Home Inchiostro - Recensioni di libri indipendenti e non. Quattro vecchi di m, per tacer della nutria

Quattro vecchi di m, per tacer della nutria

by Angelo Orlando Meloni

Leggi Il giorno della nutria, esordio di Andrea Zandomeneghi, pubblicato da Tunué, mi diceva un’amica. Leggilo e ti stupirà. E io no, no e poi no, perché avevo paura di tutto quel post-non-so-qualcosa. Di quell’aura da narrativa dieci punto zero alla ricerca di un “maddai” attraverso il cilicio, il dolore, l’espiazione, la noia che ogni tanto affligge le patrie lettere. Una specie di catarsi al contrario, che invece di farti stare meglio ti sprofonda nell’inferno del romanzone, popolato dai dannati del contenuto “importante”, gente che nel 2019 ancora crede nel valore sapienzale della letteratura. E quindi, no, non lo leggo Zandomeneghi, non lo voglio leggere, non mi interessa, piuttosto rileggo Dan Simmons. Poi però sfoglio un paio di pagine, mi sparo l’incipit, mi sparo dieci pagine, Zandomeneghi cita Dan Simmons (in mezzo ad altre tre miliardi di cose) e mi ritrovo invischiato nel libro. Un romanzo indubbiamente postmoderno,  Il giorno della nutria, che più postmoderno non si può, ultracitazionistico e molto ambizioso, che però leviga le spigolosità con robuste dosi di cultura pop. Ne viene fuori una storia non-storia che racconta una provincia maremmana iperrealistica, vivida e ubriaca, impossibile e delirante. Un romanzo-cefalea ultra-mentale, straripamento di parole e idee e immagini, che vive di astratti e alcolicissimi furori, dove tutto è gioco, delirio, sogno, inquietudine. Ma, come dire, ben temperato. E tutto sommato scoprire chi è il pazzoide che ha assassinato la nutria, l’evento che scatena il narratore e la narrazione, potrebbe anche essere secondario rispetto al piacere di essersi concessi, per una volta, un libro diverso dalla solita zuppa.

Quattro vecchi di merda è un voluminoso e sontuoso fumettone della Coconino, opera di Marco Taddei e Simone Angelini, che già si erano fatti apprezzare ai tempi del loro graphic novel Anubi. Lo leggo in stato di ebbrezza letteraria subito dopo il romanzo di Zandomeneghi. E se vogliamo intendere Il giorno della nutria come la cronaca d’un delirio che presagisce la catastrofe, Quattro vecchi di merda ci racconta invece proprio quello che succede dopo la catastrofe, quando la società si sarà dissolta da sola, sotto il peso della sua imbecilità e senza bisogno di una bomba atomica. Taddei e Angelini immaginano un mondo da incubo solo un po’ più “storto” di quello che stiamo vivendo adesso. Un mondo in pieno cambiamento, dove c’è chi propone di uccidere gli anziani e chi addirittura di mangiarli, di liberarsene in un modo o nell’altro, così come  oggi c’è chi si vorrebbe liberare di altri. E mentre la rabbia della massa monta, il  protagonista del fumetto, un vecchio, stronzissimo punk sopravvissuto a un sacco di cose, trova rifugio in una casa di riposo che accoglie gli anziani minacciati dal nuovo che avanza. Ma nella casa di riposo le cose non andranno meglio, la direttrice è una pazza scatenata che sta conducendo un esperimento segreto e pericoloso, gli altri ospiti un pugno di rincoglioniti, non resta che rifondare il vecchio gruppo e suonare qualcosa mentre il mondo va a rotoli. Quattro vecchi di merda è un fumetto cattivissimo e acidissimo, a tratti esaltante, tanto che nemmeno quel finale troppo metaletterario (per i miei gusti) e alcune vignette qua e là pericolosamente vicine allo stile ignorante (che va tanto di moda oggi) riescono a impedirmi di dire: “wow”!

Commenti a questo post

Articoli simili

Leave a Comment