Parto con un’annotazione che immagino non abbia poi questo gran valore intellettuale. Per certi versi e in alcuni punti di “Fila dritto, gira in tondo” di Emmanuel Venet mi è sembrato di leggere le gesta del cugino francese di Sheldon Cooper che gli amanti delle serie TV conosceranno come protagonista di “The big bang theory“. Ed è proprio in quei momenti che mi sembrava di essere all’interno del “Fila dritto”.
Andiamo avanti con metodo. A racconta la storia è un narratore affetto dalla Sindrome di Asperger, quindi all’interno dello spettro dell’autismo. Come succede spesso in questi casi, chi è affetto da Asperger ha alcune mancanze nella sfera delle relazioni sociali e ha alcune competenze molto sviluppate che diventano, ia volte, delle vere e proprie ossessioni. Nel caso di “Fila dritto, gira in tondo” il nostro protagonista è un grandissimo giocatore di Scrabble, un appassionato di disastri aerei ed è molto abile nel produrre liste infinite di nomi e cose. C’è però un’altra caratteristica che lo rende molto particolare, il rifiuto di tutto ciò che non corrisponde ai fatti.
Di questa ultima peculiarità, nel romanzo, ne fa le spese la famiglia. Partendo dal funerale della vecchia nonna che viene definita, da chi parla dal pulpito, centenaria, anche se, ci tiene a precisare il nostro narratore, la nonna è morta una settimana prima di compiere i cento anni e quindi tecnicamente non può vantarsi di un titolo che non le spetta; per arrivare a vivisezionare i rapporti tra i vari membri della famiglia, cugini, zie, genitori. Tutti immischiati in una finzione, spesso conservata ad arte per non soccombere alla disperazione quotidiana, che però viene percepita con fastidio e quindi demolita frase dopo frase per amore della verità.
E l’amore che il narratore prova per Sophie Sylvestre, una vecchia compagna di liceo, e che dura ormai da trent’anni è un’altra delle caratteristiche fondamentali di questo libro. Non vorrei fare spoiler quindi cercherò di aggirarmi con circospezione attorno alla questione in oggetto. L’arco narrativo riservato a questo rapporto amoroso, definito platonico e portato avanti a distanza, viene via via reso più concreto da una serie di elementi che si aggiungono, che inizialmente vengono quasi lasciati cadere per caso, ma che poi si accumulano fino a mostrare una grande verità che il narratore si rifiuta di concepire. Qui si produce un cortocircuito. La verità che tanto viene amata se riferita agli altri, non viene concepita se riportata a sé stessi. Questo è il punto del libro che più o amato, svelare un’ipocrisia senza rendersi conto di esserne parte.
Il libro di Emmanuel Venet è scritto molto bene e, forse non servirebbe che lo dicessi (ma lo dico ugualmente), il fatto che il protagonista sia affetto dalla Sindrome di Asperger è funzionale alla storia e non è un inutile tentativo di acchiappare il pubblico. Il tema principale, secondo il mio parere, ha a che fare con il potere che ha la parola di creare la realtà che vogliamo far passare agli altri. Il narratore ha idee molto chiare, non smette di farcelo notare pagina dopo pagina, finché a un certo punti siamo totalmente convinti che il suo punto di vista sia l’unico degno di considerazione. I comportamenti di dubbio gusto dei parenti, la zia scroccona, la parente perennemente a dieta che non ha risultati tangibili e la nonna morta che in vita ha tradito il marito senza portarne la colpa sono parti di un discorso complesso di cui noi conosciamo solo una parte. E il finale ci ricorda ancora una volta che dare giudizi sugli altri è un compito di cui dovrebbe imparare a temere la complessità.
Traduzione di Giuseppe Girimonti Greco e Lorenza Di Lella.
Emmanuel Venet è nato nel 1959 a Lione, dove esercita la doppia figura di scrittore e psichiatra. Dando prova di una straordinaria varietà di ispirazione, che gli consente di spaziare dal saggio al poema, per arrivare al romanzo, pubblica opere letterarie dettate da una profonda riflessione sull’interiorità, in particolare sulle implicazioni psichiche e psicopatologiche della creatività. Ama insomma il pizzico della leggera follia e il tocco della vera Letteratura. In Francia, è pubblicato dalle eleganti edizioni Verdier, Gallimard, Lattès e La Fosse aux ours. Ha ottenuto prestigiosi premi letterari, come il Prix de la Parlotte, il Prix Rhônes-Alpes e il Prix du Style. Fila dritto, gira in tondo è la prima opera pubblicata in Italia.