Home Inchiostro Fresco - Recensioni di libri letti da Gianluigi Bodi Gli opinionisti – Mario Borghi – Testo teatrale

Gli opinionisti – Mario Borghi – Testo teatrale

by senzaudio
Opinionisti

Gli opinionisti è un testo teatrale, ma come sempre quando il teatro non si limita a semplice intrattenimento per gente che vuole uscire a cena, è qualcosa che mostra la propria radice letteraria ed è degno di essere letto in perfetta solitudine, senza platea palco e applausi.

Una donna delle pulizie riceve la visita di alcuni personaggi che le consegnano le loro opinioni e lei, dopo averle appese a dei palloncini, le libera nel cielo. E’ il telaio degli Opinionisti. L’azione drammaturgica è invece messa in moto dalla sparizione di una targhetta in ottone di un medico, e il Ragionier Taldeitali, tra un’opinione e l’altra, è il personaggio deputato a tenere desta l’attenzione su questa sparizione: parole incise su materiale prezioso che, una volta  sparite, liberano l’espettorazione delle parole nei personaggi in scena.

La Signora delle pulizie (delle pulizie interiori?), è una figura reale e ideale allo stesso tempo, una poco appariscente evocatrice di parole che sembra uscita da un film di Ferreri:

Non sono sposata e come passatempo – pagato, ovviamente – diffondo opinioni. Amo cantare in playback e ballare di fronte a platee invisibili, cioè esistenti nella mia fantasia. Spesso entro nei bar solo per poter andare in bagno e ballare da sola un veloce cha cha cha o un twist. Spesso organizzo feste cui partecipano solo persone esistenti nella mia mente.

Da lì, Gli opinionisti si dipana, elettrico e  giocoso. Apparentemente, come avverte la bella introduzione di Vincenzo Carboni, potrebbe sembrare satira, una critica sociale ai nostri tempi di sproloquio e tuttologi (in fondo, quella di opinion leader è una delle professioni (sempre che lo sia) più inseguite, e quella di spostare gli equilibri è ormai una sorta di ossessione) ma il testo di Mario Borghi non è solo questo. Le opinioni (in realtà: storie, idee e ossessioni in tre quarti, un danubio blu della parola) che ci vengono consegnate attraverso i monologhi dei personaggi, ciascuno con la propria peculiarità mentale e sintattica, sono degne di grande attenzione per intrinseca potenza immaginativa e per gli effetti collaterali provocati su chi legge.

Prendiamo il Poliziotto Alto, che ci racconta di come una mattina, nel bel mezzo della colazione, una frotta di perché (di tutte le fogge, di tutte le lingue) abbiano fatto irruzione nella sua abitazione e vi si siano accampati senza chiedere permesso. Come dei parenti indesiderati, hanno preso possesso della casa e, con una fisicità che non immagineremmo, si sono fatti puro tormento, chi attaccandosi alle sue gambe, chi impadronendosi di divano e telecomando, chi pomiciando sulla lavatrice. Ce n’è pure uno dall’abominevole (xché) grafia giovanilistica. Per il poliziotto è un vero supplizio, e anche se alla fine li scaccia, gli resta il dubbio tremendo che forse avrebbe fatto meglio a rispondere alle loro domande.

Una soubrette televisiva invece consegna alla Signora delle pulizie le accurate direttive (quali canti, quali coreografie, quali paramenti) per le proprie esequie, un rito articolatissimo di una moderna religione in cui la memoria prende il posto dell’anima.

Piano piano, un’opinione dopo l’altra, con l’arrivo della scrittrice famosa, il sociologo politologo e lo psicologo criminologo, tutto degenera in qualcosa dalle sembianze televisive, un format dello sperpero di parole senza contegno e redenzione. In questo momento si coglie chiaramente come gli opinionisti siano vittime di se stessi e come la loro gigantesca narcisistica miopia li porti a confondere la realtà, e mentre stanno dando vita ad un raggelante show, domandano a se stessi e alla stupitissima Signora delle pulizie in quale camera debbano guardare.

Alla fine, quando se ne vanno, e tutto sembra ricomporsi, l’ultimo opinionista, il Bello di Siviglia ex bello di Biella, invece di consegnare al lettore l’auspicato scioglimento drammaturgico, rilascia l’ennesima conferma che il verbo non può dare nessuna sicurezza:

“Che poi Carta Sì non è altro che l’anagramma di Caritas, lo avevate mai pensato?”

Ubriacati da una sequenza di personaggi rodariani e cortazariani, usciamo da Gli Opinionisti con l’unica certezza che solo il gioco teatrale potrà salvare la parola dalle sue nevrosi.


(Note tratte dal sito dell’editore) Sono nato a Sanremo (IM) il 19 luglio 1964, dal 1989 abito a Ozieri, un paesino in provincia di Sassari.
Tento di sopravvivere facendo l’imprenditore edile, sono sposato e ho una figlia nata nel 1993.
Mi piace l’arte in ogni sua forma, leggo moltissimo (collaboro anche come lettore/valutatore volontario con alcune realtà letterarie e sono tra i fondatori della S.P.E.C.T.R.E. – un insieme di lettori volontari da un’idea di Loredana Lipperini) e a volte tento di scribacchiare qualcosa.
Alcuni miei racconti appaiono su varie antologie sparse per il mondo. Ho scritto due pezzi teatrali – L’abbonamento alla TV e Gli opinionisti – che sono stati rappresentati in diversi teatri off di Roma; il secondo spettacolo, del quale il presente volume è il testo, è stato in cartellone per una settimana, al Teatro Sala Uno di Roma nel mese di gennaio 2017.
Ho tenuto alcuni corsi di scrittura e lettura creativa, ho curato la pubblicazione di alcune antologie e ho presentato diversi libri.
Ho un litblog assolutamente inutile e polemico all’indirizzo: www.stranoforte.weebly.com e gestisco l’agenzia (seria) di servizi letterari PB Servizi Editoriali (www.pbervizieditoriali.it).
Le cose dell’orologio – il mio primo romanzo, edito da Rogas Edizioni di Roma – ha ottenuto una menzione speciale (dopo avere ricevuto numerose recensioni positive su diversi magazine online) nel contest “Un libro per il cinema”, nell’ambito della rassegna “Cinema e libri”, presso l’Isola del Cinema di Roma nel mese di luglio 2016 ed è stato ospitato, nel mese di agosto 2016, nella trasmissione Fahrenheit, su RaiRadio3.
Ho scritto, prima che chiudesse, sul canale cultura del portale Tiscali e collaboro con il giornale online Sassari City, di Luca Losito.
Sono abbastanza irriverente e anche un po’ – ma proprio poco – egoista e altrettanto cialtrone.
Tutto il resto, per me, è solo fuffa.

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