Lo stadio Olimpico e i campi di tennis del Foro Italico a Roma sono distanti poche decine di passi. Eppure in quella distanza c’è la fotografia della crisi del calcio italiano che, nemmeno per una finale giocata in casa e attesa come fosse l’atto conclusivo della Champions, riesce ad offrire uno spettacolo da sold out. La notizia che a una settimana dal derby la Lega Calcio ha dovuto aprire la stagione delle super offerte pur di riempire l’Olimpico è clamorosa. Non tutto lo stadio perché per questioni di sicurezza la capienza è stata ridotta a 63mila unità. Anche così, però, il derby non tira e a sette giorni dall’evento i biglietti staccati sono poco più della metà.
Colpa della crisi? No. Perché basta percorrere quelle poche decine di passi per arrivare ai campi in terra rossa del Foro Italico che quest’anno hanno sbriciolato tutti i record di presenze senza distinzione per giornata, partite in cartellone e orario. Insomma il tennis tira e il calcio no.
Fossimo nei dirigenti della Lega percorreremmo quei pochi passi cercando di capire come sia possibile che il derby della Capitale non riesca a riempire mezzo Olimpico costringendo alla vendita libera (dentro tutti con o senza tessera del tifoso) e alla formula ‘invita due amici’ come fosse un’amichevole qualsiasi.
Alla fine la cornice di pubblico sarà accettabile e, si spera, civile a sufficienza per dimenticare lo stucchevole tiramolla sull’orario. E anche le polemiche sul costo eccessivo dei tagliandi potranno essere archiviate, visto che la finale di Coppa Italia ha un costo medio (66 euro) nettamente inferiore a Copa del Rey (156 euro), FA Cup (91,5), DFB Pokal (80) e Coppa di Francia (70).
Resta la lezione da mandare a memoria. Semplicemente la gente sa che lo spettacolo sarà di pessimo livello, magari la solita rissa da saloon tra i giocatori invasati in campo, e che arrivare e uscire indenni dall’Olimpico potrebbe essere impresa non scontata. La sintesi dei mali del calcio italiano. Non servono workshop, seminari e studi affidati a grandi economisti. Basta mettersi in coda per acquistare un biglietto.