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Parental Advisory: Problema Lavoro (prima parte)

by senzaudio

 

A cura di: Graziano Carugo Campi

Avvertenza: Questo è un articolo semi-serio. I contenuti in esso espresso non rispettano necessariamente il punto di vista della redazione di Senzaudio o quello dell’autore, che forza concetti e stereotipi con l’intento di intrattenere e creare dibattito.

“A Goteborg, in Svezia, sta per partire un esperimento: per un anno, alcuni funzionari pubblici lavoreranno 30 ore e non più 40 alla settimana (6 ore al giorno invece di 8) senza vedersi decurtare lo stipendio. Secondo alcuni studi, la riduzione dell’orario lavorativo renderebbe i lavoratori più produttivi. Se l’esperimento andrà a buon fine, sarà esteso a tutti i lavoratori del pubblico impiego”.

Da tempo, anche in Italia, si parla di ridurre l’orario lavorativo per migliorare la qualità della vita (e aumentare i posti di lavoro). Tutto molto bello, in teoria, ma vediamo in pratica, in cinque punti, cosa succederebbe in Italia se si arrivasse a una soluzione simile:

1. Collasso della pubblica amministrazione:
Provate a pensare a un qualsiasi ufficio pubblico italiano. Ora calcolate la percentuale di fancazzisti e sommatela a quella degli imbecilli. Se è vero che:
a. Un fancazzista impiega circa il 50% del tempo lavorativo a far altro. Su otto ore, parliamo di quattro ore impiegate a imboscarsi, attività che richiede passione e che comporta precise responsabilità: lasciare l’ufficio per andare a fare la spesa, prendere i bambini, due chiacchiere al bar, fotocopiare libri universitari, ecc…  Parliamo di attività che non possono di punto in bianco venire trascurate: ne consegue che se le ore lavorative sono flessibili, quelle di cazzeggio sono rigide. Riducendo da 8 a 6 il totale di ore disponibili, quindi, resteranno sempre quattro quelle dedicate ad “attività primarie extralavorative” mentre si ridurranno a due quelle di lavoro effettivo.
b. Per la legge dei grandi numeri, anche un imbecille nel lungo periodo fa la cosa giusta ma ricordatevi sempre che le cose giuste sono un’eccezione, le minchiate sono una costante: riducendo il tempo a disposizione, renderete più difficili le prime, mentre le seconde, per la fretta, potrebbero persino aumentare.
La riduzione degli orari di lavoro comporterebbe la necessità, per offrire la stessa teorica quantità di servizio pubblico, di nuove assunzioni: in un sistema basato sulle raccomandazioni, questo implica che se il numero di nuovi assunti validi cresce in progressione aritmetica, quello di fancazzisti ed imbecilli cresce in progressione geometrica.
Per chi, lavorando nella pubblica amministrazione, non è ne’ fancazzista, ne’ imbecille, ne’ raccomandato ne consegue che:
a. Avrà due ore in meno di tempo per rimediare alle minchiate dei suoi colleghi che, per effetto del nuovo sistema lavorativo, quadruplicheranno.
b. Per effetto delle nuove assunzioni assisterà alla crescita esponenziale di colleghi fancazzisti, imbecilli e raccomandati, cosa che alla lunga diventa snervante e demotivante, in un sistema non meritocratico, costringendo i volonterosi ad omologarsi al sistema.

2. Meno tempo per le relazioni extraconiugali:
Una volta la scusa più usata per tradire la moglie era quella di una riunione tirata per lunghe. Con sei ore lavorative,  non regge più: se arrivi a casa a mezzanotte e l’ufficio ha chiuso alle quattro, i conti non tornano. Viceversa, se il marito torna a casa alle quattro del pomeriggio, non si ha tempo per trombarsi l’idraulico. A questo aggiungete il fatto che ci sono migliaia di ragazzi che quando i genitori sono al lavoro approfittano della casa libera per fare sesso: provate a pensare a loro e a tutti i lavoratori dell’indotto che la loro attività comporta, dalle fabbriche di preservativi alle farmacie, passando per ginecologi, ostetriche, produttori di pannolini, latte in polvere o, nei casi meno fortunati, alle compagnie telefoniche fornitrici di servizi ADSL per connettersi su Youporn.

3. Abolizione delle pause pranzo:
In sei ore, le pause caffè, sigaretta e bagno e non potrebbero essere eliminate, andando ad incidere pesantemente sull’efficienza lavorativa. Per contro, le pause pranzo verrebbero drasticamente ridotte, con una conseguenza fondamentale: se avete una collega gnocca che volete invitare fuori, non potete iniziare dal più classico e innocente invito a pranzo, da “Peppino Osteria Pugliese”, che prende pure i ticket restaurant e fa menu a “prezzo fisso: 10 euro mangi e bevi a volontà”. Vi tocca portarla la sera in un locale dove con 150 euro vi danno si e no un antipasto vegano.

4.  Gli anziani perderebbero di utilità sociale:
Quando si diventa anziani sono due le funzioni sociali inderogabili: incazzarsi con i più giovani e fare al posto loro quello che non hanno tempo (o voglia) di fare. Dal canto loro, i giovani perdonano la prima funzione perchè la seconda costituisce un’utilità sociale fondamentale. Se scompare quest’ultima, perchè si ha tempo libero a disposizione, a cosa serve un anziano che rompe pure i maroni quando lo vai a trovare? A questo si aggiunga il fatto che più tempo libero hanno i giovani, più vanno in giro a far casino, a spender soldi, a far la bella vita e tutto quello che in genere fa incazzare il pensionato medio, che ha tutto il diritto di poter andare a far la spesa in settimana e non trovare la coda alla cassa.

5. Ridefinizione del ruolo dello studente e di quello del lavoratore:
“Beato te che studi invece di lavorare (e quindi non fai una mazza)”: questa frase è una di quelle che avrete sentito centinaia di volte se avete fatto l’università o pronunciato un milione di volte se siete andati a lavorare dopo la terza media. Ora provate a dire a uno studente che sta preparando un esame universitario che “non fa una mazza”, quando voi lavorate sei ore, uno stipendio e un posto fisso mentre lui probabilmente quando avrà finito si ritroverà a fare un part time mascherato da stage di otto ore (straordinari inclusi) a 200 euro al mese (pagati in ticket restaurant). Provate a dire che lui, che frequenta lezioni dalle 8 del mattino alle 4 del pomeriggio, fa la bella vita, quando voi andate al lavoro alle 8 e alle 14 timbrate il cartellino, giusto in tempo per godervi il pomeriggio. Se tutto va bene, vi stampa in faccia un vocabolario: di fatto, perdereste un buon luogo comune per iniziare una conversazione.

In buona sostanza, per questi cinque motivi, ritengo che l’idea di ridurre l’orario lavorativo sia inapplicabile: se non avete voglia di lavorare, invece di inventarvi queste minchiate, fate i giornalisti, che fate prima.

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