Home Inchiostro - Recensioni di libri indipendenti e non. Maria Elena Cristiano – L’isola delle bambole

Maria Elena Cristiano – L’isola delle bambole

by Claudio Della Pietà
http://www.europaedizioni.it/1/l_isola_delle_bambole_maria_elena_cristiano_10809162.html

“…lo spiritista, in una sola giornata, era riuscito nell’impresa in cui decine di esperti e religiosi avevano miseramente fallito.”

Che rapporto c’è fra un’isola e delle bambole o meglio, perché si arriva a chiamarla isola delle bambole, sono le prime considerazioni che ho fatto quando ho avuto tra le mani il libro scritto da Maria Elena Cristiano, edito da Europa Edizioni: “L’isola delle bambole“.

Non ho speso troppo tempo a cercare una risposta. Ho aperto il libro e mi sono immerso come un sub che si lascia cadere in acqua dalla barca, girato di spalle, senza sapere cosa lo aspetta. Mi sono subito immerso nel vero senso della parola, sono stato avvolto dalle pagine, aggrovigliato, mi sono appeso ad ogni riga, righe che come liane di una giungla mi hanno lanciato ritmicamente dal lato della realtà al lato del paranormale e viceversa. Questa storia è un continuo testa-coda tra reale e paranormale, truffa e onestà, bugie e verità.
La maggior parte dei protagonisti è costituita da personaggi che forse pochi incontrerebbero volentieri. Si imbattono già dalle prime pagine in situazioni decisamente inusuali, ma dopo un paio di capitoli Fred, Joseph ed Edward, trovano uno strano equilibrio.
E quando sembra ben definito, ecco puntuale una sorpresa. Una folata di vento tenta di destabilizzare questa strana vita a tre, ma non è così facile.
Una volta tanto, la Tv spazzatura, con i suoi boriosi esponenti, è vinta. La sua forza spesso devastante, si scontra con qualcosa di molto più grande, più forte, con una maggiore capacità di ammaliare il telespettatore e tenerlo incatenato ed alienato sul divano, davanti al talk show. Non è più il tempo delle vuote chiacchiere, non stiamo per essere catapultati nella vuota isola dei famosi, non è per niente un’isola deserta. E’ piena di bambole, appese ovunque e mutilate.

“Ragazzi, stare con voi quasi non mi fa rimpiangere di essere morto.”

Sara, prima donna e ultima protagonista a entrare in scena, lei che della scena è sempre stata padrona, da una svolta determinante alla vicenda, alla storia che Maria Elena, chissà, forse voleva portare da un’altra parte, e invece tutti, Sara compresa, finiscono nell’isola.
Prenderà delle belle sberle anche Sara, ma il suo ruolo si scoprirà determinante.
Riassumendo: un gruppo di strani uomini, guidato da una donna inizialmente molto chiacchierona, ma a forza di girar pagine sempre più saggia e cosciente, insieme si fiondano sull’isola delle bambole e, dal momento in cui ci sbarcano, vuoi perché le liane ci sono davvero, vuoi perché il clima si fa sempre più teso, vecchi e nuovi attori, si trovano sbattuti da una lato all’altro di questo contenitore di storie. Ora sembra che la verità sia a portata di mano, ora si svela, paradossalmente, come il più grande miraggio.
Il lettore è partecipe di una caccia al tesoro dove non c’è un premio, e dalla quale non ti puoi tirar fuori. Nemmeno da morto.
Può essere pericoloso, ma consiglio di leggere questo romanzo nella densa penombra, quasi al buio, magari mentre piove. L’effetto sarà eccezionale.
La commistione di reale e paranormale, non magico attenzione che è diverso, questo dentro e fuori dalla verità non solo della storia contingente, ma della vita in sé, è una bella trovata, e a mio parere in alcuni passaggi l’autrice avrebbe potuto insistere ancora di più con quella quasi irrisione da parte di chi vivo non è più, verso chi vivo è ma apparentemente morto da tempo.

“Xochimilco al crepuscolo si tingeva di una suggestiva sfumatura di arancio dorato. Il sole inondava di fuoco liquido ogni angolo, strada, acciottolato e casa del borgo messicano, riportando indietro lo scorrere degli annidi almeno un paio di secoli. Una coltre di rassicurante immobilità era calata sulla città assopita e gli orrori della Isla, distante appena un chilometro, non potevano sembrare più lontani ed irreali. In un tramonto come quello, il male stesso sembrava irreale.”

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