“Avvicinatevi, bravi parlatori, fini retori, oratori dal lungo respiro! Prendete posto nell’antro della follia e della ragione, il teatro del pensiero, l’accademia dei sogni, il liceo della logica! Venite a sentire il fragore delle parole, ad ammirare l’intreccio dei verbi e degli avverbi, a gustare le circonlocuzioni velenose dei domatori di discorsi! Oggi, per questa nuova sessione, il Logos Club vi offre non una battaglia digitale né due, ma tre.
…Gloria al Logos, amici miei! Viva la dialettica! Che la festa inizi! Che il verbo sia con voi!”
Spero tanto che questa citazione iniziale, tratta da pagina 165 de “La settima funzione del linguaggio“, romanzo scritto da Laurent Binet e pubblicato in Italia da La Nave di Teseo, con la traduzione di Anna Maria Lorusso, sia quella giusta per convincere numerosi lettori ad accedere alle gradinate di questa rappresentazione letteraria, che coinvolge, incuriosisce, sprona, carica l’animo in una crescita vertiginosa, esaltando la passione per il linguaggio, la scrittura e la lettura.
La fortuna che Senzaudio ha, e che condivide ora con i suoi fedeli lettori, è quella di poter raccontare la bellezza di questo romanzo arricchendo il tutto con le parole dell’autore stesso, intervistato a Milano in occasione della sua partecipazione a Book Pride, evento di grande successo dedicato all’editoria indipendente.
Ne risulta perciò una quasi recensione, o una quasi intervista, per un quasi romanzo-giallo, perché non lo è totalmente, o meglio lo definirei un romanzo-saggio.
La storia che Laurent Binet ha scritto nasce da un fatto casuale, un incidente stradale, da cui poi prende vita una indagine delle autorità alla ricerca non solo del prevedibile assassino, ma dei fondamenti stessi del linguaggio, delle sue regole, strutture, funzioni, della sua forza e potenza.
Cominciano subito le sorprese, ci si pone delle domande, anche se il titolo ci ha già indirizzato verso un tema preciso.
La prima domanda posta all’autore è stata quindi la seguente:
SENZAUDIO: “Questo che Lei ha scritto, è un romanzo per tutti, o è particolarmente indirizzato ad una precisa platea di lettori addetti ai lavori, filosofi del linguaggio, semiologi o addirittura seguaci del linguista russo Roman Jakobson, causa prima in un certo qual modo di tutto ciò che accadrà all’interno della storia?”
LAURENT BINET: “Il romanzo è stato scritto proprio per tutti, è stato scritto con il linguaggio che io ho sempre usato negli anni di insegnamento al Liceo con gli studenti. In particolare la mia scrittura non è destinata alle élite, non ha propositi elitari, vuole essere chiara, comprensibile, svelare chiaramente i personaggi, i loro nomi e i loro ruoli.”
Roland Barthes, noto critico letterario, muore. Era appena uscito da un pranzo con Mitterand. Siamo in Francia, nel secolo scorso, nell’imminenza di elezioni importanti e il dibattito, la contrapposizione tra le principali fazioni politiche, destra e sinistra, si colloca ai massimi livelli di tensione.
E come si fa la politica? Con le parole innanzitutto, con il linguaggio abilmente usato, applicando consapevoli o meno, le sei funzioni elaborate dal linguista Jakobson.
SENZAUDIO: “Perché ha scelto la Francia con la sua politica, rispetto alla più classica contrapposizione USA/Russia? Questa storia che ci racconta nel suo libro è un’anticipazione esclusiva del recentissimo scandalo che coinvolge Facebook?”
LAURENT BINET: “Ho scelto la Francia come protagonista perché la contrapposizione ai tempi di Mitterand e Giscard d’Estaing, era netta, significativa, visibile, mentre oggi una contrapposizione Trump – Putin non ha quasi senso. Per quanto riguarda i social non credo che la colpa di quanto successo sia direttamente di questi strumenti, o dei soliti “cattivi russi”. La colpa vera è del capitalismo arrivato a fine corsa, ma qualcuno, anche attraverso l’uso del linguaggio distrae le masse spostando l’attenzione.
E torniamo quindi alla storia del romanzo. Gli investigatori si mettono all’opera, la classica coppia, in questo caso un poliziotto e uno studente, guarda caso, di linguistica. Simon. Perché, ci si chiede.
Perché insieme all’assassino, si cerca la settima funzione del linguaggio.
Simon a mio parere si rivela il personaggio più riuscito, determinante perché fa da cerniera tra la fiction e la realtà, perché come ci dice l’autore stesso, “La letteratura non sempre è finzione. La fiction rimane una possibilità per la letteratura.”
Il romanzo funziona molto bene, è ben costruito, da un fatterello iniziale la storia cresce pagina dopo pagina in modo vertiginoso, e si sposta di città in città da Parigi a Bologna agli Stati Uniti, in una variazione continua di tempi e spazi che da vivacità ad un opera che presenta i suoi rischi naturali dato il tema filosofico e anche il buon numero di pagine.
SENZAUDIO: Arrivati a quello che io definisco il cuore del romanzo, troviamo una vera e propria lezione di linguistica, interessantissima, ben scritta, nella quale conosciamo sei funzioni del linguaggio. Lei sembra prediligere la quarta funzione, la cosiddetta funzione “fatica”, mentre io mi sono soffermato di più sulla quinta funzione, la funzione “metalinguistica”.
LAURENT BINET: Comunicare è “faticoso”, comporta impegno, e pur se spesso ci troviamo a “parlare per parlare” nella sua accezione negativa, parlare, comunicare è pur sempre positivo, utile, necessario per rimanere in contatto, per fare comunità. E’ altrettanto vero che è fondamentale capirsi, e qui entra in gioco la funzione metalinguistica, dare i giusti significati alle parole. Ma quali saranno quelli giusti? Spesso o sempre, come dice Derrida, dobbiamo fare come se fossimo d’accordo sul senso da dare alle parole, far finta che siamo in linea relativamente al significato che diamo ai termini usati.
Potremmo andare avanti per ore a dialogare con l’autore sul tema del linguaggio, sia nella sua forma scritta, sia nella forma orale. Laurent stesso ci conferma che pur essendo contento di essere cresciuto come scrittore, gli sarebbe piaciuto essere un buon oratore, per godere anche della dimensione di teatralità tipica dell’oralità.
Ma abbiamo già tolto tanto tempo alla lettura del romanzo per coloro che decideranno di goderselo. Abbiamo allora chiesto un veloce consiglio finale all’autore. Gli abbiamo chiesto di indicarci due autori, secondo lui che dovremmo leggere, uno moderno e uno classico.
LAURENT BINET: L’autore classico, ed il suo libro che consiglio, sono le Massime di Francois de La Rochefoucauld, mentre l’autore moderno che ho da poco scoperto è Eduardo Galeano
Grazie a Laurent Binet, a La Nave di Teseo e alla pazienza dei nostri lettori.
Buona lettura. Claudio DP