Inizio con il dire che tenere tra le mani un nuovo libro della Del Vecchio è sempre un grande piacere. Quando ho iniziato a dedicare spazio agli editori “indipendenti” su questo blog, Del Vecchio è stata una delle case editrici che ho seguito con più passione. I motivi erano molti, il principale, se davvero si può dare una classifica, era la chiara sensazione che cercassero di creare qualcosa di bello sotto tutti i punti di vista. Dal testo che avevano selezionato, alla traduzione, fino ad arrivare alla copertina che, anche questa volta, come in passato, è nelle mani dello Studio Ifix di Maurizio Ceccato.
Ma veniamo al libro che ho appena terminato di leggere. “Le tribolazioni dell’ultimo Sijilmassi“, la mia prima opera di Fouad Laroui. Ad un certo punto della sua vita l’ingegner Adam Sijilmassi, impiegato nel ramo bitumi, si trova a trentamila metri di altezza, seduto su un aereo che lo sta portando a casa dopo l’ennesimo viaggio di lavoro; il nostro ingegnere si rende conto che la vita procede troppo in fretta, che c’è troppa velocità, che suo padre e suo nonno prima di lui non sono mai andati oltre la velocità di un cavallo lanciato al galoppo. Che fare dunque? Come rispondere alla domanda più domanda di tutte: chi sono io?
Sijilmassi decide che vuole scendere, vuole cambiare passo, vuole lasciare il lavoro e fare altro, se fosse per lui non vorrebbe più nemmeno lasciare il paese. Purtroppo per lui le cose non sono facili come sembrano, la moglie (la quale gli confessa candidamente di non aver sposato lui, ma di aver sposato la sua posizione) e la suocera lo ritengono un idiota. Pare che un po’ tutti non abbiano grande considerazione di Sijilmassi. Un uomo dalla cultura sconfinata, un uomo che vede comparire nella sua testa le grandi frase degli scrittori, quasi tutti francesi. Sì, perché da buon marocchino ha fatto le scuole francesi, è quella la sua educazione, ma non sarà anche quello il problema? Non sarà che per avvicinarsi alle proprie radici culturali sarà costretto a estirpare Voltaire dalla sua testa? Come detto, il suo percorso non sarà facile, per lunghi tratti si ha l’impressione che lui sia l’unico normale e che tutti quelli che lo circondano non abbiano semplicemente gli strumenti per comprendere; la cosa però toccherà dei livelli di assurdità talmente alti che Sijilmassi potrebbe diventare addirittura un nuovo profeta, con tutti i pro e contro che ciò comporta.
C’è tanta ironia in questo libro, il lavoro di Laroui è davvero spettacolare. Le pagine scorrono una dietro l’altra e non si può fare a meno di restare basiti dalla cultura sconfinata posseduta da questo autore (cultura che ovviamente permea lo stesso Sijilmassi) e dalla qualità dei pensieri espressi. Il tutto però viene esposto facendo in modo che sulle nostre bocche permanga un sorriso beffardo alimentato dall’approccio quasi infantile che Sijilmassi ha nei confronti del mondo e della sua struttura.
Le mille parentesi, i mille corsivi, donano cambiamenti di ritmo e di prospettiva che spesso sono dei veri e propri gioielli incastonati.
Io non ho dubbi, dovessi consigliare un libro oggi, “Le tribolazioni dell’ultimo Sijilmassi” sarebbero la mia prima scelta. Un libro capace di andare in profondità sul tema dell’identità culturale, del progresso spinto, del capitalismo, delle radici di tutti noi è un libro che merita di essere letto.
Traduzione di Cristina Vezzaro.
ATO NEL 1958 A OUJDA DA UNA famiglia originaria di El Jadida, Fouad Laroui vive ad Amsterdam. Dopo gli studi secondari al Lycée Lyautey di Casablanca, è ammesso alla École Nationale des Ponts et Chaussées, la scuola urbanistica nazionale francese, dove si laurea in ingegneria. Dopo un’esperienza lavorativa in una fabbrica di fosfati a Khouribga, in Marocco, si trasferisce nel Regno Unito, per vivere alcuni anni a Cambridge e a York. Ottiene un dottorato in scienze economiche e si stabilisce ad Amsterdam, dove inizia a insegnare econometria all’università, e, in seguito, scienze ambientali. Parallelamente si dedica alla scrittura. È anche cronista letterario del settimanale «Jeune Afrique», della rivista «Économia» e della radio marocchina Médi 1. La sua raccolta di racconti L’esteta radicale, pubblicata in Italia da Del Vecchio Editore nel 2103, si è aggiudicata il PREMIO ALZIATOR. Nel 2013 ha vinto il PRIX GONCOURT DE LA NOUVELLE per L’Étrange affaire du pantalon de Dassoukine, e nel 2014 la GRANDE MÉDAILLE DE LA FRANCOPHONIE de l’Académie française e il GRAND PRIX JEAN–GIONO per Les Tribulations du dernier Sijilmassi.