Paratesto:
Negli ultimi mesi, buona parte dei libri che mi sono piaciuti avevano una copertina creata dalla IFIX di Maurizio Ceccato. Io non lo so di preciso perché è così. Forse perché Ceccato lavora bene con le piccole case editrici, forse perché il suo stile fresco e colorato (perdoni signor Ceccato, sono una capra per quel che riguarda il design) riesce a tradurre in immagini lo spirito di queste piccole realtà editoriali. Ormai, quello che so è che sto imparando a riconoscere le copertine IFIX e se devo iniziare a sfogliare un libro a caso so da dove iniziare.
Testo:
La cosa assurda che mi ronza fin dall’inizio di “Non abbiate paura” la dico subito. Quella di questo libro mi è sembrata una classica storia da riviste scandalistiche. Un novella 300, un chi/quando/perché. E nel momento in cui ho realizzato che sì, che in fondo, una storia così, sulle pagine di “Oggi” ci poteva pure stare, è stato il momento in cui ho realizzato che Allan Gurganus è un genio.
Inizia ad una recita scolastica la storia di “Non abbiate paura”. Inizia con l’amica di chi scrive il libro che consegna un foglietto. Il messaggio è chiaro: ATTENTO A QUEI DUE. FATTI UN’IDEA. LA STORIA DOPO. E’ BUONA.
Lo scrittore quindi, da buon scrittore, parte per la tangente. Elabora teorie su teorie, ma, come spesso succedere, la realtà non ha bisogno della fantasia per esprimere tutta la sua eccezionalità. E quindi, dopo che l’amica gli racconta finalmente la storia dei due seduti affianco, lo scrittore decide di scriverla. Perché è materiale dannatamente buono, ma essendo scrittore ci avverte, attenzione, vi assicuro che l’81% di ciò che scriverò è verità. Il resto è finzione. A voi trovare il 19%.
Mai come in questo caso raccontarvi la trama produrrebbe effetti devastanti sul vostro piacere di lettura. Mi limito a dire che Gurganus ci racconta la triste storia di una bella ragazza che ha vissuto in un limbo di perfezione per i primi 14 anni della sua vita prima che un fatto di sangue le sconvolgesse l’esistenza. Da quel punto in poi la vita che poteva essere lascia lo spazio alla vita come è costretta a viverla. E quelle due persone sedute l’una accanto all’altra a guardare una recita scolastica sono quanto di più vicino ad un lieto fine si possa sperare di avere.
Gurganus prende una storia tutt’altro che scontata, prende una storia che le riviste scandalistiche avrebbero trattato in modo da spingere pesantemente sull’acceleratore della morbosità e ne ricava un racconto di introspezione psicologia di altissimo livello. E’ impressionante la capacità che Gurganus dimostra nello scandagliare l’animo umano. E’ davvero appagante leggere le descrizioni degli attimi in cui i personaggi si allontanano o si avvicinano tra loro, quasi se Gurganus possedesse la capacità rallentare il tempo per analizzare minuziosamente ogni singolo istante.
E la storia viene presentata come se fosse uno spettacolo teatrale di puro intrattenimento per noi che la leggiamo. Infatti, non ci sono capitoli, ma Ouverture, Su il sipario, Secondo atto e giù il sipario.
La letteratura diventa intrattenimento di qualità
Coordinate:
Il secondo libro della Playground che leggo non mi ha deluso, proprio come il primo. Qualitativamente parlando, unendo il contenuto e il contenitore, siamo di fronte ad un prodotto davvero di alto livello. Esteticamente questo libro è meraviglioso, ti colpisce per la semplicità e la simmetria dell’immagine scelta per la copertina. Poi lo apri e la storia di Gurganus fa il resto. Ho visto che hanno pubblicato altri libri di questo autore e quindi ho il dovere morale di approfondire la conoscenza di questo marchio editoriale che, per inciso, fa parte della galassia Fandango. Due colpi, due centri.
Per la presentazione dell’autore lascio parlare direttamente la casa editrice.
Allan Gurganus (1947)
Nasce a Rocky Mount, nel Nord Carolina. Si laurea in Belle Arti all’Università di Pennsylvania, poi entra in Marina durante la guerra del Vietnam, epoca in cui comincia a dedicarsi alla scrittura.
Tornato dall’Estremo Oriente, si laurea una seconda volta al Sarah Lawrence College dove studia con Grace Paley. E’ tra gli allievi prediletti di John Cheever all’Iowa Writers’ Workshop. Nel 1989 Gurganus pubblica il suo primo romanzo Oldest Living Confederate Widow Tells All (L’ultima vedova sudista vuota il sacco, Leonardo, 1991) con il quale vince il Sue Kaufman Prize ed è per otto mesi nell’elenco dei bestseller del New York Times.
Il romanzo viene tradotto in dodici lingue e vende due milioni di copie.
Tra le altre opere di Gurganus segnaliamo: White People, Plays Well With Others e Practical Heart (In Practical Heart è contenuto il racconto lungo Santo mostro).
Di Gurganus Playground ha già pubblicato Santo Mostro (2009) e la raccolta di racconti Piccoli eroi (2011).
Oltre ad aver già accennato alla copertina made in Ifix, vorrei spendere due parole di elogio per la coppia di traduttrici che ha avuto la fortuna di tradurre per noi questo ottimo testo. Maria Baiocchi e Anna Tagliavini. Il testo è di una scorrevolezza disarmante. Pur non essendo, a mio modesto parere, la scrittura di Gurganus molto complessa, credo che nel tradurre, la difficoltà maggiore sia sempre quella di rispettare la lingua dell’autore e leggendo il testo non ho mai avuto la sensazione di percepire un intruso. Mi pare di capire che le due traduttrici abbiano lavorato anche sui testi precedenti di Gurganus per cui sono certo che le incontrerò nuovamente.