Questo libro sarà, senza ombra di dubbio, uno dei pezzi pregiati del mio 2021 letterario. Venivo da un periodo in cui faticavo a portare a termine un paragrafo senza perdermi nei miei pensieri, ma ho aperto “Casa è dove fa male” di Massimo Cuomo e non l’ho più lasciato fino a che non sono arrivato alla fine.
Probabilmente è stata la vicinanza del luogo raccontato ad attirarmi all’inizio. La storia viene narrata dal punto di vista di un condominio di Mestre, paese che è a pochi minuti da dove vivo io e che per ragioni su cui non mi dilungherò conosco abbastanza bene. Quindi questo condominio con vista su Porto Marghera e il suo cielo pallido mi è proprio sembrato di conoscerlo. Era come se ce lo avessi davanti agli occhi a mano a mano che le pagine scorrevano.
Questo però è stato solo il pretesto iniziale che da solo non sarebbe bastato a farmi arrivare fino alla fine.
“Casa è dove fa male” (E/O Edizioni 2021) è un libro splendido. Massimo Cuomo è uno scrittore davvero molto bravo e in questo libro dà mostra di tutto il suo talento.
Come dicevo la storia è raccontata dal condominio e i soggetti raccontati sono le famiglie che ci vivono. Ci sono i Prampolini che pur di non spendere più del necessario alla sopravvivenza non usano il riscaldamento; ci sono i Busetto che si barcamenano tra uno spioncino e le pagine della settimana enigmistica; c’è il dottor Sbrogio che vive da solo e in perenne attesa che la sua dipendenza suoni alla porta; c’è Severino Schirru che attende il ritorno della moglie e altri nuclei familiari che calcano la scena a diverso titolo.
Le famiglie, come in tutti i condomini, tessono delle tele di relazioni che a volte possono essere positive, ma che molto spesso si fondano sulla sopportazione reciproca e quando la pazienza, o forse qualcosa di ancora più inafferrabile, cede, allora succedono cose impossibili da prevedere.
Come è impossibile prevedere anche il destino dei ratti che compaiono qua e là e che sembrano osservare con i loro occhi piccoli e acquosi la meschinità delle famiglie che vivono nel condominio e paiono voler sgretolare a piccoli morsi un equilibrio dalle fondamenta troppo molli.
L’intreccio presentato in questo libro è perfetto, l’occhio del narratore entra e esce da un appartamento all’altro, coglie particolari anche minuscoli che poi, sommati assieme, danno un quadro generale molto complesso.
Quello di Massimo Cuomo è un libro che racconta la malinconia, il rimpianto di non essere diventati ciò che volevamo o per aver dovuto seguire un destino non nostro, il disagio per le scelte sbagliate; ma racconta anche di violenza, di meschinità e bassezza umana, di scollamenti dalla realtà e, in fin dei conti, racconta tutto quello che possiamo trovare negli esseri umani.
Raccontare un simile intreccio però non è facile, serve del talento e devo dire che la scrittura di Cuomo mi è piaciuta molto. A tratti carica di poesia, mai banale, capace di affrontare con lo stesso piglio sia la crudeltà, la violenza e il degrado spirituale, sia gli attimi di liberazione che soccombono al destino.
Come dicevo, tutto è visto attraverso lo sguardo del condominio che non giudica, si limita a riportare i fatti in maniera molto dettagliata e profonda; non può non costatare che ci sono alcune vibrazioni che a volte sfuggono ai nostri sensori che si propagano nell’aria e influenzano ognuno di noi.
Devo confessare che in un paio di punti mi sono commosso, ma questo non aggiunge e non toglie nulla al valore di questo libro che io consiglio vivamente a tutti di leggere.
Massimo Cuomo è nato a Venezia nel 1974 e vive nella campagna tra Veneto e Friuli. Ha pubblicato per le Edizioni E/O i romanzi Malcom (2011), Piccola osteria senza parole (2014) e Bellissimo (2017).
Su Senzaudio, il buon vecchio Angelo Orlando Meloni ha recensito anche Piccola osteria senza parole.