Diventare genitori è allo stesso tempo bellissimo e molto faticoso. Esistono milioni di manuali che cercano di spiegare come fare per riuscire nell’impresa nella maniera più naturale possibile. Asettiche parole per descrivere momenti e situazioni unici, con l’illusione che tutto sia in realtà molto semplice e naturale. Tecniche scientifiche per crescere un bambino o una bambina nel migliore modo possibile, cercando di ottimizzare ogni secondo, ogni istante e renderlo perfetto.
Jerry Stahl nel suo libro “Stronzate che capitano quando non muori giovane” (Baldini & Castoldi) sembra voler prendere tutte le pagine di questi manuali per pulirsi il deretano dopo aver defecato. L’autore scrive in maniera viscerale, riesce a sporcarsi le mani raccontando la paternità. Non solo facce sorridenti e abbracci d’amore ma anche tutte le più piccole sfumature negative e positive che comporta diventare padre. Lo stile riesce a coinvolgere, sembra di essere al suo fianco sorseggiando birra gelata mentre si parla della sua esperienza diretta. La prima parte introduce l’approccio alla notizia di diventare di nuovo padre in età avanzata. La prima figlia ormai è cresciuta e quando nacque, Stahl era completamente assuefatto dall’eroina. Per questa ragione questa volta vorrà essere più presente e lucido in tutto quello che accadrà. Ovvio, lo spaventa l’età e tutto quello che diventare padre comporta ma paradossalmente questa volta si troverà completamente assuefatto solo dalla nascita della piccola. Ed è bello leggere la “sporca” purezza con cui narra le varie vicissitudini che nascono durante le varie visite dai ginecologi della fidanzata E. In cui l’autore troverà anche il tempo per essere geloso di un ginecologo palestrato, imparerà termini medici nuovi che interpreterà a sua maniera e si imbatterà su internet nelle più putride informazioni sul parto. Il cinico umorismo con cui descrive ogni cosa renderà unico anche il racconto con cui descrive come la sua fidanzata rimane incinta nonostante prendesse la pillola. Si ride di e con lui, di cose di cui siamo a conoscenza ma che ci vergogniamo a condividere. Jerry Stahl non solo non conosce questa paura ma la confessa e ci coinvolge fin dalle prime pagine senza falsi moralismi all’interno del difficile ruolo del padre. Nella seconda parte, quando nasce la piccola N., che l’autore descrive con “pesa quasi tre chili e somiglia a Patton Oswalt” inizia la parte che al tempo stesso è più divertente e più complessa. Tra pianti, poppate preferibilmente al capezzolo sinistro, urla, dolori alla schiena, soprannomi e pannolini che finiscono in fretta l’autore racconta con estrema sincerità quello che gli succede e cosa prova mentre accade. Che si tratti della prima scorreggina, che l’autore descrive più simile a quella di un muratore di Milwaukee che a una neonata di otto giorni, oppure di mostrare una foto sul cellulare di sua figlia al regista Philip Kaufman sul red carpet di Cannes durante il festival del cinema, Jerry Stahl riesce a coinvolgerci nelle sue convinzioni, nei suoi ragionamenti, nei suoi comici deliri e nelle sue paure con una sincerità fuori dal comune. Un libro consigliato a tutti i genitori per ridere e rivivere quello che realmente accade per sentirsi meno soli e suggerito anche a chi genitore non è perché potranno capire cosa realmente significa esserlo, senza finzioni, nel male ma soprattutto nel bene. “D’altronde” usando le parole dell’autore “la paternità è un viaggio pieno di sorprese”.
La traduzione è affidata a Timothy Small.
padre
Un film indipendente, realizzato da due giovani produttori francesi, Jean-Denis Le Dinahet e Sebastien Msika, un’ opera prima, quella per la regia di Fabio Mollo, che racconta di vicende intime e di malavita al sud senza immagini di violenza ma con delicatezza quasi struggente.
E’ la storia di mancanze, di cose non dette in una famiglia, che vive nella periferia di Reggio Calabria, sfilacciata e in grande conflitto. Padre e figlia incapaci di avere un dialogo, in difficoltà anche solo a guardarsi negli occhi, ripresi, il padre, nella sua immobilità e assoluto silenzio, la figlia analizzata nel cruciale bisogno di verità e chiarezza. Il padre, vessato da un boss locale, tratteggia un personaggio chiuso e problematico, che nemmeno con l’amore di una donna riesce a ridestarsi e a rialzare la testa per trovare nuove motivazioni e nuove speranze.
La figlia, rabbiosa nella sua ricerca di equilibrio, durante un bagno notturno in mare, crede di riconoscere il fratello maggiore morto anni prima in circostanze mai chiarite. E questa visione, è l’inizio di un nuovo capitolo, che pone la protagonista nella condizione di scoprire le verità nascoste e laceranti, che anche grazie all’aiuto di un amico,la porteranno ad un avvicinamento al padre non senza difficoltà psicologiche enormi. Un film molto delicato nel modo in cui rappresenta il mondo del sud e le complessità dei personaggi, travolti dalle vicende anche violente, ma mai mostrate, anzi tutta la drammaticità della storia si svolge in un susseguirsi di visioni e sogni e di dialoghi spezzati come parole dette a metà per la difficoltà di accettare la verità dei sentimenti pesanti come macigni.
La scelta del regista, di mescolare realtà e visione, è a mio parere molto efficace, in questo modo riesce a descrivere le vicende della famiglia, compresa la morte del figlio, in modo incisivo e drammatico, al tempo stesso lieve. Bellissime ed intense, salvifiche e purificatrici, le immagine riprese sott’acqua, che punteggiano il film e danno ogni volta il senso del progresso, un piccolo avanzamento verso la verità che possa riunire gli affetti.
Attori protagonisti di questa pellicola: Vinicio Marchioni, il padre, che rende in modo perfetto le paure e le inadeguatezze anche con sguardi e silenzi molto intensi; Miriam Karlkvist, attrice esordiente, che con straordinaria forza interpretativa disegna un personaggio complesso e in cambiamento, Valentina Lodovini, amante del padre, in una interpretazione di spessore notevole. Fabio Mollo, regista nato a Reggio Calabria nel 1980, ha già ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali per i suoi lavori; si è laureato a Londra presso la University of East London con il BA Honour Bachelor of Arts in Visual Theory, Film History.