Paratesto:
Questo è un romanzo di villette a schiera costruite con lo stampo, tutte uguali con i mattoni a vista scrostati, le finestre in legno dipinte di bianco, l’aria malaticcia del giardino grande quanto un fazzoletto in cui fanno brutta presenza un bidone della spazzatura strapieno e una bicicletta arrugginita appoggiata al muro.
Questo è un romanzo che sa di Pub. Una coltre di fumo a mezza altezza, la moquette lisa e zuppa di birra, il tavolo da biliardo macchiato, l’angolo per giocare a freccette con il bersaglio butterato da anni di torture.
Questo romanzo è la rissa sul marciapiede davanti a quel Pub, questo romanzo va a dormire ubriaco in quella villetta, sale le scale in legno scricchiolanti, passa al bagno per vomitare e poi si accascia sul letto.
Testo:
Ecco beh, ditelo voi che questo che avete tra le mani è il nuovo Nick Hornby, potreste dire che Rodge è il nuovo Hornby se Hornby scrivesse sotto l’effetto di qualche pinta di birra. E’ una cosa mia quella dei paragoni, non riesco a gestirli, non riesco a processarli nel calcio ne tantomeno nella letteratura. Io capisco che ci sia bisogno di muoversi su terreni familiari per fare in modo che il lettore non si senta spaesato e abbia alcuni punti di riferimento che gli diano sicurezza, ma secondo me, sulla fascetta che accompagna il libro ci dovrebbero scrivere solo una cosa: Rodge è dannatamente bravo, punto e basta.
“Voglio la testa di Ryan Giggs” è un romanzo sulle ossessioni. Quella di Mikey Wilson, il protagonista del libro, è il Manchester United. Programmato dal padre fin dalla tenera età per essere una stella dello United tutto per lui ruota attorno a quel colore, Red, rosso. Ogni cosa è superflua per Mikey, scuola, amicizia, amore e anche la famiglia. Ogni cosa lo appesantisce nella strada che lo porta a diventare la più grande stella che lo United abbia mai conosciuto.
Eppure le ossessioni sono pericolose, sempre un po’ aldilà del limite tracciato dalla passione, per cui basta davvero poco perché il sogno diventi un incubo. E l’incubo ha le sembianza di un cross sbagliato da Ryan Giggs in persona proprio nella partita di esordio di Mikey. All’incirca centotrenta secondi che spostano l’ago da “un futuro brillante” a “uno come tanti”, che fanno diventare l’attesa di un sogno che si realizza in attesa che una vendetta si compia. Mikey, anche nel momento di maggior ascesa è destinato a sprofondare giù in una fase discendente della parabola tanto più veloce quanto più lenta è stata la salita.
Non voglio rovinarvi la sorpresa di scoprire cosa ne sarà di Mikey e di Giggs, vi basti sapere che il romanzo “Voglio la testa di Ryan Giggs” è godibilissimo. Sottile e tagliente come una lama di rasoio, ironico quanto basta da farti bruciare gli occhi e triste, perché diciamocelo, abbiamo tutti un fallimento che ci inacidisce il cuore e che vorremmo dimenticare una volta per tutte.
Rodge Glass è bravissimo a rendere credibile il personaggio di Mikey, ma anche il sottobosco che lo circonda fatto di personaggi incontrati allo stadio, di frequentatori di forum calcistici pronti a criticare tutto e tutti nascosti dietro all’anonimato di uno schermo.
Coordinate:
Rodge Glass è un giovane scrittore classe 78. e l’ambientazione per il libro l’avrà probabilmente presa dalla propria famiglia che non perde una partita del Manchester all’ Old Trafford da tipo quaranta anni. Ha scritto altre cose, i romanzi “No fireworks” e “Hope for newborns”, una graphic novel “Dougie’s war” e una raccolta di racconti “LoveSexTravelMusik”, ma al momento “Voglio la testa di Ryan Giggs” è l’unica sua presenza letteraria sul suolo italiano. E’ un personaggio interessante e credo che sentiremo ancora parlare di lui in futuro.
A portare questo bel romanzo in Italia ci ha pensato la casa editrice 66thand2nd. Una casa editrice romana fondata nel 2008 con un nome che omaggia New York e dalle molte anime. Una di queste anime è rappresentata dalla collana “Attese” che pubblica romanzi ad ambientazione sportiva. Io vi consiglio di collezionarli uno ad uno perché la qualità complessiva dei testi che pubblicano è altissima. La cura per l’oggetto libro è elevata e tenerlo in mano è un vero piacere, oltre che, ovviamente, leggerlo. Eppoi, una gioia per gli occhi, le copertine. A guardarla bene, la copertina di “Voglio la testa di Ryan Giggs” racchiude tutto lo sviluppo del romanzo, non servirebbe nemmeno scrivere una scheda riassuntiva.
Il traduttore di questo libro è Roberto Serrai. Lo menziono perché è stato in grado di mantenere inalterata la freschezza della scrittura di Rodge, ha reso alla perfezione il sordo rancore maturato da Mikey Wilson negli anni e anche la gioia dell’esplorazione quotidiana del sogno che accompagna Mikey nei primi anni della sua vita. Serrai va dai classici di Fitzgerald al romanzo sportivo di Gent ed è indubbiamente un ottimo traduttore.