Home Inchiostro - Recensioni di libri indipendenti e non. IL CAMPIONE CHE VOLEVA ESSERE MALDINI. PARTE SECONDA.

IL CAMPIONE CHE VOLEVA ESSERE MALDINI. PARTE SECONDA.

by senzaudio

Spesso sono i difensori ad avere gli incubi di notte: “domani devo giocare contro Ronaldo: e come faccio a fermarlo?” Esistono dei giocatori che ti incutono timore al solo pensare di doverli affrontare: sono forti, agguerriti, veloci, concentrati. Non si può sbagliare. Ecco, se io fossi stato un attaccante non avrei mai voluto incontrare sulla mia strada un difensore come Carles Puyol, perché saprei di avere di fronte uno che mi farà sudare qualsiasi pallone toccato.
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Puyi in campo si trasforma, come capita ai guerrieri, quello che in fondo lui è; fuori è uno che studia yoga e Pilates, mangia il suo cibo preferito giapponese con le bacchette: Carles è un ragazzo riservato, tranquillo, schivo, vive lontano dai riflettori e da qualsiasi polemica. In campo si trasforma diventando quel “rompicoglioni”, come lo definiscono gli stessi suoi compagni, capace di non mollare la presa per tutta la partita: parla, è una radiolina continua, borbotta, non vuole che la sua squadra molli di un centimetro; è un vincente Puyi, non ama le esultanze spettacolari dei suoi compagni, è un uomo di sostanza: lo chiamano Braveheart, Lionheart, Caveman o Tarzan: lo amano per il suo stile di gioco e lo deridono per il suo aspetto.
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Non ci sarebbe stato il Barcellona di Guardiola – la squadra più forte degli ultimi venti anni – senza il proprio capitano; i compagni attaccano, sapendo che dietro c’è un colosso veloce capace di mettere quasi tutte le pezze. I blaugrana concedono il contropiede affidandosi alle capacità difensive di Puyol: rapido, esplosivo, agguerrito, tatticamente sublime. Con lui a fianco, Piqué è diventato Piqué formando una coppia perfetta: così diversi, così complementari in campo; elegante, fighetta, tecnico uno, bruttino, rozzo, aggressivo l’altro.

Ha vinto tutto Puyi, cavalcando da protagonista assoluto l’epopea del Barcellona e della Spagna, capace di risultare protagonista con il gol in semifinale nei Mondiali 2010 (di testa su corner del suo amico di una vita calcistica di nome Xavi).

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Non c’è parte del corpo che non si sia infortunato, perché nelle partite Puyol mette tutto se stesso: senza nessuna paura. E’ un guerriero, le partite quindi si affrontano con il massimo impegno e generosità sacrificandosi; ora il corpo ha detto basta, troppi dolori, non riesce a essere fino in fondo Maldini, non riesce a chiudere con il suo Barcellona: forse un po’ trascurato dal nuovo corso, ma la storia l’ha scritta. Come questa lettera mandata al suo mito nel giorno del ritiro dal calcio. Questo è Carles Puyol, il capitano del Barça, l’uomo che lascia alzare la Champions al cielo al compagno Abidal reduce da un tumore.

Caro Paolo. So che tutti noi giocatori finiamo, prima o poi, con l’appendere le scarpe al chiodo però, in realtà, io credevo che tu non lo avresti mai fatto. Sei il grande Maldini, quello che non si spegne. Nemmeno a quarant’anni avevi perso il tuo istinto competitivo.

Hai iniziato a giocare tra i professionisti quando io ero ancora un bambino e non ho mai smesso di ammirarti. Dicono che via via che si cresce i miti cadono. Con te mi è successo tutto il contrario. La mia ammirazione verso di te non ha fatto altro che aumentare col passare del tempo.

Ho ammirato di te i tuoi concetti difensivi, la tua posizione, la tua (sempre sportiva) aggressività, la tua maniera di fermare i rivali, cercando di adattarti alle loro caratteristiche per neutralizzarli, la tua versatilità… Però soprattutto ho ammirato la tua maniera di vivere il calcio, sempre intensamente e con una sportività esemplare, che io umilmente ho cercato di far mia nel Barca. Non hai mai fatto una dichiarazione fuori luogo e nemmeno ti ricordo facendo una entrata scorretta. Hai dimostrato che per essere uno dei migliori difensori della storia non ti è mai servito ricorrere alla violenza. Hai nobilitato il lavoro di noi calciatori che non facciamo gol.

Come vedi (e come già sai) sei stato un punto di riferimento per me. Uno specchio. Mi hai dimostrato che qualsiasi sia la partita il giocatore ha l’esigenza di buttarcisi completamente con i suoi cinque sensi. La tua regolarità è stata premiata con una montagna di titoli, hai reso al massimo livello per tanti anni nel Milan, un grande club, cosi come nella nazionale italiana, e questo non è per nulla facile. Adesso che ti ritiri dal calcio mi lascia l’amaro in bocca il fatto che non potrò realizzare uno dei miei sogni: giocare accanto a te.

Alla fine, il calcio non sarà lo stesso senza Maldini. Davvero. Non solo ci perde il Milan col tuo ritiro. Ci perdiamo tutti quelli che ti abbiamo ammirato e che ti ammireremo sempre. Ti auguro un futuro pieno di felicità. Moltre grazie per quello che hai dato al calcio e per essere come sei.

Carles Puyol
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