Terminato il Natale, terminati i tanti brindisi? Non proprio, anche perché brindare alla salute è sempre un buon motivo per sorridere e star bene con chi ci sta accanto. Ecco, terminata la frase stile poeta alternativo impegnato nello scrivere il lunedì mattina, posso tranquillamente affermare che non alzerò calici per un tempo che va dai 2 ai 45 anni. Motivo? Bello brindare, ma il fisico non regge ai tanti fiumi di alcool. Ad esempio si potrebbe festeggiare un importante evento in una “strana” maniera. Fate finta di non aver letto, specialmente se siete georgiani. In Georgia , infatti, esiste una fondamentale usanza che riguarda il brindisi. Pensate, per ogni pasto i cittadini del bellissimo Paese transcaucasico, alzano i bicchieri da 20 a 30 volte. Vino, birra, purché sia alcolico, il tutto avviene con tranquillità e tra le risate dei “partecipanti”. Non siete georgiani, ma vi trovate ugualmente nello stato che confina con il Mar Nero? Nessun problema, il brindisi è anche vostro. Buona bevuta e “giù i pensieri su i bicchieri”…
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“Sono tutte uguali”. Quante volte ascoltiamo questa frase, detta e ridetta un miliardo di volte, da persone evidentemente prive di quel senso logico che servirebbe nella vita. Non sono tutte uguali, invece, perché può capitare di essere piacevolmente sorpresi da una serie di episodi che possono far riflettere tutti. Ci si aspetta la solita risposta a una precisa domanda e, invece -per fortuna aggiungerei io- si possono scoprire delle cose inattese, ma bellissime. Non la solita monotonia, che fa male a tutti, soprattutto alle emozioni che, con il passare del tempo, possono perdersi senza nessun accorgimento apparente. E’ veramente incredibile andare a scoprire delle qualità in due occhi, in un viso durante una stagione qualsiasi, che sia autunno, inverno, primavera o estate. Le tendenze degli ultimi tempi vanno a mettere in risalto delle “manie di protagonismo” che finiranno nel dimenticatoio con l’avvento di nuove mode. Non si fa più caso a un sorriso, a un discorso serio, a un’espressione positiva, perché la società odierna viaggia di pari passo con le stupide voghe che, ormai, stanno portando alla rovina il mondo. Le persone possono meravigliare, sia in positivo che in negativo, quando meno te l’aspetti, quando crediamo di aver capito tutto della vita, con tutti i problemi che ci attanagliano nel corso della quotidianità. A tal proposito ho trovato stupenda la citazione ascoltata nel telefilm Grey’s Anatomy: “Comunicare. È la prima cosa che impariamo davvero nella vita. La cosa buffa è che più noi cresciamo, impariamo le parole e cominciamo a parlare e più diventa difficile sapere cosa dire, o peggio ottenere quello che davvero vogliamo. E alla fine della giornata ci sono delle cose delle quali non si può fare a meno di parlare. Certe cose semplicemente non vogliamo sentirle, e altre le diciamo perché non possiamo più tenerle dentro.
Per certe cose non servono parole, certe cose si fanno e basta. Alcune cose si dicono perché non si ha altra scelta. E alcune cose le lasciamo dentro noi stessi. E non accade molto spesso ma di tanto in tanto alcune cose semplicemente parlano da sole”. Dunque, la tendenza del “sono tutte le stesse” decade spontaneamente anche perché comunicare è fondamentale in tutto. Che poi, il sottoscritto quella stringa non l’ho mai detta e pensata. Semplicemente questa moda andrebbe radiata dal mondo perché le cose belle esistono.
Mode, tendenze inutili, dannose per il corpo umano e non solo? Ecco siete nel posto giusto, ma attenzione a non rimanere impressionati da alcune immagini che il sottoscritto le definirebbe poco carine, tanto per essere delicato nei giudizi. Lunedì scorso ho trattato l’argomento “Meggins”, ovvero i leggings per uomo che tanto hanno fatto discutere. Oggi, in un normalissimo pomeriggio estivo, nel quale io dovrei essere al mare (invece son qui con voi), vi parlo di una tendenza nata in Olanda, mica in un Paese qualunque. Di solito, quando un uomo, una donna, un adolescente vede un gioiello in una vetrina di un negozio, decide di entrare, di misurare tale oggetto sul proprio braccio (se si tratta di bracciale), sul proprio orecchio (se si tratta di orecchini) e via dicendo. Insomma, in posti normali e “storici”, se così posso definirli.
