“Ah, ma a me il calcio non interessa”. Sì, però i Mondiali sono diversi. Impossibile restarne fuori: qualcosa, almeno i risultati, si viene a sapere. Contano gli anni, ogni edizione cadenzano la nostra vita. Sgranellati come i grani di un rosario segnano la nostra esistenza. Sono come una febbre, collettiva, una passione comune che brucia gli animi di noi uomini.
L’evento globale che caratterizza i nostri giorni. Il primo Mondiale che ricordo è Italia 90, quello delle Notti magiche, quello che avremmo voluto vincere. Sono legato a quella edizione, perchè in campo scesero quelli che erano i miei beniamini d’infanzia (il grande Higuita). E poi Baggio contro la Cecoslovacchia, tantissimo Schillaci e quella che per me era la papera di Zenga contro l’Argentina.
Mondiali vissuti con tantissimi parenti, come Usa 1994, vissuti a metà tra casa e mare. Roberto Baggio, il mio unico eroe, il mio beniamino. Lui è stato il ragazzo che mi ha fatto ballare di felicità, quelle lunghe corse a festeggiare verso il cancello di casa, quei chiassosi caroselli per le strade di Riccione. E poi la Finale. Vengo a sapere della presenza di Baggio mentre stavamo portando la pizza a casa: c’era nell’aria una strana atmosfera, non era quella del sabato del villaggio, ma tensione, attesa nervosa. Niente da fare, proprio Roberto sbaglia il rigore decisivo: vado a dormire e l’ultimo pensiero è “quando ricapiterà…”. Non lo potevo sapere.
Francia 98. Me li ricordo di meno. Esultanza per Vieri, sì, ma soprattutto Zidane contro il Brasile, quel Zizou che ammiravo come un bambino guarda il padre in azione. Con ammirazione.
E poi c’è Moreno. Nel 2002 avevo la Maturità, si doveva studiare ma si guardavano tutte le partite, tutte. Il gol di Del Piero contro il Messico scacciò l’incubo, l’arbitro lo incarnò. Fu un pomeriggio devastante. Incredibile.
Il 2006 è la risurrezione. Giorni pesantissimi per me, rallegrati solamente dall’Italia. Persi il cellulare nei festeggiamenti: era fantastico esultare tutti quanti assieme, per una occasione eravamo davvero un popolo. Un urlo in una casa, gli altri rincorrevano. Fui ebbro di gioia, adrenalina pura. La sospensione della realtà. Che poi si ripresentò.
Ci sarebbe anche SudAfrica 2010, ma i ricordi sono pessimi. Ce li ricordiamo tutti i Mondiali, i nostri Mondiali. Fanno parte della vita, regalano momenti indimenticabili. E’ vero, guardate con chi li state vivendo: ve lo ricorderete sempre.
PS Per me li vince la Germania.