Ero a conoscenza dei mini romanzi di Facebook, delle nuove interpretazioni che la critica attribuisce a ciò che viene condiviso online ecc, ma, se devo essere sincera, Twitter proprio mi mancava – sarà perchè lì non ho un account, chissà.

Sta di fatto che, dopo la scoperta, sono andata ad informarmi, scoprendo che al contrario dei fenomeni citati prima, qui ci sono regole e statuti ben precisi.

Si tratta, in effetti, di una comunità di persone che ha messo su un “gioco in tre mosse” – come recita il loro sito (www.twletteratura.org): viene deciso un libro e fissato il calendario di lettura dello stesso, che poi viene riscritto su Twitter usando i canonici 140 caratteri. In seguito  i vari tweet vengono raccolti insieme, in un tweetbook condiviso.

Semplice, pulito, intrigante. Edoardo Montenegro, uno degli autori del blog in questione, dice bensì che in realtà: “La Twitteratura non esiste, però esistono i lettori ed esiste Twitter.” Questo sarebbe dunque solo un nuovo modo di potere fruire della letteratura, coniandola attraverso la tecnologia con cui le persone – i ragazzi in particolare – sono più a loro agio rispetto che alla lettura integrale de I Promessi Sposi, uno dei libri su cui è stato condotto l’esperimento.

Cosa turba però le istituzioni accademiche o gli esperti del settore, come quelli che mi hanno messo al corrente di questo esperimento?

Probabilmente il riduzionismo a cui si va incontro con un metodo del genere; per quanto si sia sempre insistito sul “dono della sintesi” e sul dover carpire i concetti fondamentali che stanno dietro una storia quello a cui si rischia di andare incontro è una banalizzazione, non solo del contenuto, ma sopratutto della forma. Forse il punto chiave delle resistenze sta proprio qui: per quanto sia possibile sintetizzare il capolavoro di Manzoni con un divertente tweet post mortem della Mondella (“Gli uomini nel vortice della rivoluzione e io chiusa nel convento degli strani festini. Bella parità! #twsposi”) il contorno viene completamente a mancare.

La “Twitteratura” è indubbiamente un modo innovativo per avvicinare i ragazzi alla lettura dei classici e per alleviare la noia dell’esercizio scolastico; è un gioco interessante per chiunque si diletti nel leggere ed è anche, in un certo senso, un bel messaggio di diffusione della cultura attraverso il web. Quello che però, secondo me, non può essere è esser messa alla pari con la letteratura vera.

E’ una riscrittura della letteratura, è un gioco sulla letteratura, ma non è letteratura. Altrimenti sarebbe come se, nel citare una frase di un famoso autore, noi ci sentissimo gli autori della stessa. La frase di Montanegro in questo mi sembra però chiarissima: come contraddire che esistono i lettori ed esiste Twitter e che ci sono interessanti potenzialità nel poterli coniare insieme?

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