All’incirca nell’ultimo anno le uscite di Neo Edizioni si sono intensificate e per uno che attende sempre con piacere i libri pubblicati da questa casa editrice la cosa non può essere altro che positiva. Più libri all’anno ti danno la possibilità di esplorare e espandere il catalogo in cerca di nuove voci e di nuove storie. Neo, secondo il mio parere, sta facendo esattamente questo e, nel farlo, cresce.
La storia che Pippo Zarrella racconta nel romanzo “Nero chiaro quasi bianco” è quella dell’avvocato Oreste Ferrajoli di Napoli. Un avvocato dai metodi alquanto discutibili. Diciamo che ama lavorare stiracchiando un po’ le norme o, per essere più precisi, favorendo l’arrivo delle pratiche da seguire piuttosto che aspettare che arrivino da sole sulla sua scrivania. Viene da un background medio basso, ha avuto una famiglia umile e poi ha incontrato la moglie Marisa che proveniva da una famiglia ricca. Si sono sposati e da lì è partita l’ascesa di Oreste.
Ora bisogna però dire che Oreste non è affatto uno stinco di santo, ci sarebbe una lista enorme di pessimi comportamenti che mette in atto, ma se dovessi scegliere una parola per definirlo userei la parola “bugiardo”.
Oreste è un bugiardo seriale, ha costruito la propria carriera, i rapporti di amicizia, il matrimonio su una serie di menzogne senza fine. Solo i suoi adorati insetti, rinchiusi dentro alle loro teche, sanno davvero chi sia l’avvocato Oreste Ferrajoli.
Di questo libro mi è piaciuta molto la caratterizzazione che Pippo Zarrella fa del protagonista principale. Ferrajoli è uno che ha fatto ciò che a fatto mosso dalla necessità della rivalsa sociale, di scalare posizioni ed elevarsi. Ne è fin troppo consapevole e questo lo porta a non mostrare nemmeno un’ombra di pentimento. Nemmeno quando le cose si fanno incandescenti e lui deve trovare una via di fuga, proprio come se fosse anche lui uno degli insetti che vivono in una teca. Oreste è coerente con sé stesso, non c’è nulla che nella sua vita sia vero e noi lettori ce ne accorgiamo proprio alla fine, quando il quadro è finalmente completo e gli indizi sparsi qua e là da Zarrella di concretizzano in quello che è un finale perfetto per l’avvocato Ferrajoli.
“Nero chiaro quasi bianco” scorre veloce tra le righe, mostra una Napoli un po’ impiastricciata tra i cliché che molto bene conosciamo, ma ne esce con la forza dell’onestà dello scrittore perché non si ha mai l’impressione che i personaggi siano burattini messi lì per reggere il gioco del protagonista, sono figure meschine, dedite al raggiro e alla sopravvivenza, ma soprattutto sembrano cercare di proposito di volare vicino al sole per rimanerne bruciati.
E l’occasione per lasciarci le penne arriva con la morte di Babacar “Babbà”, un immigrato che vende accendini e si arrangia come può. Il problema, per Oreste e i suoi sodali è che nemmeno Babbà è chi dice di essere.
Pippo Zarrella, Cava de’ Tirreni, 1986. Avvocato, impegnato nell’associazionismo e nel sociale. Laureato in Giurisprudenza e in Scienze politiche, ha conseguito un Master di II Livello in Criminologia.
Suoi racconti sono stati premiati in diversi concorsi nazionali, tra cui “Concorso Storie di Sport” per il Festival Rocky Marciano, “Premio Letterario Comune di Giugliano”, “Premio Internazionale di Poesia Città di Trieste – Castello di Duino”, “Premio Internazionale Raduga”, “Concorso Dame di Cava de’ Tirreni”, “Concorso UNICEF Castello Doria di Angri”. Nel 2017 vince il contest “Buon compleanno commissario” per il lancio del romanzo Rondini d’inverno di Maurizio De Giovanni.
Ha pubblicato i romanzi Avanzi (FI Editrice, 2013) e Sottopelle (Il Quaderno Edizioni, 2017).