Sembrava Amazon dovesse fagocitare tutto il mercato, dalle grandi catene alle piccole librerie indipendenti, annichilendo tutta la concorrenza e creando un Nuovo Ordine Mondiale Librario (e non solo).
E invece? E invece ci sono piccoli segnali di una Resistenza organizzata, almeno da parte dei piccoli, ché i medio-grandi invece stanno soccombendo. Infatti si assiste a una sorta di rinascita di quei minuscoli spazi, come segnala ad esempio (ma se ne potrebbero fare numerosi altri) sulla Repubblica – 16 marzo 2018 – Federico Rampini per New York, dove vi è un fiorire di librerie, gestite da esperti dove i bibliofili, nelle varie graduazioni, possono trovare tante e varie soddisfazioni e non essere di fronte, sottolinea il giornalista “a commessi per cui vendere libri o pannolini è la stessa cosa”, come può succedere nelle grandi catene.
Questa lunga premessa ci porta a Wigtown – paese di mille e poco più anime del Galloway, estrema provincia scozzese e patria di Robert Burns – dove però ci sono ben undici librerie e un festival letterario, il Wigtown Book Festival, che richiama autori e lettori da tutto il mondo e dal successo crescente. Uno dei suoi organizzatori, nonché possessore della ormai famosa libreria dell’usato The Book Shop, è Shaun Bythell, autore de Una vita da libraio (Einaudi, 2018). Si tratta di un diario in presa diretta, tenuto per un anno solare, dal febbraio 2014 al febbraio 2015, con una coda/epilogo scritta il 1° novembre 2016, data dei 15 anni esatti da quando Shaun ha comprato la libreria.
Da subito di questo libro colpisce la copertina, opera del bravissimo Jon McNaught, che restituisce bene tutti gli elementi del libro: il personaggio Shaun Bythell, la sua libreria, coloro che la frequentano e il tipico clima piovoso scozzese.
Ogni capitolo si apre con una citazione tratta da Ricordi di libreria di George Orwell, ricordo della breve esperienza nel settore dell’autore di 1984 e Omaggio alla Catalogna, che lui ricorda con piacere ma non nostalgia, e restituisce efficaci pennellate di quell’affresco-mondo. Bythell si fa guidare da lui, o meglio si mette nel suo solco e ne attualizza l’esperienza, trasfigurandola nella propria e allo stesso tempo dandogli torto nel non volere fare il libraio di professione. Si capisce infatti che nonostante tutte le difficoltà economiche, la concorrenza, certi tipi di clienti Shaun ama il proprio lavoro e la propria libreria, con tutto il parterre di personaggi che vi vivono – in primis la stravagante collaboratrice Nicky – e prova un piacere unico nella ricerca di libri antichi e rari ma sopratutto vissuti: per lui la cosa più bella è trovare in essi tracce della loro esistenza precedente, dei vecchi proprietari e di come siano passati di mano in mano, assumendo quasi vita propria.
Altro grande pregio di questo libro è la grande ironia e auto-ironia che Bythell vi mette e rende molto leggera la lettura, sia che faccia i ritratti della varia umanità che si affaccia nella sua libreria sia che racconti delle traversie con Amazon o AbebeBooks per la vendita online dei suoi libri, o piuttosto dell’organizzazione del festival, o ancora dei suoi momenti di svago nel Galloway scozzese, fra nuotate, pesca, passeggiate e bevute con gli amici.
Nonostante Shaun voglia dissuadervi, alla fine di questa lettura il vostro unico desiderio sarà – se non aprire una libreria in Scozia – andare a visitare il suo Book Shop (il cui tetto finalmente sarà riparato grazie ai diritti dell’edizione italiana!), conoscere lui, il suo grasso gatto Captain e immergervi nel magico mondo dei libri.
Traduzione di Carla Palmieri
Shaun Bythell è il proprietario della libreria The Book Shop di Wigtown e uno degli organizzatori del Wigtown Book Festival.