Moscabianca edizioni è una casa editrice che ci sta regalando alcune pubblicazioni molto ben curate come Prisma, antologia di racconti di fantascienza giunta al numero due, Il codice delle creature estinte o Ballata di fango e ossa, per citare le ultime uscite. E poi c’è quest’antologia, Il lettore universale di Andrea Viscusi, che si fa leggere alla velocità della luce e contiene almeno tre gioiellini. Cominciamo dal racconto Il lettore universale, che ci racconta come potremmo cambiare il destino del mondo giocando con le parole (più o meno, mi si perdoni la stringatezza) e che evoca pure un racconto anti-nichilista di Ted Chiang. Il riferimento al geniale Chiang è obbligatorio visto il vezzo di Andrea Viscusi di aggiungere una spiegazione ai suoi racconti, che lo accomuna al più celebre e giustamente celebrato autore americano. Come nei libri di Chiang, va anche detto che il vezzo non disturba il lettore né pregiudica la lettura. Segnalo poi il racconto di fantascienza steam-western Piombo contro acciaio a Eldeberry Field, talmente dritto ed efficace che posso solo consigliare di leggerlo, senza aggiungere altro. Infine il mio preferito, Il raccolto, in cui Andrea Viscusi si dà da fare (molto bene) con il ribaltamento del punto di vista e ci sprofonda dentro un incubo molto ben raccontato, da cui ci si riscuote solo dopo un po’. Tutto il libro nel complesso è molto gradevole da leggere così come Moscabianca è una casa editrice da seguire senza indugi.
La Luna viola di Andrea Serra, invece è stato pubblicato di recente da Miraggi edizioni, una casa editrice che nel panorama indipendente è ormai una veterana e che seppure con un neo vistosissimo nel suo catalogo, e cioè la pubblicazione di un mio inutile & dimenticabilissimo librettino, continua a regalarci opere molto interessanti e, perché no, spiazzanti, spesso fuori dall’ordinario. Prendiamo questo La luna viola di Andrea Serra, autore che già ci aveva fatto sbellicare dalle risate con il breve ma densissimo romanzo Frigorifero mon amour, una persona lo sfoglia e si aspetta un secondo tripudio post-fantozziano di battute, un altro trionfo pirotecnico di risate, risatacce, risatone e risatine. E invece no, quel diavolo d’un Andrea Serra che cosa ci combina? Ci regala una fiaba dolcissima, e anche spiritosa, sulla paternità, che è pure un apologo filosofico con cui l’autore fa i conti con la sua vita, con la sua passione per la filosofia (e i suoi studi), con la famiglia e le fatiche connesse, con il precariato e le sue fregature. Certamente dopo decenni di narrazioni ombelicali in tutte le salse, è chiaro che raccontare i fatti nostri è impresa rischiosissima, ma ormai è altrettanto chiaro che uno di quelli in grado di farci morir dal ridere, commuoverci e appassionarci col racconto della sua vita ordinaria è il bravissimo scrittore-papà-filosofo-umorista Andrea Serra.