“Se vogliamo davvero rimanere quelli che siamo, non abbiamo altra scelta che cambiare.”
Le frasi che si possono scegliere in questo libro quali citazioni di riferimento, quali spunti da cui partire per una riflessione complessiva sul romanzo, sono davvero tante. Sono frasi importanti, sono frasi dove per esempio compare spesso la parola verità. Sono frasi brevi, dirette, esplicite, prive di doppi sensi. Ogni espressione è spesso una sentenza, inconfutabile, inappellabile, e quando non lo è diventa un coltello che affonda nella piaga, provocando urla disumane.
Il titolo sembra annunciare qualcosa di diverso. Indifesa, scritto da Giuseppe Cesaro e pubblicato da La nave di Teseo, ci annuncia una persona bisognosa di sostegno, di essere abbracciata e ce lo conferma la copertina, che scoprirete azzeccatissima. Tutto fa presagire sentimenti di accoglienza e tenerezza.
Indifesa è la figura di Andrea, protagonista del romanzo, bambino e poi ragazzo cresciuto in una famiglia “normale” che ora, adulto, ci racconta la sua storia, non proprio normale.
Ma per rimanere a questo vocabolo, normale, pericolosissimo se usato con scopi evidentemente offensivi, una delle cose da apprezzare di questo romanzo è il tatto, l’abilità, la misura con cui l’autore ci porta in situazioni che nulla hanno di consueto, ma nelle quali sembra di trovarsi a proprio agio, sereni, certo sorpresi anche ma più che impauriti, meravigliati.
Il percorso della storia di Andrea viene tracciato chiaramente all’interno dell’aula scolastica, tra i suoi compagni e le sue compagne, luogo e consesso di persone dove Andrea si trova sempre fuori posto, in costante e totale mancanza di sincronia, situazione che rispecchia un po tutta la sua vita. Come scrive Cesaro, lui è sempre in ritardo, è sempre fuori posto, e soprattutto non riesce, non può, non vuole o non sa adeguarsi. Non è facile poi in una scuola come questa, una scuola frequentata da persone altolocate, una scuola gestita da religiosi, che però hanno probabilmente dimenticato chi sono o chi dovrebbero essere, e sovvenzionata da genitori interessati più alle apparenze che alla sostanza.
Un gran brutto posto insomma per vivere ciò che sta per accadere ad Andrea, un brutto posto la scuola, un brutto posto non di meno la famiglia, non in quanto tale, ma la sua di famiglia, tristemente come tante altre.
“Tra le mura del cortile il tempo ignorava il tempo e non cambiava. E là dove i miei genitori erano convinti che fosse sempre primavera, abitava, invece, un inverno muto, gelido e spoglio.”
E’ un giorno qualsiasi, la maggioranza dei giorni è coperta da questa patina grigia, e all’interno di una delle tante gradazioni di grigio, succede l’imprevedibile. Preparatevi. Andrea non prende un tre, non viene trovato abbracciato ad una ragazza nei bagni della scuola, o a farsi una canna nello scantinato. Niente di tutto questo.
Niente sarà più come prima. Andrea è nel panico totale. Solo. Se prima non aveva amici, ora anche la minima possibilità di farsene uno è in serio pericolo. Se il rapporto con i suoi genitori era di una povertà assoluta, ora guadagnerà qualche possibilità in più con la madre, ma le difficoltà che aveva con il padre potrebbero diventare insormontabili.
“E’ curioso: i genitori si lamentano sempre che i figli non sanno quello che vogliono e poi, una volta tanto che se ne trovano davanti uno – due nel mio caso – che lo sa, gli dicono che si sbaglia.”
Dicevo all’inizio che in questo romanzo, ricchissimo e potente a livello psicologico, in alcuni passaggi quasi un trattato sulla materia, un paio di sedute di analisi al misero costo di un romanzo, dicevo appunto che le frasi pungenti sono numerose. Non c’è questa, “la speranza è l’ultima a morire”, ma succede, quando tutto sembra cambiato per sempre che un’amica si avvicini ad Andrea. Si. Sempre una donna. Di uomini sensibili non c’è traccia. Questa persona compirà gesti importanti, decisivi, che non posso nemmeno accennare. Il rapporto di Andrea con suo padre (la madre nel frattempo se ne è andata altrove, confermando la “normalità della famiglia normale) tarlo inestirpabile e devastante, posso svelare senza rischi che non avrà svolte, ma ad Andrea è data una possibilità di serenità, una possibilità di comprensione, un varco nella nebbia.
Concludo con due ulteriori, ficcanti frasi contenute nel romanzo “Indifesa”, nella speranza che convincano tante persone a leggerlo, più che le mie davvero inefficaci parole.
“E’ incredibile, pensavo, se la vita ci dà una seconda possibilità, nove su dieci la sprechiamo per vendicarci della prima.”
“Certi esseri umani sono come le armi da fuoco: tolti i proiettili, diventano ferraglia.”
Buona lettura. Claudio DP
Indifesa
Giuseppe Cesaro
La nave di Teseo
ISBN 978-88-9344-474-3
Pagg. 304
Euro 13,60