Addio a Cesare Segre

by senzaudio

Lunedì mattina, 17 marzo 2014. Chiunque apre un giornale trova un articolo in memoria di Cesare Segre, morto il giorno prima, domenica 16 marzo, a Milano, all’età di 86 anni. Il mondo della cultura, della letteratura, celebra la scomparsa di un grande.

Cesare Segre ha fatto parte – e sempre la farà – di quella categoria di persone che non possono esser definite esclusivamente con una qualifica. Non era un filologo, non era un semiologo, non un critico né uno scrittore, ma tutto questo insieme a molto altro. Arrivato alla carriera accademica giovanissimo – aveva ventisei anni quando si è seduto per la prima volta in cattedra a Pavia, professore di Filologia romanza – si è sempre diviso tra essa e quello che per un letterato è il lavoro “militante”, ovvero la critica, la scrittura attiva e partecipativa.

Enumerare le opere o gli interventi di Segre sarebbe un lavoro troppo lungo e forse nemmeno troppo interessante per i non addetti al mestiere; perché abbia deciso di dedicare a lui il mio primo post su Senzaudio, però, va oltre la notizia della sua morte e il dovuto omaggio che, da studentessa, voglio porgli.

Segre non è solo uno dei tanti letterati del Novecento – certo, uno tra i più importanti, come negarlo – a cui uno studente di Lettere guarda ammirato, quasi contemplandolo da lontano, aspirando a diventare anche solo la metà di quello che egli era, né tantomeno è solo un libro in più sullo scaffale di una biblioteca; Cesare Segre è bensì emblematico rappresentante di un certo modo di pensare la letteratura e la società. Sto parlando di una mentalità lucida, acuta, sempre ricca di spunti anche a leggerla da “profani”.

Una sua frase, riportata in uno degli articoli celebrativi di lunedì – per la precisione da Paolo Mauri, ne La Repubblica – è forse più chiara di tante parole: «Oggi la seduzione della totalità è appassita e ci può inoltrare nella foresta letteraria seguendo sia la segnaletica ufficiale, sia richiami d’altro genere: l’importante è raggiungere in qualunque modo una qualche gratificante o esaltante, comprensione.»

A tutti quelli che vogliono raggiungerla attraverso di lui il mio consiglio è quello di leggere Dieci prove di fantasia, personalissima e fantasiosa reinterpretazione delle più grandi storie e personaggi della letteratura. Perché chi non ha mai voluto leggere un’intervista a Cesare?

 

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