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Breve storia della pentola a pressione.

by senzaudio

Le origini della pentola a pressione

Le origine della pentola a pressione

La storia della pentola a pressione inizia prima della pentola a pressione. Inizia con il vapore.
Già verso il II secolo ad Alessandria D’Egitto venivano utilizzati, sembra, dei sistemi di cottura basati sulla pressione.
Poi, per qualche secolo, la cosa si è fermata lì, evidentemente non c’erano sperimentatori interessati alle sottili meraviglie della cottura a vapore. Tutto si ferma.
Fino a che un abile signore di nome Denis Papin (non un parente del giocatore a quanto ne so) si rimbocca le maniche e crea un prototipo della prima pentola a pressione. Questo succede verso il 1679. Il prototipo dell’ingegnoso Papin, che lui chiamò digesteur (perché secondo l’inventore la pentola aveva il potere di rendere più digeribili i cibi), però non ebbe successo, non se lo filò nessuno. La sua idea era di fare in modo che la gente disagiata riuscisse a trarre nutrimento anche dai cibi più poveri, come le ossa, ma la sua invenzione era un po’ troppo costosa per essere acquistata da chi ne avrebbe fatto buon uso. Ma in un ambito più trasversale che attraversa tutte le classi da quella più agiata a quella più sfortunata, troppa innovazione tutta in una volta era troppo per il glorioso popolo francese.
Passano altri secoli come se nulla fosse e finalmente gli irreprensibili tedeschi della Silit rimettono mano alla cosa. Sfortuna vuole che inizino a commercializzare il loro modello attorno al 1927, in piena età turbolenta, tra una guerra e l’altra. Ed infatti, la forte domanda di metallo e di mano d’opera, nonché di fabbriche, per produrre il massimo sforzo bellico, dirotta tutte le risorse della Germania verso la produzione d’armi. Si pensa, a torto o a ragione, che la gente possa continuare a mangiare il proprio cibo come l’ha mangiato fino ad ora e cioè senza vapore. La fine della seconda guerra mondiale sblocca la situazione. Con l’avvento dell’acciaio inossidabile il panorama cambia. Boom. In Germania la vendita delle pentole a pressione si impenna e in Francia, che se devono fare le cose le devono fare meglio e che comunque la pentola se la sono inventati loro, la ditta SEB brevetta un modello migliorato. Ah, e visto che c’erano gli cambiano pure il nome, diventa cocote minute.
Ormai però la linea è tracciata, dagli anni cinquanta in poi si assiste alla nascita di modelli di pentola a pressione sempre più nuovi e moderni, con un attenzione maniacale al design e all’ergonomica. Una volta che lo scopo primario, quello di cucinare con il vapore, era soddisfatto, ci si concentrò sull’aspetto esteriore. Funziona sempre così.
E Papin? Papin, che non era uno sprovveduto, ma un fisico, non rimase con le mani in mano. Per lui la pentola a pressione fu una parentesi, ma da qui partirono le sue idee sul funzionamento del motore a vapore. Pare infatti che proprio grazie agli studi che aveva condotto per cucinare in modo più leggero gli sia venuta l’idea del sistema cilindro-pistone. Quindi, dobbiamo ai suoi studi gran parte del progresso industriale e tecnologico di cui possiamo godere al giorno d’oggi.
Finisce qui la storia della pentola a pressione? La risposta è no. Oltre alle mille varianti estetiche, la continua spinta tecnologica ha reso la pentola a pressione un oggetto all’avanguardia. Sono ormai comuni modelli dotati di display e di funzioni sempre più avanzate.
Ma l’ingegno umano non si esaurisce mai. Ecco che ci si arrovella per trovare modi diversi per usare la pentola a pressione. Qualche burlone decide di utilizzare la nostra amata pentola per improbabili gare di Curling. Altri si cimentano in gare di lancio della pentola a pressione. Non c’è limite alla fantasia umana.
Ed è proprio partendo da questo principio che alcune menti sopraffine, decidono di utilizzare la suddette pentole come involucri per costruire ordigni esplosivi artigianali. Ecco, la parabola è completa, da strumento per facilitare la digestione dei cibi più pesanti a strumento dispensatore di morte.
Nella prima edizione di un giornale “ufficiale” di al-Qaeda qualcuno aveva scritto un articolo “Make a bomb in the kitchen of you mom”- Costruisci una bomba nella cucina di tua madre. Non lo trovate quasi dolce? Mamma, mi presti la pentola a pressione che ci faccio una bomba da portare a scuola?
Già nel 2004 il DHS (Department of Homeland Security) si diceva preoccupato dell’utilizzo di dette pentole nei campi di addestramento terroristi in Afghanistan. Il già citato DHS riferisce di numerose trame sotterranee per colpire obbiettivi sensibili sia in Asia che in Europa. Nel 2010 a Stoccolma fortunatamente uno di queste bombe casalinghe non esplose e l’attentato suicida sfumò. Nello stesso anno fallì anche un attentato a Time Square a New York, la pentola era stata messa dentro un SUV, ma fortunatamente qualcosa andò storto e non ci furono vittime. Il DHS, in un bollettino informativo ci aiuta a capire meglio con cosa abbiamo a che fare.
“Tipicamente, queste bombe sono realizzate mettendo TNT o altri esplosivi in una pentola a pressione e collegando una capsula esplosiva nella parte superiore della pentola stessa. La dimensione dell’esplosione dipende dalla dimensione della pentola e dalla quantità di esplosivo collocato all’interno. Le bombe pentola a pressione sono realizzate con materiali facilmente reperibili e possono essere semplici o complesse, in base a quello che decide chi le costruisce. Questi tipi di dispositivi possono essere attivati utilizzando componenti elettronici semplici, tra cui, ma non solo, orologi digitali, telecomandi per garage e cancelli, telefoni cellulari o cercapersone. Essendo un comune utensile di cottura, la pentola a pressione è spesso trascurata quando si perquisiscono i veicoli, le residenze o si controllano le merci che attraversano le frontiere degli Stati Uniti.”
A Short Recent History of Pressure-Cooker Bombs
Evidentemente, può cambiare la frontiera, ma il concetto è lo stesso.
Il concetto è che l’ingegno umano non ha limiti e cerca sempre di trovare modi per far fare dei balzi in avanti alla civiltà. Purtroppo, per un balzo in avanti, ce ne sono sempre un paio indietro.
La strada verso il progresso è unica e le escursioni fuori pista rientrano nel gioco.

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