Disclaimer: questo libro mi è capitato in mano quasi per caso. Il quasi sta nel fatto che me lo ha mandato uno dei due autori. Se da questo punto in poi non leggerete altro vi confesso che lo posso capire. Marchette di qui, marchette di lì. Ed invece io sono fatto strano, quando mi mandano un libro lo leggo con l’idea di stroncarlo. A volte ci riesco a volte no. Stavolta no.
Paratesto:
Facciamo che io sono una guardia e tu sei un ladro, facciamo che io sono l’astronauta e tu invece sei un polizziotto, no no, io sono un giocatore di calcio che va ai mondiali e segna il goal in finale e tu sei un mago, uno scienziato, uno scrittore.
Testo:
Ahahahah, ho sorriso, ho addirittura riso, poi ho anche pianto un po’ perché ho guardato in casa mia e ho visto mio figlio e allora ho capito che non c’era niente da ridere, che “Cosa vuoi fare da grande” è una cosa seria, una domanda seria.
Mi sono fatto ingannare dalla copertina, delle immagini apparentemente tranquillizzanti che mi hanno fatto ricordare i giochi di quando ero bambino e bastava un po’ di carta e colla per creare mondi interi. Poi però ci sono arrivato anche io, ho lasciato da parte la scrittura che mi ricordava Stefano Benni e Douglas Adams (per questi accostamenti sono disposto ad assumermi tutte le mie responsabilità) e mi sono concentrato sulla malinconia che mi provocavano i personaggi. In primis i due bambini, Gianni e Guido, entrambi soli e pur se diversi di carattere, in grado di avvicinarsi per condividere le proprie solitudini. Poi, varia umanità prima di scrupoli, madri troppo occupate a programmare un futuro per i propri figli da non riuscire a fermarsi un attimo a fare ai propri bambini la domanda più semplice eppure quella meno popolare: cosa vuoi fare da grande?
E la tristezza scende su di noi nel momento in cui ci si rende conto che il futuro nn è roseo per i nostri figli, è tempestato di difficoltà che molto spesso abbiamo creato noi ad hoc, che ci sono sfuggite di mano e che non riusciamo più a controllare. Al punto che uno si chiede se il futuro sia qui o altrove.
La domanda quasi dolce del titolo si trasforma via via in un amaro quesito, molto meno romantico e roseo, avrai un futuro? Nel libro ci sia aspetta che sia il “futurometro” a darci una risposta plausibile, nella realtà la risposta ce la dobbiamo cercare da soli.
Lo stile di narrazione scelto è quello appunto d’ispirazione Benniana, con la costruzione di situazioni talmente assurde e personaggi così fuori dall’ordinario che una risata scaturisce anche non volendolo. Ma nel momento in cui il nonno di Gianni fa la sua comparsa scende su di noi tutta la malinconia cresciuta di pagina in pagina, il trucco degli scrittori viene svelato. Per me è questo il momento rivelatore. Le poche parole del nonno ci fanno tornare indietro a quando eravamo bambini, al passato che ora ci sembra così sereno e rassicurante.
Coordinate:
Ho già avuto modo di parlare dalla “Del Vecchio“, una casa editrice che ho conosciuto da poco, quasi per caso, ma che ho imparato a rispettare fin da subito sia per la scelta dei titoli, sia per la cura con la quale affrontano la pubblicazione di un libro. Tenere in mano uno dei loro libri è un’esperienza appagante, il tocco ruvido della copertina contribuisce a far nascere un legame con l’oggetto.
“Cosa vuoi fare da grande” è un libro scritto a quattro mani da Ivan Baio e Angelo O. Meloni. Non mi posso dire quale dei due scrittori mi ha mandato la copia che sto leggendo, ma tendenzialmente sono propenso ad affermare che non si tratta di quello con il nome più corto. Ho sempre una certa difficoltà a dare informazioni sugli scrittori che leggo, per cui mi limito a riportarvi le parole che hanno scelto i due nostri eroi per definirsi.
Ivan Baio viveva a Milano che ha lasciato per Roma che ha lasciato per Berlino, ma è nato a Siracusa. Oggi inventa macchine fantastiche su Doppiozero, scrive quattro nuovi romanzi e lavora al social network definitivo.
Angelo Orlando Meloni è nato a Catania e vive a Siracusa. Ha scritto il romanzo Io non ci volevo venire qui e qualche racconto nascosto nelle pieghe del web. Aggiorna saltuariamente un blog di colore verde come la speranza, la benzina e l’ecologia, e passa il resto del tempo a creare personaggi fittizi, che prendono poi vita sulla carta o in rete senza che li si possa più distinguere da quelli veri. O viceversa.