Nei Paesi Bassi, invece, esiste la mania di applicare piccoli gioielli negli occhi. Si, avete capito bene, nell’occhio, come una sorta di tatuaggio, ma con risultati pessimi. Immaginate di parlare con una persona che ha nel bulbo oculare un pezzo di metallo? Questa tendenza, nata da circa 10 anni, ma che si sta diffondendo in questi ultimi mesi, ha già allarmato gli oculisti, preoccupati da tutto questo. Che dire, non c’è limite al peggio.
Da agosto 2013 è divenuto il fenomeno che sta spopolando in ogni parte del mondo, con migliaia e migliaia di scatti che rappresentano a pieno l’attuale momento che sta attraversando il globo terrestre. Si, sto parlando dei selfie, in lingua italiana chiamati autoritratti fotografici in virtù dell’uso di palmari, fotocamere digitali e telefoni cellulari di ultima generazione. Non tutti sanno che il termine citato pocanzi è nato nel 2005, evolvendosi con l’innesto di smartphone e social network, come Facebook, Twitter, Instagram, che hanno fatto accrescere l’interesse della popolazione mondiale nei confronti dello scatto fatto “ad personam”. Addirittura lo scorso anno il celebre Museum of Modern Art ha presentato una mostra soprannominata “Art in Translation” nella quale migliaia di visitatori usufruivano di una fotocamera per immortalare se stessi in uno specchio dalle grandi dimensioni. Il selfie, oramai, ha contagiato anche i personaggi famosi dello spettacolo. Come non citare Ellen Degeneres, conduttrice dell’ultima notte degli Oscar, brava a voler a tutti i costi un super-selfie con delle star di Hollywood come Brad Pitt, Angelina Jolie, Meryl Streep, Julia Roberts e Kevin Spacey. La foto ha ricevuto, in pochi giorni, la bellezza di oltre 2 milioni di click, superando di tanto l’autoscatto di Barack Obama, fermo a quota 800mila condivisioni.
Ma non solo vip, anche nella vita reale siamo accerchiati da foto scattate in ogni luogo. In qualunque stanza di una casa, all’aperto, al parco, il selfie è come un figlio nato da poco ma a cui tutti vogliono un gran bene. Ma i selfie perché esistono, perché sono diventati famosi in poco tempo? Domande a cui nessuno, forse, ha mai pensato, anche perché, parliamoci chiaro, non è un grosso problema per l’umanità. Gli autoscatti esistono, secondo me, in virtù di una tendenza sempre più frequente di mettersi in mostra. Tendiamo a fotografare la nostra vita, ogni singolo secondo della nostra esistenza per attirare l’attenzione di chi naviga su internet. A volte non è un bene fotografarsi in bagno, ad esempio, con le labbra socchiuse come una sorta di canotto in balia delle onde. Oppure è altrettanto sbagliato, sempre stando al mio parere, scattare foto a cani, gatti e altri animali, ignari di quello che il padrone, o qualcun altro, sta per fare. E’ egocentrismo vero e proprio, che porta alla ribalta il dovere di far parlare di se stessi in un momento qualunque di una normalissima giornata quotidiana che, secondo i canoni moderni, deve contenere sempre e comunque uno scatto fotografico. Anche io, non lo nascondo, fino a poco tempo fa ero accecato da questa nuova moda, “autoscattando” il mio viso “poggiato” su uno sfondo composto da cielo azzurro e alberi. Poi mi sono chiesto “perché faccio tutto questo?” e ho smesso. E voi, per quale motivo amate i selfie? Vi avviso, non mi venite a dire “perché anche Fiorello fa la pubblicità”. Intesi?