Paratesto:
C’è dell’altro oltre al libro che tieni in mano. C’è altro oltre la carta, la copertina, la lista delle persone che ci hanno lavorato e il testo scritto. C’è lo scrittore, direte voi, ovvio, c’è lo scrittore. Sì, c’è. E il lettore?
Testo:
Sera, Venezia, Rialto Libri. Sono le 19:35 circa, Raimo sta parlando da un po’, con sapienza. Si vede che è uno che sa perfettamente quello che fa, oppure è uno bravo a fingere. Alle 19:35 Raimo tira in ballo il lettore e a me sembra che si schiuda una porta tentuta sprangata per troppo tempo. Raimo fa un’operazione che per me ha del miracoloso, tende una mano verso il basso e porta allo stesso piano dello scrittore il tanto vituperato lettore. E, così facendo, contribuisce ad instaurare un dialogo tra le due parti che mi auguro sia proficuo.
“Le persone, soltanto le persone” esce a distanza di 10 anni dalla raccolta precendente di racconti che Raimo aveva pubblicato sempre con Minimum Fax. Il 2004 era stato l’anno di “Dov’eri tu quando le stelle del mattino gioivano in coro?” che avevo letto e che mi era piaciuto a tal punto che a) ho smesso di scrivere; b) ho ancora in testa un racconto in cui il personaggio principale rispondeva ad una chiamata di Nicoletta Strambelli in arte Patty Pravo. In mezzo altri lavori, tra cui “Il peso della grazia” un romanzo edito da Einaudi che ha avuto ottimi riscontri di pubblico.
Il suo ultimo lavoro editoriale è una raccolta di punti d’ingresso nella vita dell’essere umano, una sorta di carotaggio della materia che ci circonda. Solitamente non amo citare dei singoli racconti perché immagino che chi legge le mie parole si faccia l’idea che quelli che cito, implicitamente, vengano messi in una posizione di predominio rispetto agli altri. In questo caso vorrei correre il rischio perché l’empatia che ho stabilito con alcuni dei racconti ha sorpreso anche me.
In “Calvino contro Pasolini” sono stato catapultato in un universo letterario parallelo in cui tutto quello che so è stato sovvertito. L’immagine pacata che avevo di Calvino e quella più fumantina di Pasolini sono state disgregate e Raimo me ne ha costruita un’altra che quasi preferisco. Un’ucronia letteraria che mi ha fatto sorridere, ma che mi ha fatto anche riflettere sul ruolo della letteratura nella vita di tutti i giorni e mi ha fatto pure ricordare che anche io sono corso dietro ad improbabili sogni di gloria con la mai tesi di laurea (ma il ragionamento potrebbe essere esteso anche ad altri ambiti ed è valido universalmente).
“Le cose” è un racconto di una precisione chirurgica, breve, secco come le sterpaglie d’agosto. Ogni parola è indispensabile e l’ultima frase “alla fine le cose vanno come devono andare” produce un incendio.
Ora, qui, devo confessare che “Il gioco sbagliato” è senza ombra di dubbio il racconto che ho amato di più. Il racconto che rileggerò e che ricorderò. In parte, la magia, la compie il nome del personaggio del racconto. Christian Raimo scrive di un editor che lavora alla Minimum Fax che si chiama Christian Raimo e che scopre un romanzo (tra le pile dei manoscritti che arrivano in sede) in cui un’autrice utilizza il nome Christian Raimo per un personaggio accusato di un fatto molto grave.
Non mi capitava da tempo di finire un racconto e di sentire immediatamente nostalgia dei personaggi, di volerne ancora.
In questo racconto, la figura della scrittrice inizia quasi con l’essere un ossessione per il personaggio Christian Raimo (e infondo, anche altrove nel libro troviamo rimandi alle ossessioni, a pagina 110 ad esempio: che libertà è senza ossessioni?). Ha bisogno di sapere il perché lei ha usato proprio quel nome, perché lo ha tirato in ballo? Leggendo il racconto veniamo a scoprire come i pezzi si incastrano l’un l’altro e danno vita al quadro complessivo regalandoci, nella figura della scrittrice, uno dei personaggi più interessanti della letteratura contemporanea. Una donna affermata, padrona del proprio destino, perfettamente consapevole di se stessa, lucida, spietata quando attacca. Una donna vera dunque.
Raimo è capace di profondità che necessiterebbero di un uguale bravura per riuscire a coprendere appieno il suo talento. Ciò significa che, per quanto possa io sforzarmi di comprendere il suo lavoro lo farei solo da un punto molto più basso. Quindi, invevitabilmente, la mia è una visione parziale. Ho però scoperto che Raimo è, non solo uno scrittore, ma anche una persona con una certa apertura nei confronti del prossimo, o almeno è quanto è sembrato a me. Per cui mi auguro che, essendo io un lettore e lui lo scrittore, in qualche universo parallelo si instauri un dialogo su quest’opera che mi permetta di capire tutto. Tutto.
Coordinate:
Il fatto è che io di Minimum Fax ho imparato a fidarmi. Come ti fidi di un buon amico che magari non vedi spesso. Non ti chiedi nemmeno cosa abbia fatto nell’ultimo periodo, lo trovi per strada, vi sedete al bar e chiacchierate davanti ad un aperitivo. Succede così che, dopo un po’, mi capiti di leggere “Le persone, soltanto le persone” e riesca a ritrovare intatto lo spirito che ho sempre attribuito alle pubblicazione “Nickel” di Minimum Fax. Quella incredibile capacità di sondare il quotidiano tenendosi perfettamente lontani dalla banalità.
Christian Raimo (1975) è nato e cresciuto e vive a Roma. Ha studiato filosofia con Marco Maria Olivetti. Ha partecipato a diverse (meteoriche ma fondamentali) riviste letterarie romane: Liberatura, Elliot-narrazioni, Accattone – Cronache romane, Il maleppeggio – Storie di lavori. Ha tradotto per minimum fax Charles Bukowski e David Foster Wallace, e per Fandango il romanzo in versi di Vikram Seth The golden gate, insieme a Luca Dresda e Veronica Raimo.
Ha pubblicato per minimum fax due raccolte di racconti: Latte (2001) e Dov’eri tu quando le stelle del mattino gioivano in coro? (2004). E insieme a Francesco Pacifico, Nicola Lagioia e Francesco Longo – sotto lo pseudonimo collettivo di Babette Factory – ha pubblicato il romanzo 2005 dopo Cristo (Einaudi Stile Libero, 2005). Ha anche scritto il libro per bambini La solita storia di animali? (Mup, 2006) illustrato dal collettivo Serpe in seno. È un redattore di «minima&moralia». Nel 2012 ha pubblicato per Einaudi Il peso della grazia (Supercoralli).