Io e Richard Brautigan ci conosciamo ormai da più di quindici anni. Erano appena iniziati gli anni 2000 quando, per motivi che ricordo vagamente, ho messo le mani su “La casa dei libri” (un titolo, se vogliamo, un po’ infelice). Subito dopo ho letto tutto quello su cui sono riuscito a mettere le mani. Poi il silenzio, il vuoto. Fino a qualche giorno fa quando nella cassetta delle lettere il postino è riuscito a farci stare “Willard e i suoi trofei di bowling” edito da Minimum Fax. Certo, il postino, anzi, la postina, ha mostrato una certa sapiente maestria nell’infilare la busta attraverso la fessura senza corrompere in alcun modo la bellezza di questo libro, considerando anche il fatto che i trofei di bowling sono pure tanti e occupano spazio e che Willard c’ha un naso niente male.
Willard è quel pappagallo che vedete in copertina, un pappagallo finto che troneggia attorno ad una serie di trofei di bowling che non ha vinto lui e che non appartengono nemmeno a chi, in quell’appartamento, ci vive. Di chi sono dunque questi trofei? Sono dei fratelli Logan. Tre fratelli appassionati di bowling che diventano presto professionisti di questo sport, bravi al punto da riempire una bacheca con i trofei vinti. Ci sono anche le tre sorelle Logan che sono anche loro molto dotate nel loro campo. I tre sono ragazzi esemplari, tutte le mamme del paese li vorrebbero al fianco delle loro figlie e loro sono dediti al bowling. Poi una sera tornano a casa dal cinema e i trofei sono spariti. I tre hanno una missione adesso, ritrovarli. Il lungo cammino verso il ritrovamento li imbarbarisce, li allontana da ciò che erano, al punto che viene da chiedersi se il bowling non fosse solo un’attività a loro necessaria per mantenere il controllo e non lasciarsi andare ad una spirale di violenza.
Parallelamente abbiamo la storia di due coppie. Due coppie che vivono nello stesso complesso, una al primo piano, l’altra al secondo. Constance e Bob vivono al primo piano, la storia che ci viene raccontata da Brautigan è quella di un gioco erotico. Una pratica bondage di lieve entità, una pratica che non soddisfa più nessuno dei due perché nessuno dei due ha più il coraggio di dire all’altro cosa vorrebbe e cosa non vorrebbe fare. Ma questa mancanza di espressione di volontà non si limita solo all’ambito sessuale, ricopre ogni cosa. I due si parlano ma non comunicano, la situazione, è bene evidente, gli sta sfuggendo di mano. Al piano di sotto abitano Pat e John, una coppia all’apparenza perfetta che sembra in antitesi con Constance e Bob. Bon passa le giornate a leggere un antologia che raccoglie frammenti di poeti greci antichi, Pat se ne va al cinema, Constance resta legata e imbavagliata al letto a lamentarsi del fatto che Bob non riesce a fare bene nemmeno quello e John se ne sta nel salotto a contemplare Willard e i suoi trofei.
Alla fine entrano in gioco i tre fratelli Logan (le sorelle invece continuano a battere record nel loro campo) che ricevono una soffiata. Sono diretti verso il complesso in cui abitano le due coppie. Forzano la porta d’ingresso, al buio devono capire quale strada prendere. Entrare e uccidere, perché ormai non possono fare altro. Uccidere. Chi? E Willard che dirà?
Ritrovare e ritrovarsi nella scrittura di Richard Brautigan dopo più di tre lustri ha sempre il suo fascino. Nella sua scrittura percepisco sempre una certa fragilità, una fragilità che non riesco a fare a meno di mettere in relazione con il suo suicidio. L’uso delle metafore in Brautigan è capace di creare scoppi improvvisi di luminosità che abbagliano. In una riga riesce a mettere assieme elementi così distanti da non poterli quasi immaginare assieme eppure ogni volta si scopre che ha ragione lui. La visione che Brautigan aveva del mondo è una visione pura, in cui l’energia delle cose le richiamava una all’altra. C’è sempre nei suoi libri, una vena di malinconia, un destino ineluttabile, la speranza che le cose possano cambiare pur sapendo che non cambieranno mai.
Incontrate Brautigan! Ritrovatelo, scopritelo, disseppellitelo da dove lo avevate sotterrato.
Traduzione di Pietro Grossi.
E le sorelle Logan?, direte voi. Loro lasciatele perdere.
Richard Brautigan (1935 / 1984 ) morto suicida a soli quarantanove anni, è stato un’icona del movimento hippie. Tra i suoi libri più famosi, oltre ad American Dust, vanno segnalati Il generale immaginario, Pesca alla trota in America, 102 racconti zen.